Quale futuro per i nostri parlamentari: "Arrivederci, Roma" o "Volare"

28 Gennaio 2013   07:50  

"Stiamo vivendo un tappa politica diversa e, nonostante qualcuno che storce il naso, un anno di elezioni è un fatto rilevante in tutte le democrazie".Partono da qui le riflessioni che Walter Ciccione affida ad un articolo pubblicato nel numero odierno di Tribuna Italiana, il settimanale edito a Buenos Aires. Articolo, in cui l'autore, tra amari bilanci e valutazioni future, ricorda che tutti i candidati all'estero - e nella fattispecie in America Latina - "si preparano al nostro 21 F (le schede votate dovranno pervenire agli uffici consolari entro le ore 16.00 del 21 febbraio 2013), alla corsa verso Roma". Qualcuno ce la farà, qualcun altro no.
"In genere la politica o, meglio, coloro che fanno il mestiere di politici oggi sono screditati di fronte alla pubblica opinione, ma le elezioni sono giustamente il momento in cui si attiva maggiormente l’interesse per la politica. È quando si definiscono i candidati, si fanno conoscere le proposte, votiamo chi ci rappresenterà in Parlamento, chi ci governerà, con quali limiti e con quali maggioranze.
Quindi si tratta di un evento importante anche per la nostra collettività che dovrà eleggere i propri rappresentanti al Parlamento italiano, un modo di entrare nel girone della campagna elettorale nel quale certamente vivremo settimane di passione e di dibattiti e di decisioni.
“TUTTI A CASA...”
Niente dura per sempre e la parola fine è stata definitivamente posta sull'esperienza dell'ultimo governo tecnico del Prof. Mario Monti, fatto che in sè stesso ha determinato la fine anticipata della Legislatura, esperienza diventata negli anni della Repubblica "un classico all’italiana". Con politici che sembrano affetti da T.O.C. (trastorno ossessivo compulsivo), cioè l’ansia di ricorrere alle urne.
Una conclusione che ha provocato, tra l’altro, il ritorno anticipato dei nostri parlamentari, coloro che rappresentano a Roma l’America Meridionale, in particolare, dell’Argentina.
Purtroppo grandi risultati non hanno ottenuto per cui, rientrano provando sentimenti contrastanti: conformità, frustrazione, tristezza e, certamente, un intimo desiderio di rivincita.
Purtroppo, al di là della fierezza per aver ricoperto una così importante responsabilità, un’esperienza certamente importante a livello personale e al di là delle buone intenzioni, non hanno potuto fare a meno di constatare che al massimo sono riusciti a promuovere iniziative, a presentare proposte, a chiedere informazioni. Hanno dovuto fare i conti con un parlamento bicamerale di un migliaio di componenti che rende molto difficile la conquista di risultati concreti in modo individuale, un’impresa che pochi tra i loro colleghi più esperti e navigati riescono a portare in porto. Quindi alcuni si sono quasi limitati a svolgere una missione testimoniale, cioè la scomoda sensazione di entrare in un supermercato, senza avere neanche un peso/euro, da spendere.
BILANCI...Ci lasciamo alle spalle un anno 2012 complesso, di crude realtà e anche se alla fine non si è verificato il cataclisma della natura sul quale allertavano le profezie Maya, la maggioranza dei Paesi ha vissuto un "annus horribilis", dal quale non è stata risparmiata la nostra cara Italia. Il Belpaese attraversa una grave crisi, una specie di "tempesta perfetta", che non è solo economica, ma anche culturale, sociale, politica e morale.
Un anno difficile che, come poche volte prima, ha lasciato l’amaro in bocca ai nostri connazionali in patria e con la prospettiva di un 2013 che potrebbe essere ancora più complicato. Uno scenario che ha molto in comune con l’Argentina, dato che anch’essa deve fare i conti con i suoi problemi: inflazione, criminalità, disoccupazione e corruzione.
Il 2012 è stato l’anno delle sforbiciate, i cui effetti abbiamo subito anche all’estero, con una ghigliottina - metaforica - più attiva di quella della Rivoluzione Francese. Tagli senza anestesia che hanno colpito i fondi per i consolati, per la diffusione della lingua e la cultura italiane all’estero, per l’assistenza sociale e sanitaria, colpendo smisuratamente le fasce più deboli, gli anziani e i bisognosi.
Un anno con un bilancio politico in rosso, con una legislatura macchiata da scandali e durante il quale, nonostante il recupero dell’immagine dell’Italia all’estero, che ha cambiato gli sgradevoli "Bunga bunga" per l’apprezzamento per l’alto profilo etico e professionale del premier Monti, i show di alcuni politici hanno sfregiato il volto deBel Paese nel mondo e quindi anche noi, che manteniamo sempre in alto la fierezza di italiani. Ma anche quando come oggi, sentiamo che è un pò svalutata, proviamo il convincimento che, come in altre occasioni nel passato, con sacrificio e creatività, perseveranza e ottimismo, l’Italia riuscirà a ripartire, a riprendere la sua strada di crescita e a far vedere al mondo il suo volto migliore.
Intanto però deve fare i conti con la realtà. La classe politica ha dimostrato scarso coraggio, miopia geopolitica e strategica continuando ad ignorare l’enorme risorsa costituita dagli italiani all’estero. Non bastano gli slogan che ogni tanto vengono lanciati, come quello di considerarci "ambasciatori dell’Italia nel mondo"; belle parole, ma vuote di contenuto. Sembra evidente che c’è una disattenzione cronica verso gli italiani all’estero. I partiti, vecchi e nuovi ci scordano o neanche ci conoscono.
In questo periodo di crisi, l’Italia ha bisogno di noi e siamo pronti a collaborare, ragion per cui risulta inspiegabile che continuino ad ignorare l’importanza che, nel nostro caso, l’America latina - che conosciamo bene - ha per il futuro. Un continente ricco di opportunità che offre le migliori condizioni di fattibilità del pianeta, acqua, alimenti, energia e risorse umane capaci. Approfondire la sua integrazione con l’Italia, partner naturale della regione per radici storiche, flussi migratori, comunanza di valori e affinità culturali, sembra nella logica delle cose, ma ancora è di là da venire.
LA CAMPAGNA ELETTORALE VERSO IL VOTO
"Cuando calienta el sol…" nelle spiagge latinoamericane, come cantava la canzone, gli italoargentini provano a cantare slogan da stadio come: "Votare, oh, oh. Sognare, oh oh oh". Infatti, il relax e il dolce far niente ai quali teoricamente invitano le vacanze estive sembrano appropriati nonostante lo scarso tempo a disposizione, per l'ozio creativo, per riflettere, per ricaricare le pile e per decidere.
Cresce la voglia di rivincita e l’occasione è vicina. Si è messa in moto la macchina elettorale e sta per partire, dopo i giorni di fermento politico trascorsi alla caccia "all'uomo chiave" da inserire in lista.Ora i candidati si preparano al nostro 21 F (le schede votate dovranno pervenire agli uffici consolari entro le ore 16.00 del 21 febbraio 2013), alla corsa verso Roma.
Ricardo Merlo a capo del MAIE (Movimiento Asociativo Italiani all’estero) ormai esperto del Parlamento italiano, con un movimento maggiormente strutturato, occupa la "pole position". Giuseppe Angeli, il veterano dirigente, che attraverso i suoi slogan offre esperienza, lavoro, impegno e tenacia, è a capo della lista del PDL. Fabio Porta del PD in Brasile assapora la sua possibile riconferma al Parlamento. Esteban Caselli, in questa occasione lontano da Berlusconi torna a presentarsi candidato al Senado con gli "Italiani per la libertá". Eugenio Sangregorio, presidente dell’USEI, si presenta convinto che questa volta - la terza per lui - sarà la volta buona. Loro e tanti altri sognano di occupare "quell’oscuro oggetto di desiderio" che è uno scranno nel parlamento italiano.
Tutti i candidati hanno un nemico comune che è il fantasma dei brogli, perchè il sistema elettorale di voto per corrispondenza non è cambiato, nonostante interrogazioni, proposte, mozioni e quant’altro. Alla fine niente, si vota come prima, per corrispondenza, per cui i brogli sono ancora possibili.
ARRIVEDERCI, ROMA? Come ho detto all’inizio, alla vigilia delle feste natalizie i nostri parlamentari sono rientrati a casa, ma prima immagino che, come preludio di future nostalgie, avranno fatto le ultime passeggiate nella Città eterna e di fronte alla Fontana di Trevi, certamente frutto di un intimo desiderio, avranno ricordato la classica canzone... "Ce sta 'na leggenda romana legata a 'sta vecchia fontana, per cui se ce butti un soldino costringi il destino a fatte torná...".
E poi, recandosi a Fiumicino, avranno cantato per loro, un’altro dei versi di "Arrivederci, Roma", good bye, adios, au revoir, hasta la vista! Un arrivederci che esprime il desiderio di ritornare presto. Per alcuni è probabile che il sogno si avveri. Gli altri dovranno rassegnarsi a cantare "Volare": …penso che un sogno cosi, non ritorni mai piú...".

Walter Ciccione


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