Riccardo Urbano: la magia dell’Abruzzo

31 Gennaio 2014   11:29  

Riccardo Urbano nasce (1942) e vive a Pescara, nel 1968 si trasferisce a Lanciano e nel 1977 si laurea in architettura.

L’interesse per la natura si è manifestato presto in lui che, sin da bambino, è affascinato dalle marine selvagge, dove le onde s’infrangono fragorosamente contro gli scogli, soprattutto dal tratto compreso tra il Riccio di Ortona ed il Lido di Vasto, caratterizzato da un'alternanza di cale, calette, coi caratteristici trabocchi: costruzioni di legno, silenziose e suggestive che si protendono sul mare.

Già all’età di otto anni, con uno zio presidente del C..A. I. di Penne, frequenta l’ambiente montano di Rigopiano (PE) che lo affascina coi suoi boschi, torrenti, pascoli, dirupi, le cui capacità suggestive lo portano in seguito ad iscriversi ai boy-scout (Squadriglia Sparvieri - chiesa del Sacro Cuore, Pescara) e compiere le prime escursioni nel Parco Nazionale d’Abruzzo “conquistando” Forca Resuni , oppure a “Piana delle Mele” (CH) quando lì c’erano ancora gli scoiattoli che ti saltavano sulle mani per rosicchiare i bruscoli.

Andare sulla “Majella Madre” ammirandone gli aspetti storici, floristici, faunistici, geologici, cromatici, respirare l'aria fresca e pulita dell’alba, del tramonto è per Riccardo l’esperienza tra le più appaganti e questo ambiente arcadico lo pervade di intima serenità. Camminare sulla Majella significa per lui vivere forti emozioni, recuperando ciò che ogni giorno il vivere in città distrugge, come la visione di un’alba contemplata da Cima Murelle dopo aver trascorso la notte nel rifugio del Martellese, oppure a primavera incantarsi davanti alla “Cascata delle fragole grosse” (Pennapiedimonte), o all’alba avviarsi dal Block Haus per “conquistare” il Monte Amaro”, appagandosi con lo spettacolo eccezionale di Monte Acquaviva, Monte Rotondo e Monte Pesco Falcone, oppure risalire la Valle dell’Orfento per raggiungere l’appartato eremo di sant’Onofrio e la cascata della Sfischia.

Grande suggestione suscitano in lui le bellezze dei nostri monti, dei nostri eccezionali parchi, balze, forre e strapiombi, respirarne profondamente l’aria, guadarne i vorticosi ruscelli, percorrerne i sentieri attraversando secolari e maestose faggete e riprendere fiato su una cima ammirando la vallata in fondo, dove i paesi e le casette sparse nel verde sembrano un gigantesco presepe. E da lassù ammirare il falco e l’aquila che volteggiano nell’azzurro infinito, osservare l’acqua che fluisce tumultuosa nel torrente, ascoltare il suono del vento, guardare la goccia d’acqua che disseta un fiore, le foglie dorate che in autunno formano un soffice tappeto.

Nella sua vita Riccardo Urbano ha esercitato la professione di docente ed è poi divenuto Preside. Lasciata la scuola si è dedicato alla libera professione di architetto, intervenendo anche sul ripristino-restauro del complesso di San Francesco, progettando il Piano Particolareggiato del Centro storico di Lanciano, ed altro, dedicandosi nel contempo allo studio dell’arte e dell’architettura in Abruzzo, pubblicando lavori di grande validità tra i quali: Nicola da Guardiagrele e la sua croce lancianese;

Lanciano: centro storico

L'architettura cistercense in Santa Maria Maggiore . Nicola da Guardiagrele e il suo tempo (con intervento di Sgarbi) , Maja la selvaggia…camminando sulla Majella, Santa Maria Maggiore (Lanciano), "sacro sigillo" di Federico II, Abruzzo: colori…atmosfere…emozioni. Numerosi inoltre gli articoli riguardanti l’Abruzzo tra i quali: Un artigianato scomparso: i vasai di Lanzan, Federico Spoltore :Un artista lancianese famoso nel mondo,

Urbano ha pubblicato inoltre queste interessanti opere:

 

Abruzzo. Colori... atmosfere... emozioni (Ed. Tabula- Lanciano)

Camminando sulla Majella. Sentieri e magie di colori (in stampa)

 

In questi lavori l’autore compie le sue considerazioni: la natura, quando non è invasa da una massiccia presenza umana, aggressiva e distruttrice, è il luogo dove ancora è possibile avere con essa l’originale rapporto e quanto la caratterizza ci consente di cogliere quell’armonia che ci dona serenità ed appagamento.

Questa divulgazione vuole essere una testimonianza di ammirazione ed entusiasmo per il nostro territorio, un omaggio alle bellezze nascoste d’Abruzzo, fotografate nelle quattro stagioni e dunque un’opera che vuole comunicare con immagini, più di ogni altra cosa.

Desiderio precipuo dell’autore è, in sostanza, mostrare a chi ha rispetto per la natura, alcuni tra i luoghi più solitari e suggestivi della “nostra” stupenda regione dove devono essere salvaguardate, non solo le bellezze naturali, ma anche quelle degli eremi, dei monasteri e dei borghi.

Recensione a cura di Elisabetta Mancinelli 


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Riccardo Urbano
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