Simona D'Angelo disperata, in un alloggio popolare fatiscente senza lavoro e con tre figli a carico

Il silenzio assordante delle istituzioni preposte

24 Ottobre 2013   07:00  

E' tornata a denunciare la propria situazione la signora Simona D'Angelo, residente in un alloggio popolare di via Salvo D'Acquisto a San Martino, frazione di Chieti, già protagonista di un'esplicita protesta alla fine di agosto presso il Comune di Chieti.

Negli ultimi tempi Simona ha continuato a presentare richieste di soccorso a varie istituzioni, scrivendo addirittura al Papa ed al Segretariato della Presidenza della Repubblica, che ha risposto ad una sua lettera, promettendo di rimettere il caso nelle mani "delle competenti istituzioni territorali".

La sua richiesta é sempre la stessa: aiuto per sè e soprattutto per i suoi tre figli, una femmina e due maschi, rispettivamente di 22, 18 e 6 anni, privi di un'abitazione e di un sostentamento degni di tal nome, tanto da dover ricorrere quasi esclusivamente a donazioni di alimenti da parte di amici e conoscenti, anche perché Simona é al momento disoccupata.

Tutti e tre i figli di Simona, inoltre, presentano purtroppo seri problemi di salute, come lei stessa ha dichiarato: "La più grande é diversamente abile, riconosciuta invalida al 67%, ed ha subito ben 9 interventi chirurgici documentati, l'ultimo dei quali le ha comportato una forma di ipoacusia trasmissiva bilaterale, ossia parziale sordità. Il secondo soffre invece di disturbi comportamentali ed attacchi epilettici, mentre il più piccolo é affetto da una grave forma di dermatite atopica impetiginizzata su  tutto il corpo".

"La salute della mia figlia maggiore e del più piccolo, inoltre", ha proseguito la donna, "risente delle carenze della nostra abitazione, nello specifico della muffa e della polvere cui sono entrambi allergici. Chiunque volesse rendersi conto della veridicità di quanto sto dicendo, può liberamente accedere al mio profilo Facebook (Simona D'Angel, ndr)".

Come se i problemi non fossero già tanti e gravi, Simona al momento é anche disoccupata: "Fino a qualche tempo fa lavoravo presso il cinema Multiplex di Megalò, ora devo ricorrere all'aiuto altrui, e per quel che é il mio carattere la cosa mi costa moltissima fatica, ma non so più cosa fare".

Come disse in occasione della precedente intervista, Simona vorrebbe un alloggio popolare più dignitoso e vivibile, soprattutto dati i significativi problemi di salute dei figli.

Ed in effetti, facendo un giro per l'appartamento, abbiamo potuto constatare come l'umidità, che fa sentire i suoi effetti soprattutto nei periodi freddi dell'anno, abbia creato una patina di muffa in tutte le stanze, cui, come ricordiamo, sono allergici due dei figli della donna.

Ma non é certo l'unica problematica, nè forse la più grande: se si va in bagno, é impossibile non scorgere un vistoso buco nel soffitto, che mette in bella mostra le tubature, anch'esso evidentemente conseguenza di umidità o forse piccole perdite della condotta. Senza dimenticare le crepe nei muri, o le porte che non garantiscono adeguata protezione dai rigori invernali per difetti di costruzione (quella del balcone non ha la maniglia).

"Viviamo in questo appartamento da sette anni", ha detto Simona, "quando poi ho avanzato richiesta alla prefettura per sollecitare un cambio di alloggio dopo l'aggravarsi delle condizioni di salute di mio figlio, l'ufficio case ha risposto che non potevo avanzare tale richiesta poiché nel 2010 non mi ero iscritta all'apposito bando. Ma nel 2010", si é domandata Simona, "come facevo a sapere che la malattia di mio figlio si sarebbe aggravata?".

"Mi voglio appellare di nuovo, anche ora che le acque si sono calmate, a prescindere dal fatto che qualcuno, come si dice, voglia patteggiare o meno (l'ex assessore Ivo D'Agostino, ndr): continuo a portare avanti il mio slogan ('Tira più un pelo di ciuccia o un'istanza di prefettura?'), ho scritto lettere sia al Papa che al Segretariato della Presidenza della Repubblica, il quale ha invitato la Prefettura ad attivarsi sul mio caso. Invano, poiché anzi la Prefettura ha chiesto a sua volta al Segretariato di intervenire, poiché loro non sanno come fare", ha proseguito la madre di famiglia, alludendo allo scaricabarile che secondo lei starebbero perpetrando le istituzioni.

Simona D'Angelo é seguita nelle sue rivendicazioni dall'avvocato Luisa Presenza, che la assiste gratuitamente e la accompagna passo passo nella difficile ricerca di uffici disposti ad ascoltarla ("dopo l'intervista rilasciata a fine agosto, é anzi divenuto ancora più difficile farmi ricevere, nè so più a chi scrivere", ha confidato la donna).

Una madre dal carattere forte, orgogliosa, ma al tempo stesso disperata, cui per sua stessa ammissione costa tantissimo riconoscere di "essere pronta ad accettare qualsiasi tipo di aiuto, chi mi conosce sa quanto mi costi dire queste parole".

Le auguriamo davvero di risolvere i suoi problemi economici e di alloggio, rimanendo vigili sulla vicenda, e riaffermandoci pronti, per diritti e doveri di cronaca, ad ascoltare chiunque volesse dire la propria sulla situazione che sta vivendo Simona, o anche controbattere.

Lorenzo Ciccarelli


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