Quando De Fanis non voleva regole sui fondi alla cultura. ''Noi politici non contiamo un c..''

Con la delibera del 27 giugno 213 l’ufficio di presidenza del consiglio regionale abruzzese ha stabilito che i contributi regionali possono essere erogati solo tramite un bando di evidenza pubblica, dai dirigenti quindi e non da politici.

Una modifica che proprio non andava giù a Luigi De Fanis, l'ex-assessore agli arresti domiciliari con l'accusa di aver percepito mazzette e utilizzato a fini personali i già scarsi fondi destinati alla cultura.

Infatti il presunto malaffare messo in atto dall'assessore presupponeva una pressoché totale discrezionalità nell'utilizzo dei fondi. O come scrivono i magistrati per perpetrare gestione «clientelare dei contributi regionali, l'ex assessore si è arrogato il potere di valutazione, decisione ed erogazione del contributo per perseguire il suo tornaconto economico e politico.

Emblematiche dunque le telefonate di De Fanis per cercare di impedire l'approvazione delle nuove regole. E per l'amentarsi dell'avvenuta approvazione. 

Dove l'ex assessore arriva a rivendicare il primato della politica e arriva dire ''Noi politici non contiamo più un caxxo questa è la verità.. poi tra l’altro questi dirigenti, funzionari, non ti mettono le firme! Hai capito il problema? Cioè questi non firmano, capisci? No perché questi non si vogliono prendere responsabilità''.

Si sfoga ad esempio con il direttore delle risorse umane Gianluca Caruso:

''Io non so chi è quell'incompetente che ha fatto sta delibera, ma qua si dice che tutto ciò che è fatto precedentemente è una violazione''.

Al dirigente Paolo Antonetti De Fanis tuona:

''Evitiamo evitiamo...pure la delibera allora''.

Chiama poi dopo l'adozione della delibera il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano ed esordisce con un eloquente:

''Eh, Naza, ma che cazzo avete combinato?''.

Pagano diplomaticamente risponde:

''Mannaggia la miseria, ma leggere quel messaggino, ma veramente credimi mi è dispiaciuto assai''.