Progetto Case sotto l'esame della Corte dei Conti UE: "Alloggi costati il 158% in più del dovuto"

Commissione Europea: "Le critiche della Corte sono infondate"

25 Febbraio 2013   11:48  

Il vero problema è che sono costati troppo, e nel mirino della Corte dei Conti europea finiscono gli alloggi del Progetto Case realizzati a L'Aquila dopo il terremoto del 2009.

In tanti, prima ancora si esprimesse la Corte dei Conti Europea, avevano detto e dimostrato che gli alloggi avevano un costo altizzomo. La Corte dei Conti dimostra che è così.

Gli appartamenti prefabbricati, secondo la realzione della Corte dei Conti Ue, sono costati il 158% per cento in più del dovuto. Ma per la Commissione Ue invece, non ci sono grossi problemi.

L’UE nel dopo terremoto ha fornito un contributo di mezzo miliardo di euro alle operazioni di emergenza intraprese dall’Italia in seguito al terremoto che ha colpito la regione Abruzzo ed il suo capoluogo, L’Aquila.

Gli alloggi del Progetto Case hanno ricevuto un finanziamento UE di 350 milioni di euro.

Quegli alloggi oggi alla Corte dei conti risultano troppo costosi e insufficienti al fabbisogno.

Stamane sono stati presentati i risultati di un audit alla Corte dei Conti europea.

Ed ecco alcune osservazioni presenti nella relazione: "Erano nuove case, e non alloggi permanenti". Questo di per sé non sarebbe grave, anzi è normale per la Corte, "perchè la ricostruzione sarebbe stata lunga".

La Corte però spiega come i fondi europei possono essere usati solo per l'emergenza e non per situazioni definitive. Occorre fra l'altro un chiarimento del concetto di "alloggio temporaneo". 

Il progetto, assicura la magistratura contabile, non ha risposto in modo rapido, perché 8 mila persone non sono riuscite ad entrare nelle nuove case prima dell'autunno. 

Va chiarito subito che la Corte non ravvisa reati.

"Non c'è nessun segnale di una possibile attività criminale in questo - chiarisce la magistratura contabile- Neanche l'Olaf l'ha riscontrata".  

Quello che la COrte dei Conti UE ravvisa è un uso sbagliato dei fondi, sulla base di dati insufficienti.

La Corte dunque attreaverso Ville Itälä, Membro della Corte responsabile della relazione spiega: "I registri delle autorità locali non erano adatti ai fini di una valutazione delle effettive necessità abitative delle persone sfollate. Per poter attuare il progetto CASE in modo sufficientemente veloce, si è dovuto perciò avviare le procedure di appalto prima che tali informazioni fossero disponibili. Le effettive necessità abitative sono state finalmente identificate sulla base di un censimento svolto all’inizio di agosto 2009, cioè quattro mesi dopo il sisma e più di due mesi dopo che i contratti per la costruzione degli alloggi CASE erano stati aggiudicati. Il censimento ha fornito informazioni attendibili sugli effettivi bisogni della popolazione, dato che esso forniva altresì informazioni sulle preferenze delle persone riguardo alle modalità di alloggio provvisorio , ed ha portato alla successiva costruzione di 19 edifici per appartamenti aggiuntivi ". 

Inoltre: "Poiché i dati relativi alla popolazione sfollata non erano disponibili in modo tempestivo, è stato solo in base al censimento dell’agosto 2009 che è apparso chiaro che i bisogni abitativi eccedevano il numero di appartamenti previsti, i quali hanno dovuto essere assegnati secondo criteri di priorità. I dati realtivi al numero di famiglie richiedenti alloggi provvisori ed al  numero di appartamenti costruiti tramite il progetto CASE disponibili, mostra come le richieste per un appartamento del progetto CASE non hanno potuto essere soddisfatte per 4 294 famiglie, ossia circa 8 800 persone. Sebbene il numero di edifici per appartamenti costruiti nell’ambito del progetto CASE fosse stato aumentato da 150 a 185, nell’aprile 2012 vi erano ancora 11.292 persone che ricevevano un contributo monetario alla locazione («contributo di autonoma sistemazione »), per un costo mensile di più di tre milioni di euro; altre 162 persone erano alloggiate in alberghi e 142 presso una caserma della Guardia di Finanza". 

Se per la Corte dei Conti Ue le case sono costate troppo ed erano insufficienti, la Commissione Ue spiega: "Il  Fondo sociale europeo non dovrebbe essere solitamente utilizzato per la ricostruzione a più lungo termine. Il progetto CASE, tuttavia, non rientra in questa categoria, hanno lo scopo di fornire un alloggio temporaneo alla popolazione in attesa che possa far ritorno a casa. Pertanto, il progetto CASE è conforme al regolamento."

Alla Commissione Ue, spetta di chiarire le norme su questo tipo di finanziamenti e prendere eventuali decisioni in seguito alla relazione della Corte dei Conti di Lussemburgo. "Pensiamo che le critiche della Corte -spiegano dalla Commissione- siano ampiamente infondate. Riflettono un'insufficiente valutazione delle sfide sul campo e aspettative irrealistiche riguardo alle autorita' italiane a fronte di un disastro rilevante, con 308 morti, oltre 1.500 feriti e circa 70 mila persone che necessitavano di riparo e assistenza".

Secondo la Commissione, "il progetto Case in queste circostanze particolari ha pienamente rispettato le condizioni e gli obiettivi delle norme per il Fondo sociale Ue, visto che ha risposto alle esigenze immediate di migliaia di persone che non avevano casa in seguito al terremoto".

La Corte invece punta il dito sui costi.

La Corte ha paragonato il costo degli edifici del progetto CASE ai costi  standard applicati in Italia sulla base di un manuale di riferimento comunemente utilizzato. Il numero di metri quadrati è stato così calcolato seguendo il metodo di calcolo utilizzato in tale manuale

"La base per calcolare il costo al metro quadrato era di 1960 m2 per edificio. Il costo relativo ad un singolo appartamento è stato di 1 648 euro al metro quadro di area abitabile, costo che includeva quello dei posti auto. Per l’edilizia a fini sociali, il manuale di riferimento stabilisce un prezzo base (comprendente i posti macchina25) di circa 1.153 euro al metro quadro, rispetto al quale gli edifici del progetto CASE sono stati, in media, del 43 % più cari. Tuttavia, per gli appartamenti prefabbricati, il costo standard riportato nel manuale era di circa 640 euro al metro quadro26 per edifici di 5 964 m2, rispetto al quale il prezzo al metro quadro degli edifici del progetto CASE è stato, in media, del 158 % più caro". 

E la Corte spiega anche come sono cresciuti i costi "Come conseguenza dei criteri di aggiudicazione e della ponderazione utilizzati per gli appalti, gli offerenti, per vincere, hanno incluso nelle proprie offerte più del contenuto standard, come ad esempio ventilazione meccanica controllata38, frangisole/oscuranti o materiali di finitura esclusivi. Questi dispositivi, che possono aver accresciuto il livello di comfort e possono aver contribuito a conseguire una migliore efficienza energetica, hanno fatto aumentare il costo al metro quadro degli appartamenti e hanno ridotto le risorse finanziarie disponibili per la costruzione di più appartamenti che alloggiassero più persone".  

In pratica "i criteri utilizzati erano più adatti a investimenti a lungo termine che alla specifica situazione emergenziale".

Inoltre il ricorso alla Trattativa privata ha fatto sì che "i prezzi per impiantiriscaldamento fossero più alti del necessario". 

Quindi "notevoli differenze sono state osservate anche per la costruzione dei vani ascensore, che, per alcuni edifici, sono costati il 100 % in più che per altri edifici. Il costo finale di alcuni edifici è aumentato di più del 13 % a causa di questi lavori ed il costo totale per la stessa tipologia di lavori aggiuntivi variava da meno di 128 000 euro a più di 280 000 euro per edificio, ossia dal 6 % a più del 13 % del costo originario dell’edificio. Così, l’edificio che, secondo il contratto originario, era di 34 500 euro più caro dell’edificio meno caro di tutti è divenuto più caro, per circa 189 000 euro, dopo i lavori aggiuntivi".  

Tutto chiaro? Non lo è per la Commissione Ue. 

Essa "ritiene che il progetto CASE abbia soddisfatto le condizioni e gli obiettivi del regolamento. Il progetto CASE ha risposto in modo flessibile e molto efficace, opportunamente adeguato alla situazione specifica di prima necessità di fornire un alloggio temporaneo a migliaia di persone. La Commissione ritiene che il termine "temporaneo" utilizzato dal regolamento debba essere applicato al fine di riflettere le circostanze specifiche di una determinata catastrofe. Di conseguenza, il termine  "temporaneo" indica "per il tempo necessario fino a quando la popolazione interessata può tornare nelle proprie case".

Nel caso de L’Aquila il fatto che questo periodo richiederà molti anni fa parte delle caratteristiche di questa drammatica circostanza. In occasione della prossima revisione del regolamento, la Commissione intende chiarire la formulazione di "alloggi temporanei" e affrontare la questione della generazione di reddito. Inoltre, secondo la Commissione, "dato che le spese dichiarate per gli altri interventi di emergenza hanno superato  di gran lunga l’importo degli aiuti, le constatazioni della Corte non avrebbero alcuna incidenza sul bilancio dell’UE". 

 


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