Ricostruzione ad andamento lento, "Jemo 'nnanzi" e la maglietta "Papa France'"

05 Aprile 2014   10:25  

Cantieri a macchia di leopardo, quasi tutti relativi a palazzi storici, gentilizi e chiese comunque sottoposti a vincoli, puntellamenti a iosa - per centinaia di migliaia di euro - che sembrano sorreggere fortezze. Qua e la' qualche stabile "incartato" per evitare che le polveri delle demolizioni si disperdano nell'ambiente. E poi, girando, caterve di calcinacci, case sbriciolate e ancora transenne e divieti che delimitano le cosiddette 'zone rosse', quelle rimaste inaccessibili. A nessuno, perche' il rischio crollo ancora c'e'. A cinque anni dal sisma del sei aprile 2009 (magnitudo 6.3) il centro storico dell'Aquila e' interessato da interventi che non superano il 20% della ricostruzione.

Le ferite inferte dal terremoto delle 3 e 32 a case, monumenti, edifici pubblici e privati ma anche ad attivita' produttive, sono ancora evidenti. Se nel centro storico, stando a fonti dell'Ance i cantieri attivi sono circa 200, va meglio nelle periferie dove se ne contano almeno 1.500. Ma l'andamento continua ad essere lento. Domani, per ricordare le 309 vittime, a L'Aquila sara' lutto cittadino. In serata si ripetera' la mesta Fiaccolata della Memoria che da via XX Settembre, dopo una sosta davanti alla Casa dello Studente sotto le cui macerie morirono otto giovani, raggiungera' piazza Duomo. E' qui, intorno a mezzanotte e trenta, che saranno ricordati uno per uno, i nomi di tutte le vittime. Poi, alle 3.32, iniziera' la serie dei 309 rintocchi che, con il linguaggio della campana della chiesa del Suffragio, scandiranno nel silenzio assoluto il ricordo dei morti. "Lo stato e' vicino a L'Aquila e non l'abbandona", aveva detto mercoledi' il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti intervenuto all'inaugurazione del Salone della Ricostruzione. E prima di lui il ministro per i Beni culturali, in una sua visita in citta', aveva assicurato che il centro storico sarebbe stato recuperato interamente nell'arco di cinque anni. E, intanto, il sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini, che dal premier Renzi ha avuto la delega alla Ricostruzione, ha assicurato il suo impegno affinche' venga reperito un miliardo l'anno, fino al 2020, per portare a termine tutti gli interventi edilizi, in citta' come nei 56 Comuni del cosiddetto 'cratere sismico' dove l'ufficio speciale ha finanziato, per ora, 27 progetti esecutivi per 1 miliardo e 800 milioni.

Ammontano, invece, a circa 13 miliardi i fondi impiegati nella ricostruzione dal 2009 ad oggi. Nei progetti Case, divenuti ormai fatiscenti perche' privi della benche' minima manutenzione, vivono ancora 11.670 persone mentre sono 2.461 quelli che dimorano nei Map (moduli abitativi ad uso provvisorio) e 189 negli appartamenti del fondo immobiliare. Infine, a percepire il contributo di autonoma sistemazione sono in 4.540. I dati sono aggiornati al 3 aprile. Ma come si vive a L'Aquila a distanza di 5 anni dal sisma?. Un sondaggio fatto realizzare dal Comune evidenzia che il 78% della popolazione ha detto che si vive male, il 63% che la situazione e' peggiorata rispetto a un anno fa, e solo il 37% si e' detto fiducioso che le cose migliorino il prossimo anno. Perche' la gente sta male?. Il sindaco Massimo Cialente lo ha spiegato ieri intervenendo a "Prima di tutto", Radio 1: "Sta male - ha risposto - fin quando manchera' il centro storico, il cuore della citta', un luogo identificativo per una comunita'. Quindi - ha osservato - e' chiaro che manca l'identita' delle persone, che si crea solo nei luoghi condivisi, collettivi, in cui ognuno di noi ha un ruolo sociale". E per il quinto anniversario del sisma nell'Udienza generale di mercoledi' scorso ci sono state anche le parole di conforto del Papa. "Mi unisco alla preghiera per le numerose vittime e affido alla protezione della Madonna di Roio (santuario aquilano, ndr) quanti ancora vivono nel disagio". E ai terremotati che assiepavano piazza San Pietro Bergoglio, alla fine, ha regalato una citazione in dialetto aquilano: "Jemo 'nnanzi", che significa 'andiamo avanti'. In citta' e' nato da tempo un gruppo denominato con la stessa dizione che vuole essere parte attiva della rinascita del territorio affinche' L'Aquila torni a volare. Ed e' con questo auspicio che il Sommo Pontefice ha pronunciato quella frase ricevendo, poi, in dono dall'associazione una maglietta nera e verde - i colori del capoluogo - con alle spalle la scritta Papa France'.


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