Rubata reliquia Wojtyla, al vaglio tabulati

Verifiche su telefonate agganciate in zona

29 Gennaio 2014   07:17  

Indagini serrate con grande spiegamento di forze per la reliquia con il sangue di Giovanni Paolo II, rubata tre notti fa insieme ad una croce nella chiesa di San Pietro della Ienca (L'Aquila), alle falde del Gran Sasso. Tra le varie verifiche che i carabinieri stanno facendo c'è anche quella del controllo delle telefonate agganciate nelle celle della zona prima e dopo il furto messo a segno probabilmente nella notte tra sabato e domenica. Il maltempo impedisce ancora di tornare a setacciare sul campo la zona. Stamani si è svolto il primo summit tra il pm David Mancini, titolare dell'inchiesta aperta contro ignoti, e il comandante provinciale dei carabinieri dell'Aquila, Savino Guarino, che sta guidando le indagini. Durante l'incontro è stato fatto il punto della situazione. Secondo quanto si è appreso tutte le ipotesi sono sul tappeto anche se la pista del furto sacrilego su commissione resta la più accreditata, mentre quella satanica perde sempre più quota. I carabinieri stanno aspettando il miglioramento delle condizioni meteo per riprendere la battuta, portata avanti da oltre 50 militari dell'arma, intorno alla chiesetta cominciata ieri mattina e interrotta ieri pomeriggio per il maltempo. È la riprova che i carabinieri sono convinti che i ladri possano essersi disfatti del prezioso oggetto sacro. Sempre oggi, i Carabinieri dell'Aquila hanno ascoltato come testimoni tre persone.


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