Salone Ricostruzione, lo studio di Invitalia per erogare 110 milioni sulle imprese di L’Aquila

Lina D’Amato, dirigente Invitalia, snocciola dati e numeri per illustrare gli strumenti agevolativi per le imprese direttamente gestiti dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti. Qualcosa come 110 milioni di euro che dovrebbero aiutare il riavvio dello sviluppo economico con una misura di contributi a fondo perduto destinata a progetti fortemente innovativi promossi da nuove imprese del territorio del Cratere Sismico Aquilano.

Dopo aver annunciato l’ingresso sull’orizzonte aquilano dei due politecnici di Milano e Torino affinché questi “seminino sul territorio un metodo ed una capacità che poi dovranno restare in loco, perché L’Aquila si deve aprire alla realtà esterna e con essa entrare in relazione”, la domanda alla dirigente rivolta da Aldo Mancurti – capo dipartimento DISET e moderatore del convegno odierno “Prospettive di sviluppo dei comuni dei comuni del cratere: identità e innovazione” – è stata quanto mai opportuna: “quanto il territorio percepisce le azioni messe in campo e, soprattutto, la velocità con la quale deve rispondere? Perché è evidente che se non ci sarà una risposta nei tempi più che rapidi potremo dire di avere fallito: la partita si gioca sulla variabile tempo, e se le azioni che aleggiano su questo territorio non vengono subito finalizzate le imprese facilmente potrebbero non sentirsi immediatamente parte del programma e, quindi, tardare ad inserirsi”.

“Noi abbiamo fatto la cassetta degli attrezzi – ha risposto la dirigente – oggi pomeriggio faremo la riunione con i sindaci e capiremo meglio di che tempi stiamo parlando”. E a proposito di sindaci, Emilio Nusca, coordinatore dei sindaci dei comuni del cratere, ha fatto  sentire la sua voce: “sono certo che gli studi buoni e veri prodotti fino ad ora sono quelli dei sindaci del cratere che hanno creato un metodo, un modello di ricostruzione: siamo stati capaci di superare i confini e i campanilismi e di tracciare una linea sulla carta geografica che abbraccia un’area intera, quella dei famosi 57, nella quale ci siamo identificati tutti insieme unificando le conoscenze di tutte le municipalità. La legge Barca è arrivata proprio a fronte della nostra intuizione di dover lavorare tutti insieme: è un fatto che oggi siamo più coesi di un comune singolo, addirittura di più di quello dell’Aquila. Ora aspettiamo di poter andare oltre e di poter mettere mano anche alla somministrazione dei servizi, fattore fondamentale per la ricostruzione sociale per la quale ci aspettiamo spunti e stimoli proprio dal Censis. In questi anni ci siamo concentrati sulle tende, sulla necessità di riportare a casa la gente, insomma sulla  ricostruzione materiale che rappresentava l’emergenza”.

Giuseppe Roma, dirigente generale Censis, ha dunque dato soddisfazione immediata sostenendo la necessità di creare servizi nelle aree interne tali da fermare lo spopolamento in atto, “bisogna presidiare il territorio, e per presidi intendo i servizi base quali la posta, il bar, il genere alimentari…, è chiaro che senza questi non si può pensare di trattenere la popolazione in un area montana. Questa è l’era dell’’emporio’, una entità fatta proprio dalle micro realtà locali.

In maniera consequenziale dobbiamo azionare il turismo, anche residenziale e diffuso, l’agroalimentare e qualsiasi vocazione locale. Se pensiamo che qui il 18% degli addetti appartiene all’agroalimentare, a fronte di un dato più generale che si attesta intorno all’8%, comprendiamo bene il valore del comparto. Da qui discende un’attenzione doverosa al verde con quello che chiamo il ‘restauro’ del territorio, la manutenzione dell’ambiente. Vedo due obiettivi, uno piccolo, che è una sorta di sviluppo alveolare fatto da tante micro imprese, per esempio quelle innovative dei giovani, e uno alla Pittsburgh. Mi spiego. La cittadina croata era chiamata ad un’opera di bonifica colossale, tanto fu il lavoro e l’investimento che divenne un’esperta in materia ambientale e si costruì l’identità di città ambientalista. Ecco, mi chiedo: non possiamo altrettanto con il terremoto? Ma attenti, usiamo gli eventi per richiamare utenti e fare attrazione: altre formule servono a poco, lo testimoniano i casi di successo”.