Ricostruzione, Cialente riconsegna il tricolore: "Dell'Aquila non frega niente a nessuno"

Da ottobre zero risorse "Nessuno capisce la situazione"

06 Maggio 2013   13:44  

"Testualmente vi dico che dell'Aquila non frega niente a nessuno", così il sindaco Massimo Cialente torna a spiegare alla stampa un nuovo gesto eclatante per dire che la città non ce la fa più.

Oggi riconsegna la fascia da Sindaco e toglierà i tricolori da scuole e uffici, perché lo Stato ha abbandonato L'Aquila. Dopo l'incontro romano con Catricalà nulla di concreto è avvenuto, e oltre 200o pratiche pronte per la ricostruzione restano al palo.

Il sindaco, con il sostegno dell'intera giunta ha scritto oggi una lettera accorata al presidente della Repubblica e al presidente del consiglio Enrico Letta e ai principali ministri

Il sindaco con rabbia spiega che oramai per lo Stato L'Aquila non è più un'emergenza, e invece deve esserlo con 40 mila persone ancora sfollate. Nessuno qui capisce la situazione, - dice il sindaco- non la capisce il prefetto né il questore. E la gente è esasperata

Cialente attacca la burocrazia romana, quella dei tempi lunghi. Non possiamo aspettare i loro tempi. E se entro 15 giorni non arrivano i soldi promessi – annuncia- mene ne vado, che vengano loro a governare la città, il presidente della repubblica, il premier, il sottosegretario. Se il Governo ha deciso di mollarci che ce lo dicano. Intanto oggi il tricolore viene rimosso.

Barbara Bologna
montaggio di Marialaura Carducci

 

QUI L'INTERVISTA INTEGRALE AL SINDACO MASSIMO CIALENTE

 

 

Alcuni stralci della lettera a Napolitano:
"Ci e' sempre stato detto - ricorda il primo cittadino - che avremmo potuto contare, come comune dell'Aquila, sui 985 milioni di euro della delibera Cipe n.135 del dicembre 2012. Questi soldi di cui solo una parte di cassa, ad oggi, 6 maggio 2013, ancora non arrivano. Come Sindaco, mi sento umiliato; umiliato nel dover telefonare a funzionari vari, dovendo ogni volta spiegare l'emergenza aquilana, la necessita' di ricevere i finanziamenti. Mi sento umiliato di ricevere la risposta: 'Abbiamo bisogno dei nostri tempi'. Umiliato - prosegue - nel dover spiegare che affinche' L'Aquila non muoia c'e' immediatamente bisogno di un decreto che con un meccanismo di cassa depositi e prestiti, finanzi un altro miliardo per rispettare il nostro cronoprogramma. Io, Noi, non ce la facciamo piu'. Non so piu' come spiegare che in questi mesi, gli unici nei quali a L'Aquila si puo' lavorare nell'edilizia prima che torni il gelo del nostro inverno, migliaia di cantieri non possono partire. Stiamo perdendo un altro anno. La rabbia e' tanta. Nuovamente ieri ho subito un aggressione, dapprima verbale e poi fisica, da parte di un gruppo di giovani disoccupati e senza casa. Fortunatamente sono stato difeso da altri cittadini. Lo Stato ci costringe a riconoscerci solo nella bandiera della Citta' nero verde, colori che nel 1703 sostituirono il bianco ed il rosso. Dopo il terremoto del 1703 gli aquilani scelsero il nero del lutto ed il verde della speranza. Oggi, se dovesse continuare cosi', ci si costringera' a togliere anche il verde. Da oggi - concluede il sindaco - non indossero' piu' la fascia tricolore ed ammainero' il tricolore da tutti gli edifici pubblici comunali". La lettera del sindaco e' stata inviata anche al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'Economia, al Ministro per la Coesione Territoriale, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro per Beni Culturali, al Ministro dell'Interno, al Presidente della Corte dei Conti, al Direttore Generale del Mise e al Direttore Generale del Mef.


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