"Sotto il Convitto nazionale non c'era nulla, occorrevano fondazioni nuove"

Le testimonianze dei tecnici al processo sul crollo

16 Dicembre 2011   16:38  

"Il Convitto aveva nel di sotto un'armeria, giù era il vuoto assoluto, occorreva un importante consolidamento statico, la struttura era precaria".

E' uno dei passaggi più significativi della deposizione di Evandro Di Francesco, ex capo area del settore edilizia scolastica della Provincia dell'Aquila, che ha testimoniato oggi alll'udienza dibattimentale sul crollo del Convitto nazionale in cui morirono tre minorenni.

Di Francesco, senza mezzi termini, ha parlato della necessità di realizzare nel plesso scolastico fondazioni nuove. 

Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, ci sono il preside del Convitto, Livio Bearzi, e il dirigente provinciale, Vincenzo Mazzotta, imputati per omicidio colposo e lesioni colpose. Secondo l'accusa, il dirigente scolastico non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri necessari; inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza e per l'evacuazione. A Mazzotta sono state mosse contestazioni simili.

L'udienza di stamane ha visto sfilare oltre ai due tecnici che per conto della societa' "Collabora Engineering" avevano redatto la scheda di vulnerabilita' sismica del Convitto nazionale, anche due educatori dell'istituto: Luigi Pontecorvi e Giancarlo Sfarra. Entrambi i testimoni della difesa, hanno evidenziato di non aver mai riscontrato crepe e lesioni nell'edificio ma solo una piccola infiltrazione di acqua nel corridoio. Sfarra ha raccontato dal canto suo anche della caduta di alcuni piccoli pezzi di intonaco.

Anche Gianfranco Falasca, geometra che sempre per conto della "Collabora Engineering" aveva avuto il compito di redigere una scheda sul rispetto della legge "626" (sicurezza negli ambienti di lavoro) dell'edificio, ha raccontato di non aver notato alcuna crepa.

Infine e' stato ascoltato l'ex dirigente del settore edilizia scolastica della provincia dell'Aquila, l'ingegnere Francesco Bonanni il quale ha raccontato delle difficolta' di reperimento delle somme necessarie per poter effettuare sul plesso scolastico i lavori di messa in sicurezza. Bonanni ha infine scagionato, dal proprio punto di vista, le contestazioni che l'accusa ha mosso all'imputato Vincenzo Mazzotta. "Non poteva disporre lui i lavori di consolidamento". 


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