Processo Concordia, ai Naufraghi Stesso Risarcimento che alla Moldava Cemortan. Scoppia la Protesta

07 Maggio 2016   10:45  

È esplosa la protesta sui risarcimenti ai naufraghi della nave Costa Concordia, in udienza davanti alla corte di appello di Firenze, da parte dei difensori di parte civile. «Alla signora moldava Domnica Cemortan, accompagnata dal comandante Schettino - ha detto uno dei legali, avvocato Alessandra Guarini di Biella del pool 'Giustizia per la Concordia' -, il tribunale di Grosseto attribuì nella sentenza di primo grado un risarcimento di 30.000 euro, uguale ai naufraghi che assistiamo nel processo e che hanno subito danni fisici e psicologici importanti. Oggi chiediamo a voi giudici di appello di rimediare a questo. Subiamo il disonore di una liquidazione forfettaria del danno uguale per tutti, 30.000 euro. È la stessa cifra risarcita sia a naufraghi che hanno subito danni fisici e psicologici sia alla signora Cemortan».

Anche altre parti civili intervenute oggi hanno sostenuto che il tribunale di Grosseto non avrebbe usato abbastanza «equità» nell'attribuire i risarcimenti ai naufraghi della Costa Concordia, avendo ripartito le somme risarcitorie in un modo che i legali hanno criticato paragonandole perfino ad un «gettone di presenza», come ha detto tra gli altri l'avvocato Annamaria Romeo di Latina. L'avvocato Guarini tra l'altro ha richiamato le responsabilità di Schettino, che «è inchiodato dalle carte del processo» ma la «sentenza di Grosseto - ha pure detto - ci ha consegnato una verità processuale che resta una verità parziale, quindi vorrei che la corte di appello ci regalasse l'altro pezzo di verità. Le responsabilità vanno viste tutte. Non ci piace un processo Schettino-centrico, anche altri ufficiali di bordo lasciarono la nave e, a terra, ci furono responsabilità da parte di dirigenti di Costa spa».

«Vanno riletti i patteggiamenti», ed «evitiamo che il processo rimanga incompleto», ha aggiunto. Un altro avvocato di parte civile, Cesare Bulgheroni, anche lui del pool 'Giustizia per la Concordià, è intervenuto richiamando «Schettino a fare un passo indietro e ad ammettere le sue responsabilità rispondendo a tre domande: perché decise di fare il passaggio ravvicinato spengendo i dispositivi anticollisione, perché ha atteso così tanto a dare l'allarme generale, perché non è tornato a bordo». Sottolineando poi che «Costa Crociere è responsabile molto più di quanto emerge dalla sentenza», e che la corte di appello «dovrebbe applicare risarcimento da danni punitivi». Prossima udienza il 9 maggio con altre parti civili tra cui i legali del Comune dell'Isola del Giglio e del Codacons.

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