Ricostruzione: accesso facilitato per staff politici, "concorsone" rischia illegittimità

09 Agosto 2012   23:30  

Rischia l'illegittimità il concorso che si sta predisponendo in questi giorni per l'assunzione di duecento persone da impiegare nei vari uffici della ricostruzione. Il bando, infatti, in base all'accordo raggiunto tra il Comune dell'Aquila, il Formez e il Ministero per la Coesione, dovrebbe prevedere l'accesso facilitato al concorso per i Co.co.co e i componenti degli staff politici assunti per chiamata diretta, oltre che, naturalmente, per i precari assunti a tempo determinato con procedure concorsuali.

E' sui primi, però, che si concentrano le maggiori polemiche. Il consigliere comunale Fabio Cortelli ieri ha ricordato come "sarebbe molto grave mettere sullo stesso livello persone che hanno già affrontato una selezione pubblica per titoli ed esami e persone che invece sono state assunte a chiamata diretta". Quest'ultimo è il caso, ad esempio, di tutti i collaboratori personali del sindaco e degli assessori.

L'assessore al Personale Betti Leone (Sel), spiegando come ad un dipendente assunto per chiamata diretta basterà la certificazione del dirigente per dimostrare che si è occupato di ricostruzione e quindi saltare le preselezioni, ritiene che comunque prevarrà la meritocrazia, essendoci "alla fine, comunque un esame dove ciascuno si testerà".

Ma ad insidiare la legittimità del bando, la cui bozza sarà pronta entro ferragosto, spunta una sentenza del Consiglio di Stato, la numero 5080 del 2009 (leggila), nella quale i giudici amministrativi hanno ribadito come "l’ordinamento giuridico, alla luce delle coordinate costituzionali, mostra un chiaro favor per l’accesso concorsuale esterno e il concorso con una quota riservata costituisce una procedura unitaria ispirata al canone della par condicio" e che "solo al momento di attribuzione in concreto dei posti messi a concorso ai soggetti che hanno superato le prove previste, e quindi, in sede di  redazione della graduatoria finale dei vincitori, viene in gioco l’appartenenza alla pubblica amministrazione che ha bandito il concorso come causa di precedenza - nei limiti dei posti riservati - rispetto ad altri concorrenti ancorché meglio collocati in graduatoria".

Tradotto: gli interni possono solo in ultima fase giocare la carta dell'esperienza maturata, cioè possono avere riconosciuto un vantaggio, a parità di merito, solo al momento dell'attribuzione dei posti. Senza esimersi dalle preselezioni.

Il Consiglio di Stato, nella sentenza con la quale ha confermato l'accoglimento del ricorso di un partecipante ad un concorso pubblico, scrive anche che "applicando un meccanismo di riserva 'intermedio' a favore dei candidati interni, i candidati interni verrebbero d'altronde a disporre, in modo illogico e non autorizzato dalla disciplina, non già di una quota di posti da assegnare a seguito della graduatoria degli utilmente collocati bensì di una quota di posti riservati 'fin dall’origine'”.

(MS)


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