SOX, Licheri-Ciccantelli (SI) : “Non siamo primitivi. Rispetto per le comunità in lotta per l’acqua”

30 Novembre 2017   10:36  

In seguito al servizio della trasmissione “Le Iene” sull’esperimento SOX e i rischi per il bacino acquifero del Gran Sasso il dibattito pubblico sul tema più generale della messa in sicurezza ha preso una piega e assunto caratteristiche che non condividiamo e che intendiamo stigmatizzare con forza. 
Scienziati contro allarmisti, modernità contro medioevo, ricercatori contro ambientalisti. E’ una semplificazione che fa buon gioco a chi intende operare una progressiva e silenziosa rimozione della questione principale che non si limita al tanto citato esperimento ma che interessa oltre 700.000 utenti che si dissetano ogni giorno tramite l’acqua del “gigante che dorme”. E infatti la battaglia (o sarebbe meglio dire la guerra) è iniziata quantomeno dal 2001 ovvero dal primo caso di inquinamento della falda denunciato dal WWF e che riguardava il trimetilbenzene, dura da tanti anni e ha visto portare a casa una vittoria decisamente importante come quella contro la realizzazione della terza canna dell’autostrada. 

E sono ovviamente ancora sotto i nostri occhi le situazioni di disagio e panico generale che si sono scatenate pochi mesi fa, a maggio 2017, quando l’acqua fu dichiarata non potabile con procedure d’informazione e trasparenza deboli e inadeguate e si verificò l’assalto ai supermercati. Nei giorni delle emergenze e del senso comune non abbiamo letto, come avvenuto in queste ultime ore, fiumi di inchiostro o fior fior di riviste scientifiche difendere l’attuale situazione che, aldilà delle rassicurazioni tecniche, continua chiaramente a preoccupare attori istituzionali, comunità territoriali e cittadinanza. 

Dov’erano gli indignati pro-SOX quando associazioni ambientaliste e forze politiche hanno denunciato lo sperpero di denaro pubblico legato ai finanziamenti del commissario Balducci ? Non abbiamo letto una sola riga da parte loro sugli 80 milioni e rotti di euro fantasma che dovevano essere impiegati per la messa in sicurezza di un sistema a tre (captazioni, autostrade e laboratori) che è di per sé sottoposto ad un rischio alto se non si effettuano lavori efficaci e strutturali. Il nodo centrale era, è e deve restare questo : come e con quali soldi mettere in sicurezza l’acqua, non stare a discettare sui particolari di un singolo esperimento. Peraltro l’avvitamento della discussione esclusivamente sull’INFN sta rimuovendo responsabilità e coinvolgimento di Strada dei parchi, l’altro attore potenzialmente dannoso e che va monitorato allo stesso modo del centro ricerche.  

Smettiamola quindi con la caricatura di una questione gigantesca che colpisce un territorio ormai stremato e che da anni vive contemporaneamente la crisi istituzionale, quella ambientale e quella economica. Non ne possiamo più di un dibattito manicheo che intende spazzare via quanto di buono fatto negli anni dalle realtà di movimento, dagli ecologisti e dall’associazionismo virtuoso. Noi non siamo primitivi, non abbiamo l’anello al naso ed è per questo che continueremo a dare battaglia al fianco di coloro che chiedono rispetto per le comunità in lotta per l’acqua, il più prezioso dei beni comuni. 



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