Rincari Imu su capannoni e locali commerciali: la Cna protesta fuori dai Comuni

01 Ottobre 2013   13:43  

“Per non morire di Imu” è il nome della protesta organizzata dalla Cna la confederazione artigiana regionale, che si è tenuta oggi nelle maggiori città abruzzesi: a Pescara, L’Aquila, Chieti, Teramo, Montesilvano, Spoltore, Penne, Ortona, Vasto, Lanciano, San Salvo, Avezzano, Sulmona, Giulianova e Roseto.

Il fine della protesta è far capire quanto elevata ed ingiusta sia l’imposizione fiscale a carico delle imprese, e quali i rischi per i conti delle piccole imprese:

«Nulla impedisce ai Comuni abruzzesi - spiega a L'aquila il segretario Cna Agostino Del Re - di alleggerire l’Imu sugli immobili destinati ad attività produttive, che sono poi capannoni artigianali, negozi, depositi, per i quali chiediamo di applicare in modo generalizzato l’aliquota più bassa, il 4,60 per mille» avverte la Cna, secondo cui «dalle tasche delle imprese italiane, nel 2012, sono stati sborsati ben 9,3 miliardi di euro. Ovvero una cifra superiore del 39% all’aliquota applicata, fino all’anno precedente, con la vecchia tassa, l’Ici».

Al danno si unisce, denuncia poi la Cna, ora anche la beffa: perché l’imposta municipale sui capannoni utilizzati dalle imprese è diventata più salata (visto l’aumento automatico da 60 a 65 del moltiplicatore applicato alle rendite catastali), generando una crescita dell’8,3% del gettito Imu sulle imprese, che tradotto in cifre vuol dire quasi 500 milioni di euro di maggiori tasse per le aziende italiane.

Perchè è forte il timore che i Comuni, privati della quota derivante dall’Imu sulla prima casa intendano far cassa sulle imprese.

Ma anche perché, dal testo del decreto varato dal Governo per l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, sono sparite alcune norme – come la deducibilità fiscale del 50% dell’imposta Imu pagata per le attività produttive – che ne avrebbero in parte attenuato l’effetto sui bilanci delle imprese.

Un impatto micidiale, dunque, quella che si prospetta, dice la confederazione.

Se è vero che il passaggio dalla vecchia tassazione (Ici) alla nuova (Imu) ha fatto delle imprese le più tartassate tra i contribuenti italiani, con una aliquota media nazionale, applicata dagli enti locali agli immobili destinati ad attività produttive, del 9,4 per mille, a fronte di un valore base del 7,6 per mille.

E se è vero, oltretutto, secondo una ricerca realizzata dal Centro studi nazionale della Cna, che l’incremento percentuale tra i due sistemi di tassazione – con la sola eccezione dell’Aquilano, attestato al +77,52% di aumento Imu/Ici – ha generato crescite tutte largamente superiori al 100%. Dal “minimo” teramano (+101,07%) al massimo del Chietino (+121,09%), passando per la provincia pescarese (+112,05%).

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore