Ragazzini costretti a rubare nelle case a Pescara, la legge non può punirli

Si tratta spesso di ragazzi rom residenti fuori regione

16 Giugno 2015   10:10  

Storie tristi, decisamente mortificanti se si pensa alla giovanissima età di coloro che sono costretti ad esserne protagonisti, quelle che compongono un fenomeno nel cui tenttivo di contrasto le forze dell'ordine accusano non poche difficoltà.

D'estate, è cosa nota, si intensifica notevolmente il fenomeno dei furti nelle case, complici le ferie: non è infrequente, in tale contesto, che gli autori di tali raid siano ragazzi minorenni, costretti a rubare in virtù del fatto che la loro età li rende non punibili dalla legge.

Questi ragazzini, sia maschi che femmine (a volte, a quanto risulterebbe, anche incinte), pressoché privati della loro prima adolescenza, nella maggior parte dei casi sono di etnia rom e residenti in campi nomadi di fuori regione, soprattutto in Lazio e Campania, che giungono in Abruzzo in autobus o in macchina, a volte soli a volte accompagnati da parenti.

A loro viene quindi affidato il compito di intrufolarsi nelle case e fare man bassa di denaro e preziosi, anche perché qualora dovessero essere colti in flagrante dalle forze dell'ordine possono dichiarare di avere 14 anni, e dunque non poter essere puniti. Al massimo, possono essere affidati ai servizi sociali e spediti in case famiglie, dove vengono a galla le loro vicende fatte di povertà, miseria, sopravvivenza ai limiti.

Nel 2014, solo in sei tra ragazzi e ragaze sono stati colti sul fatto mentre rubavano all'interno di case nel Pescarese. Un numero chiaramente irrisorio, comunque al netto delle difficoltà nel cogliere in flagranza un ladro d'appartamento e, nel caso di un ragazzino 14enne, imputargli tale reato.


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