Prestavano soldi a strozzo a commercianti, in manette tre usurai a Pescara

18 Giugno 2013   11:40  

C'é chi con la crisi, anziché impoverirsi, scova un sistema per arricchirsi alle spalle altrui, ed é esattamente ciò che facevano a Pescara Gianfranco
Rossi, disoccupato 46enne di Lanciano, Vito Vacante, 43enne originario di Palermo e residente a San Vito Chietino, titolare di un'impresa di trasporti e Massimo Piccirilli, 44 anni di Santa Maria Imbaro, propriatario di una ditta di pannelli fotovoltaici, arrestati dai carabinieri del capoluogo adriatico con l'accusa di prestito ad usura continuato in corso e sottoposti a custodia cautelare ai domiciliari.

I tre, tutti incensurati, secondo quanto ricostruito dalle indagini, erano soliti prestare forti somme di denaro a commercianti e professionisti in difficoltà economiche, senza possibilità di accesso ad istituti di credito.

Dieci, sinora, le vittime accertate, tutte residenti tra le province di pescara e Chieti. L'operazione, condotta dal capitano Claudio Scarponi del Comando Provinciale dei Carabinieri, ha portato inoltre al sequestro di matrici e assegni per un valore di circa 200.000 euro, un libro con l'elenco dei debitori, materiale informatico e denaro contante per 3.000 euro, che si vanno ad aggiungere ai 77 assegni in bianco o postdatati, ai trenta conti correnti intestati e alle 13 cambiali sequestrati presso l'abitazione di uno dei presunti favoreggiatori del trio di usurai.

Questi ultimi sono quattro, F.R., 81 anni di Atessa, M.R. di 39 anni, anch'egli di Atessa, A.D.N. lancianese di 50 anni e F.P., 35 anni, originario di Atessa
e residente ad Altino (Chieti). Secondo l'accusa, essi avrebbero anche fatto da prestanome ai tre arrestati ed in talune occasioni si sarebbero occupati anche di recupero crediti.

Il sistema di prestiti, il cui tasso di interesse era in genere del 10 o del 15%, si basava su uno scambio di assegni: il creditore dava al debitore un assegno con la cifra richiesta, ricenendone a sua vola un altro post-datato e comprensivo di interesse.

Il giro di usura, che era arrivato ad aggirarsi sul milione di euro, é stato scoperto grazie ad un'attività di controllo di giri sospetti in un bar del centro cittadino, in cui si era verificato unodei primi casi di presunto prestito a strotto, poi accertato insieme agli altri tramite intercettazioni telefoniche.


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