Primo novembre a L'Aquila: i morti non hanno fretta

01 Novembre 2012   12:10  

Primo novembre, festa di tutti i santi a L'Aquila. Il cimitero monumentale si popola di vita, di tanti aquilani che vengono a trovare i loro morti. Loculi e cappelle si colorano di fiori profumati. 

Molti edifici funebri sono ancora inagibili a causa del terremoto del 2009. I soldi per intervenire sono stati da poco reperiti, e bisogna però ora effettuare ora la via criucis della burocrazia. Tanto i morti, a differenza dei vivi, non hanno fretta, scherza qualcuno.

In compenso quest'anno il Comune, a seguito delle ripetute sollecitazioni e proteste dei cittadini, è riuscito a realizzare un parcheggio a servizio dell’area cimiteriale su via Acquasanta, e ha provveduto al rifacimento delle pavimentazioni, alla sistemazione del verde.

Va anche detto che molti altri cimiteri, quelli delle frazioni del capoluogo, sono in un deplorevole stato di abbandono, e persino teatro delle scorribande dei ladri del rame.

Primo novembre, festa di tutti i santi a L'Aquila. Qualcuno ha messo fiori freschi davanti alla casa dello studente. A ricordare la morte di otto ragazzi e insieme a loro di tutti quelli che in una notte di primavera se sono andati via per sempre.

Qualche turista delle macerie, che ha deciso di visitare la città, approfittando del ponte dei morti, si sofferma in silenzio davanti alle foto ingiallite e appese sulle transenne che delimitano i ruderi di uno dei tanti palazzi crollati.

Crollati non solo a causa del terremoto, ma anche - le prime sentenze dei processi lo confermano -  per le gravi colpe di chi quei palazzi li ha costruiti, per la colpa di chi non ha fatto il suo dovere, di chi ha minimizzato il tremendo rischio incombente.

E una cosa colpisce, in questo primo novembre a L'Aquila: si incontra molta più gente al cimitero che nel centro storico terremotato, dove le erbacce cresciute rigogliose nella bella stagione vengono ora avvizzite dal freddo dell'inverno alle porte.

Una parte dei puntellamenti che dovrebbero mettere in sicurezza i palazzi - si è scoperto da poco - sono anche loro pericolanti, sono anche loro da restaurare.

La prossima settimana partiranno le gare per la manutenzione, e altri fondi  saranno bruciati per l'emergenza che non finisce, senza poter essere utilizzati per la ricostruzione.

Il centro storico intanto sembra un cimitero. Popolato dall'assenza, dai ricordi, dai rimorsi, che però, a differenza degli uomini, può sempre risorgere, e tornare a nuova vita.

Filippo Tronca 

 


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