Si conclude l'incontro di Capri dei giovani industriali

Il motto è di "candidati puliti" per la politica

28 Ottobre 2012   15:12  

Gli imprenditori di Confindustria Abruzzo all'unisono reclamano che si affrontino le questioni dell'economia reale in luogo di quelli della finanza. Che si faccia "pulizia" per avere candidati "candidi" - come vuole l'etimologia della parola che oggi Morelli ha richiamato con l'immagine forte di uomini in tunica bianca. Che sia per tutti il rispetto delle regole e della legalità. Che l'Abruzzo sia compatto di fronte all'Europa e faccia largo al nuovo, fuori dai campanilismi manipolativi di un mondo vecchio che taglia le gambe ad ogni possibile prospettiva di futuro economico.

 

Verdecchia, Confindustria Teramo: mettiamo avanti le strategie per l’economia, quella reale

Forse nei dibattiti pubblici dovremmo concentrarci sull’economia reale e dedicare spazio alle strategie da mettere in campo per una possibile ripresa: decidere quali sono gli asset sui quali canalizzare le risorse del Pese e gli investimenti. Energia e tecnologia sono i pilastri intorno ai quali si gioca il futuro, dell’Europa e dell’intero pianeta. A riguardo posso citare i dati che riguardano la nostra provincia, che ritengo siano indicatori significativi anche per una visione più ampia.
In questo terzo trimestre 2012 le nuove imprese giovanili registrate in provincia di Teramo sono 143: una crescita del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Balza all’occhio un dato, il calo forte, quasi del 50%, per il settore più tradizionale: quello dell'industria manifatturiera. 
Questo mi fa pensare che non possiamo tardare ancora nell’attivarci verso quei settori sui quali da troppo tempo si indugia e che possono insistere positivamente anche sul manifatturiero, in termini di abbattimento dei costi di produzione: energia e tecnologia.
Infatti, e purtroppo, a fronte dell’incapacità di programmare una pianificazione dello sviluppo, la maggior parte delle nascite si registra nei settori delcommercio, delle costruzioni e dei servizi: settori più appetibili perché già strutturati, ma non in grado di “addizionare” Pil né di portare in avanti l’Abruzzo posizionandolo sui comparti di avanguardia.
Restare ancorati ai segmenti tradizionali ci candida a collocarci in crisi già nel futuro prossimo: ci vuole una politica che spinga gli investimenti e le idee su rinnovabili/alternative e Itc.
I dati consolidati per il 2011 in provincia di Teramo ci parlano di 4.499 imprese giovanili (il 12,2% del totale delle imprese) e 9.850 femminili (il 26,8% del totale): in entrambe i casi si tratta di valori superiori alla media regionale che nel 2011 ha visto 17.883 imprese giovani (11,8% del totale) e 41.958 imprese femminili (27,7% del totale). 
Sicuramente nella lettura dei dati, che sembrerebbero disegnare una provincia in exploit, va tenuto conto che la registrazione di nuove partite ivaspesso viene erroneamente assimilata alla nascita di nuove imprese: purtroppo non è così, anzi, le nuove partite iva spesso traducono stato di precarietà per mancanza o perdita del posto di lavoro.
Per quanto riguarda l'internazionalizzazione, dopo il crollo del 2009 i dati sull'export in provincia di Teramo ci parlano di una ripresa a due cifre (+12,9% delle esportazioni)  ma con una propensione ad investire ancora troppo concentrata sulla sola Europa. 
Ma anche sull'internazionalizzazione i dati hanno una duplice valenza: nel nostro caso viene attribuita ad essa il solo significato di “export” ma, in realtà, il termine indica l’applicazione, durante la fase di progettazione del prodotto, di tutti gli elementi necessari affinché lo stesso possa essere facilmente venduto proprio sul mercato internazionale. Insomma, viene creata una creatura ad hoc e solo per il mercato estero. Nella nostra provincia, invece, molto spesso si genera il prodotto senza differenziazione alcuna tra mercato nazionale e mercato internazionale: si vende semplicemente perché, e nonostante tutto, il made in Italy, e più specificatamente in Abruzzo, ancora “tira”.
Anche in questo caso una politica di sviluppo che transiti anche per una forte protezione dei marchi e dei prodotti originali abruzzesi non può essere procrastinata, come ci testimonia il mercato della globalizzazione della falsificazione.

 

Panunzi, Confindustria L’Aquila: le banche hanno scelto la finanza anziché l’economia

Questa mattina gli imprenditori hanno ricevuto una tiratina di orecchie: saremmo responsabili anche noi delle politiche adottate dalle banche in materia di accesso al credito giacché se queste ultime non sono adeguate evidentemente anche noi non siamo capaci di far pervenire le esigenze in maniera chiara ed univoca.
Mi preme precisare che quando ci presentiamo in banca è dalla stessa che ci vengono sottoposte le linee di credito e che queste non vengono certo concertate con la categoria imprenditoriale che, invece, le subisce de plano.
Continuare a sentir parlare di spred anziché di economia reale e di accesso al credito per nutrirla è frustrante. Che poi “il credito costerà di più e sarà meno abbondante e ancora più selettivo” – ripeto testualmente del parole delle ore 11,47 – suona quasi come invito a dismettere la professione di imprenditore. Ancora più selettivo e meno abbondante di oggi equivale a dire che il credito è finito. Ma allora le banche non sono imprese? Non rischiano? E’ evidente che continuare a investire le risorse per acquistare titoli non è una politica di crescita, anzi, significa fare una scelta precisa: finanza in luogo di impresa.
Da ultimo, mi pare evidente che non siamo noi imprenditori i responsabili di passate, e magari anche sbagliate, politiche di sviluppo. E meno che meno lo siamo Noi Giovani del debito maturato fino ad oggi!
Se di riformare abbiamo bisogno che si proceda, ma tutti, banche, imprese, politica.
Fare le riforme per alcuni si e per altri no è decisamente strumentale oltre che fortemente antidemocratico.

 


Addari, Confindustria Pescara: “candidato” significa “candido”

Questa mattina il nostro Presidente Jacopo ha ricordato l’etimologia della parola “candidato: “candido” nei tempi della nostra comune matrice storica stava a significare il “candore dovuto” da parte dellle persone che si offrivano insieme alla loro integrità personale e politica quali rappresentanti della società civile e delle sue scelte. Un’immagine forte, quella dei candidati con la tunica bianca. Ecco, su questo invito tutti a riflettere, perché nel nostro Paese in questo momento si è smarrito il concetto di etica: altrove, per questioni di gran lunga di minore entità, chi si ritrova invischiato in questioni riconducibili alla legalità si dimette. Sarà poi la magistratura ad accertare i reati, per il mentre, l’uscita dalla scena pubblica è ritenuta giustamente doverosa.

Direttamente collegati alla questione dell’etica sono i tempi della giustizia a dir poco insostenibili: è vero che il reato va accertato ma sia accertato! Se per una sentenza bisogna aspettare anni per poi a volte concludere con una nulla di fatto non possiamo dire di essere in un Paese etico né di diritto. 

 


D’Alessandro, Confindustria Chieti: l’Abruzzo si confronta con l’Europa con le armi del campanilismo

Percepisco in maniera ancora più forte, mentre qui a Capri si parla di Europa, come l’Abruzzo si stia collocando nelle retrovie. Stiamo perdendo il nostro tempo a discutere se e quante Province dobbiamo avere, come “ripartircele”, quali e dove gli uffici, i tribunali, le prefetture… Questo campanilismo ci fa perdere l’orientamento, che dovrebbe invece tenere lo sguardo rivolto all’Europa e non ai nostri “orti” da coltivare. Le continue polemiche e i bizantinismi collegati al discorso degli accorpamenti delle province sono percepite dai giovani come ulteriori elementi che agevolano la fuga dei migliori talenti dai nostri territori all'estero, dove i campanilismi non esistono ma, soprattutto, non costituiscono fattori ostacolanti per la crescita dell'economia e della societa'.
Voglio lanciare un monito ai decisori - pubblici, politici e privati - affinché cessi questa lotta intestina e si vada avanti con una provincia, due o qualsiasi altro numero da superenalotto, ma con un Abruzzo unico. Siamo già un bacino di utenza insignificante: 1.2 ml di persone non sono nulla nel mercato globale e sui tavoli nei quali vengono prese le decisioni per tutti. Essere assenti nel momento in cui vengono ridefinite le sorti e il futuro di tutti i Paesi ci fa scomparire dalla scena nazionale e mondiale… qualora ci fosse data ancora una chance per esserci.


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