Studenti piazzano e fanno saltare bomba davanti al liceo, poi foto tra le macerie

06 Gennaio 2016   07:13  

BENEVENTO - Manca un secondo all'una del mattino della scorsa notte di Natale, piazza Risorgimento, Benevento. Un gruppetto di giovani si avvicina all'ingresso del liceo classico «Giannone». Uno tiene tra le mani un potente ordigno artigianale a miccia cortissima.

Un altro lo riprende con il telefonino, un terzo scatta foto. La bomba viene collocata davanti all'ingresso principale, la mano di un ragazzo, fuori campo, accende la miccia. Pochi secondi per scappare. Tutte le scene sono state registrate dalle telecamere.

Una tremenda deflagrazione sventra l'ingresso, fa saltare il pesante portone in legno dai cardini, distrugge le vetrate interne. Danni per 20mila euro, solo per un caso non vengono feriti gli attentatori o qualche passante.

Quell'inferno sarebbe stato scatenato, come ritorsione, da alcuni studenti dopo un partita di calcio di beneficenza per gli alluvionati del Sannio. L'incontro, disputato il 21 dicembre scorso, era un memorial in ricordo di una professoressa del Classico deceduta lo scorso anno, tra l'altro moglie, del vice preside della Scientifico «Rummo» di Benevento. Dalle contestazioni per il pareggio tra Scientifico e Classico, con alcuni tafferugli in campo, sarebbe poi scaturito l'attentato. L'allucinante movente è stato scoperto dai carabinieri del reparto operativo di Benevento, guidati dal capitano Vincenzo Pappalardo e coordinati dal procuratore, Giovanni Conzo. Ma non è stato facile riannodare il filo degli eventi, collegare quella tremenda deflagrazione ad un incontro di calcio tra studenti a cui avevano partecipato genitori, docenti, le due presidi, il responsabile della Caritas Diocesana, che ha poi ricevuto l'incasso da destinare alle famiglie colpite dall'alluvione del Sannio.

«Tutto questo è inaccettabile - sbotta la preside del Giannone, Norma Pedicini - i responsabili vanno individuati, non si può trasformare un momento di solidarietà in violenza, in vendetta. Tutto questo non può avere quartiere nel mondo della scuola e non è degno del vivere civile. Abbiamo offerto la massima collaborazione agli investigatori, anche i ragazzi hanno detto tutto quello che sapevano. Ora che le indagini sono ad una svolta spero proprio che, individuando i responsabili, si posso tornare con serenità a scuola. Vedere quelle immagini riprese dalle telecamere, quelle figure senza volto, che collocano la bomba e la fanno esplodere. E poi i ragazzi che passano e si fanno i selfie davanti alle macerie. Tutto questo mi ha sconvolto. Non deve più accadere».

Piazza Risorgimento è infatti munita di un sistema di videosorveglianza. Ma al momento della deflagrazione gli occhi elettronici erano rivolti in altra direzione. Le sei telecamere del «Giannone», invece, hanno ripreso da diverse angolazioni il via vai di ragazzi prima dell'attentato, anche se non erano visibili i volti. Il paziente lavoro di incrocio dei «frame» da parte dei carabinieri ha però fatto il resto. Ieri mattina i militari del comando provinciale, guidato dal colonnello Pasqaule Vasaturo, hanno eseguito una perquisizione in casa di uno studente dello Scientifico. Hanno sequestro un telefonino e altro materiale. Nel telefonino ci sono immagini riprese prima e dopo lo scoppio. Il ragazzo ora è formalmente indagato per danneggiamento. Quattro coetanei, alcuni studenti dello Scientifico e altri di diversi istituti cittadini, avrebbero partecipato al raid.

Sono stati identificati. Sono incensurati, ragazzi come tanti, figli di commercianti e professionisti. Nessun contesto degradato o delinquenziale dietro l'attentato. Erano alla partita. L'arbitro aveva espulso il portiere dello Scientifico perchè gli aveva rivolto un'ingiuria. Il quel momento la squadra del «Rummo» conduceva per uno a zero. Rigore a favore del Classico: risultato in pareggio. Scaramucce in campo tra i ragazzi delle due scuole. Sembrava tutto superato. «Stento a credere che degli studenti del mio istituto - dice la preside dello Scientifico, Teresa Marchese - possano aver compiuto l'attentato. Ma se dovessero emergere tali responsabilità dalle indagini, saremo durissimi nelle sanzioni scolastiche. Questo gesto ha offeso non solo la scuola ma tutta la città».

Giovedì gli studenti del Giannone, per tornare in classe, entreranno da un ingresso secondario. Si parlerà, non solo di chi ha messo la bomba, ma anche di chi durante quella notte e nei giorni successivi ha fatto selfie davanti alla macerie o alimentato commenti ingiuriosi tra i due gruppi di studenti. Un comportamento, dal punto di vista educativo, non meno devastante della bomba.


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