Sevel, interpellanza di Tagliente

21 Luglio 2012   14:24  

Facendo seguito ad un impegno assunto martedì scorso durante la discussione in Consiglio Regionale sulla crisi di alcune aziende abruzzesi, in particolare Pilkington, Honda e Burgo, il consigliere regionale Giuseppe Tagliente ha presentato un’articolata interpellanza urgente al presidente della Giunta Regionale, Gianni Chiodi, per sollecitare una maggiore attenzione ed interventi  a tutela delle sorti dello stabilimento Sevel di Atessa, minacciato, secondo l’esponente politico, da sintomi non valutati sinora a sufficienza dall’Istituzione Regionale.

Nel documento si richiamano in sintesi:
lo scarso indice di utilizzazione dell’impianto di Val di Sangro rispetto ( il 33 % a fronte del parametro dell’80-85% che lo rende economicamente redditizio).

Le difficoltà che sta attraversando il secondo polo industriale del Gruppo, localizzato a Valenciennes, specializzato nella produzione di automobili del tipo monovolume, commercializzate con i marchi Peugeot, Citroen, Fiat e Lancia;

La crisi della Peugeot, l’azienda che insieme a Fiat e Citroen ha dato vita a Sevel, la quale nei giorni scorsi ha chiuso lo stabilimento di Aulnay con 8000 addetti;

La possibilità che Sevel sia infine direttamente od anche indirettamente interessata dalla profonda crisi dei volumi produttivi in cui versa il gruppo Fiat in Italia, che può sfociare nella chiusura di almeno uno stabilimento italiano, come più volte dichiarato dall’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne.

L’incidenza di fattori locali legati, ad esempio, all’alto costo dei trasporti su gomma, a fronte dell’inadeguatezza di quelli legati alla mobilità su ferro e via mare ( una bisarca su gomma trasporta da 3 a 5 furgoni, un treno ne può trasportare da 80 a 100, una nave molti di più).

Sulla base di questi riscontri, Tagliente ha chiesto al presidente della Regione di  non aspettare lo scoppio della crisi per cercare di trovare soluzione che potrebbero rivelarsi improvvisate e pasticciate (tipo Termini Imerese), ma di anticipare gli eventi con una strategia più partecipativa nei confronti della problematica in fieri.

Per questo operativamente Tagliente ha proposto di

- convocare il gruppo Fiat per avere informazioni sulla situazione in essere e sulle prospettive commerciali ed industriali di breve, medio e lungo periodo, nonché sui supporti eventualmente da fornire per la prosecuzione dell’attività;

- convocare anche le rappresentanze sindacali per capire come ridurre, se non evitare, anomalie nei comportamenti che possono allontanare ulteriormente l’azienda dallo stabilimento e per comprendere la loro posizione e/o la loro disponibilità in relazione ad eventuali posizioni espresse dall’azienda.

IL TESTO DELL'INTERPELLANZA

Al signor Presidente del Consiglio Regionale,
Al signor Presidente della Giunta Regionale,

Lo stabilimento Sevel di Atessa, che produce veicoli commerciali leggeri venduti pariteticamente dal gruppo Fiat e dal gruppo Peugeot, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi dai quotidiani, presenta un l’anno in corso che salirebbe solo al 67 % nel 2014.    

È da notare che entrambi questi dati risultano purtroppo molto lontani dal valore che viene di norma indicato per rappresentare l’indice di utilizzazione di un impianto per la produzione di automobili economicamente redditizio (80 – 85 per cento ).

Sevel sembrerebbe quindi essere pienamente interessata dalla profonda crisi dei volumi produttivi in cui versa il gruppo Fiat in Italia, che può sfociare nella chiusura di almeno uno stabilimento italiano, come più volte pubblicamente dichiarato dall’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne.

Peraltro lo stabilimento Sevel è parte di un’intesa tra i due gruppi industriali sopra citati che è basata anche su un secondo polo industriale situato nel sito di Valenciennes nel quale vengono costruite vetture, del tipo monovolume, commercializzate con i marchi Peugeot, Citroen, Fiat e Lancia.

Questo segmento del mercato auto ( monovolume), che ha goduto di un notevole interesse da parte del mercato negli anni ‘90 ed all’inizio del terzo millennio, non ha oggi lo stesso appeal commerciale e sconta una marcata crisi di vendite presso tutte le case auto europee.

Questa situazione di mercato crea pesanti interrogativi sul “se” proseguire nell’attività produttiva del sito francese e soprattutto sul “come” proseguire.
A tali dubbi non è certamente estranea la crisi di vendite che il gruppo automobilistico francese sta attraversando.

A nulla è valso il recente accordo con G.M. della stessa società che, sempre secondo le notizie giornalistiche, brucia quotidianamente cash-flow, al punto da poter essere costretta a richiedere a breve un intervento di salvataggio da parte dello stato francese per poter continuare a gestire le sue attività.

Prova ne è che proprio nei giorni scorsi è stata annunciata la chiusura dello stabilimento Peugeot di Aulnay che impiegava 8000 posti di lavoro.

Sulla situazione appena sinteticamente esposta dello stabilimento di Atessa pesano poi fattori strettamente locali legati all’alto costo dei trasporti su gomma, a fronte dell’inadeguatezza di quelli legati alla mobilità su ferro e via mare ( una bisarca su gomma trasporta da 3 a 5 furgoni, un treno ne può trasportare da 80 a 100, una nave molti di più).

In relazione ai punti sopra sintetizzati e considerando che la Sevel costituisce di fatto l’asse portante dell’economia della Val di Sangro e la maggior fonte di occupazione di quest’area, con circa 7.500 occupati diretti e quasi altrettanti attivi nell’indotto, il sottoscritto consigliere interroga la S.V. per chiedere
se ritenga opportuno:

a)  non aspettare lo scoppio della crisi per cercare di trovare, in uno stato di totale emergenza, la consueta soluzione improvvisata e pasticciata ( del tipo Termini Imerese, tanto per spiegarci), ma anticipare gli eventi con una strategia più partecipativa nei confronti della problematica in fieri;

b)  convocare prioritariamente il gruppo Fiat per avere informazioni ufficiali sulla situazione in essere e sulle prospettive commerciali ed industriali di breve, medio e lungo periodo, nonché sui supporti da fornire eventualmente per la prosecuzione dell’attività (ove questi fossero possibili, necessari e opportuni a giudizio dell’azienda stessa);

c)  convocare successivamente le rappresentanze sindacali sia regionali che territoriali per capire come ridurre, se non evitare, anomalie nel comportamento sindacale che possono allontanare ulteriormente l’azienda dallo stabilimento ed anche per comprendere la loro posizione e/o la loro disponibilità in relazione ad eventuali posizioni ufficialmente espresse dall’azienda al punto precedente.


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