Recinzioni contro incursione di cinghiali nel Parco del Gran Sasso, protesta il Cospa

16 Novembre 2013   11:18  

Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo, associazione a tutela degli allevatori e agricoltori, protesta contro il Parco Gran Sasso Monti della Laga per le recinzioni nei campi poste a tutela delle incursioni dei cinghiali. "Nella riunione che si e' tenuta a Castel del Monte, indetta dagli amministratori locali e l'agronomo del Parco Guido Morini - afferma Rossi in una nota - si e' discusso per una probabile recinzione di alcuni terreni nella piana di san Marco appartenenti a due allevatori, per una superficie di 50 ettari di terreno. Una recinzione con rete e pali di legno, per un perimetro di quasi 4 chilometri, al fine di limitare i danni solamente ai due, in quanto risulterebbero i piu' danneggiati. La mia reazione - dice Rossi - e' stata quasi violenta, per la scelta scellerata da parte dei due allevatori per questa idea egoistica, ma anche nei confronti del parco che invece di risolvere il problema alla radice, con metodi consentiti dalla legge, aggrava i problemi agli altri agricoltori con le recinzioni, in quanto i cinghiali si concentrano nei campi limitrofi e fuori l'area protetta gia' fortemente compromessa dalle scorribande di questi animali. Gia' in passato - ricorda il presidente del Cospa - sono state recintate intere aree al fine di limitare i danni all'interno del parco ma il risultato e' stato che i cinghiali si sono riversati fuori l'area protetta facendo migliaia di euro di danni agli agricoltori fuori parco, agricoltori che vengono ripagati dalla Provincia in maniera nettamente inferiore agli agricoltori ricadenti nella zona protetta. Ancora oggi si seguita a fare delle scelte errate a discapito di chi effettivamente lavora. E' ora di finirla di dare i contentini agli amici degli amici - accusa Rossi - gli agricoltori fuori parco sono stufi di alimentare e sfamare gli animali dell'ente parco, visto che hanno i loro animali nelle stalle da accudire. E' ora che il parco faccia il proprio lavoro, per il quale vengono pagati dalla societa', visto che l'ente costa allo stato la bellezza di 10 milioni di euro per la normale amministrazione, senza calcolare i danni all'agricoltura, alla flora e alla fauna selvatica", conclude Dino Rossi.


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