Santroni sul voto in Abruzzo e sconfitta della sinistra

Autocritica compagni!

23 Dicembre 2008   15:47  

Qui di seguito un articolo dell'ex-capogruppo in consiglio regionale del  Prc  Daniela Santroni, pubblicato sul quotidiano Liberazione, e in cui si analizzano gli esiti del voto del 14 ottobre.

 

Sulle elezioni abruzzesi si è già detto tutto e il contrario di tutto…

di Daniela Santroni

Guardando un po' oltre il nostro naso e provando a vedere se il dito può ancora indicare la luna gli elementi dirimenti da analizzare sono altri. Ognuno di questi elementi genera domande che dovrebbero indicare, a mio avviso, la direzione di ricerca per chi ha ancora l'ambizione di cambiare il mondo e provare ad incidere per trasformare l'assetto capitalistico della società.

Primo. Avevamo ragione nel sostenere che la crisi della politica avrebbe travolto in primo luogo le forze di centro-sinistra. Avevamo ragione a dire che l'antipolitica non era finita e che diventa sempre più complicato porre degli argini. L'Abruzzo, con le sue vicende giudiziarie che passeranno alla storia, e che soprattutto sono ancora al centro delle cronache, ha aperto una vera e propria voragine nella crisi della politica che si traduce in un astensionismo del 47,03%. Parliamo della bellezza 190.000 cittadine e cittadini abruzzesi in più rispetto alle scorse regionali che hanno disertato le urne e di più di 180.000 voti in meno al centro sinistra (di cui 150.000 circa solo del Pd). Allora la prima domanda è: Come è possibile arginare la crisi della politica? Con che strumenti, con quali forme della politica? E' davvero sufficiente pensare semplicemente che basta fare un partito che "unisca" la sinistra per iniziare a risolvere questo problema? E inoltre perché la sinistra non riesce più a coniugare la questione morale con quella sociale senza scadere nell'eticismo o nel giustizialismo? Perché la questione morale non viene interpretata come questione politica in modo da mettere al riparo il nostro giusto garantismo?

Secondo. Il crollo verticale del Pd non avvantaggia affatto la sinistra, anche a fronte della non esistenza del voto utile come per le politiche 2008. Nessuna delle 3 forze che si sono presentate alle elezioni (Rifondazione, Pdci e La Sinistra si fermano a 37.444 voti) riesce a conquistare i consensi dei delusi dal Pd. La maggior parte dei loro elettori decide consapevolmente di non andare a votare o di votare l'Italia dei Valori (che passa da 18.000 voti a 81.000). Seconda domanda: Perché gli ex-Ds delusi non ritengono nessuna delle forze di sinistra in campo in grado di rappresentarli? E' forse vero che le forze attuali della sinistra, tutte, compresa la neo Sd, sono viste come esauste e in grado di non comunicare più una possibilità di cambiamento per il futuro ? Possiamo allora immaginare che più che "unire" le sinistre, tutte morte ormai, occorre inventare da capo, da zero nuove forme e nuove modalità che "facciano sinistra"?… a partire dalla democrazia diretta e dalla decostruzione reale della forma partito…

Terzo. Crolla il voto di opinione nei confronti della sinistra. La tradizione dei partiti comunisti e poi anche delle altre forze di sinistra è quella di un elettorato che si riconosce in un'idea e in dei valori collettivi. Anche questa idea pare essere arrivata al capolinea. Non regge neanche, come invece continuano ancora a sostenere molti, il glorioso simbolo storico del comunismo come la falce e martello. Anch'essa è messa in soffitta. I voti di preferenza sono altissimi, i partiti delle sinistra sono identificati con i loro leader locali, in Abruzzo: Acerbo (Prc), Melilla (Sd) e Saia (Pdci). Inoltre, per quanto riguarda in particolare Rifondazione, scompare quasi del tutto il voto di opinione nazionale, che ha fatto per molti anni la forza di Rifondazione fino alle scorse elezioni, fatto di visibilità nazionale e forme innovative della politica come è stato da Genova in poi. I voti senza preferenza sfiorano i 4.500 a fronte dei quasi 15.500 complessivi. Oggi lo scenario politico dell'opposizione è occupato mediaticamente e formalmente da un leader populista e carismatico come Di Pietro e da un partito/non partito come l'Italia dei Valori. Rifondazione tracolla dappertutto tranne che in provincia di Pescara. Sarebbe bizzarro e iniquo addebitare tale debacle esclusivamente ad errori delle federazioni e dei gruppi dirigenti che perdono voti: in particolare Chieti e L'Aquila, ma anche Teramo. Credo, invece, che tale segnale vada analizzato proprio nel crollo verticale del nostro voto di opinione, non più riconducibile solo ed esclusivamente alla nostra partecipazione al governo (visto che anche Di Pietro è stato al governo), ma soprattutto al nostro profilo nazionale, alla nostra scarsa e del tutto insufficiente capacità di interpretare il reale e di relazionarci con la società italiana in maniera comunicativamente efficace. Laddove resta un minimo di radicamento territoriale, come a Pescara, Rifondazione "regge", arriva al 4% può dire di continuare ad esistere… ma, almeno a me, questo non basta affatto. E qui arriva la terza domanda: Siamo sicuri che Rifondazione nazionalmente sta andando nella giusta direzione? E' sufficiente dire "in basso a sinistra" per assumere forme democratiche e partecipative? Per essere accoglienti? Il profilo identitario di Rifondazione conquista consensi? Dov'è finita Genova e la nostra sperimentazione? E inoltre come è possibile criticare sempre l'eccesso di voto di preferenza come malsana forma di americanizzazione della politica, per non parlare di cosa alcuni dirigenti del nostro partito pensano delle primarie, …senza rendersi conto che anche Rifondazione è fatta di tanti piccoli leader e portatori di preferenze? Persone carismatiche, rappresentative per la loro storia di lotte e battaglie, in grado ancora di intercettare il consenso sono davvero da ritenere patologie politiche di leaderismo e personalizzazione della politica? Non va forse ripensato per il futuro anche il rapporto tra democrazia diretta e gruppi dirigenti, oggi per la maggior parte solo ceto politico?

Quarto. In Abruzzo vincono formazioni che non sono partiti politici e che non hanno retaggi nella storia del 900. La lista civica "Rialzati Abruzzo" del centro destra acquista più consensi di tutti i partiti di sinistra sommati insieme (oltre 40.000 voti). L'Italia dei Valori vola, e la lista civica del centro sinistra "Democratici d'Abruzzo" (presentata in sole due province e fatta nottetempo) prende l'1,38% dei voti con 7.507 voti (appena 2.000 voti in meno di Rifondazione nelle province di Chieti e Pescara). Ultima domanda: Tutto questo ci fa ancora sperare nelle "magnifiche sorti e progressive" della forma partito?
Queste credo siano le domande su cui dovremmo interrogarci seriamente e rigorosamente… e forse troveremo davvero la giusta direzione di marcia per il futuro… e anche per il presente. Mi direte… sembra facile, ma da dove si comincia? Penso che se fossimo tutti un po' più "laici" e obiettivi sapremmo che non possiamo che procedere per tentativi e sperimentazioni, che nessuno al momento ha la ricetta giusta, o la verità rivelata in tasca… Anche la mia analisi può forse valere solo per l'Abruzzo, siamo davvero certi che il voto nella mia regione è in grado di disvelare tendenze nazionali?

Per questo mi limito ad individuare una strada di ricerca per la mia regione. Oggi in Abruzzo, con il crollo del Pd e l'arresto post-elezioni del Sindaco di Pescara, nonché segretario regionale del Pd, penso che vadano verificate fino in fondo le potenzialità dell'associazione "per la Sinistra", come campo di ricerca e sperimentazione, come strumento utile per tutti, senza nulla togliere alle appartenenze consolidate di singoli a forze politiche esistenti a sinistra, senza ansia per i prossimi appuntamenti elettorali, ma con l'obiettivo di creare nuova partecipazione, nuova motivazione e soprattutto… nuovo entusiasmo. La politica della trasformazione, della giustizia sociale e della pace, senza passione non esiste.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore