Sul vero significato dell'Epifania

Dove sono mirra e incenso?

05 Gennaio 2010   20:40  

“L’Epifania, tutte le feste le porta via”.  E’ il 6 di ogni gennaio ad aver l’ingrato compito di chiudere il ciclo delle festività natalizie. Dal tiepido torpore vacanziero che avvolge le famiglie italiane, l’Epifania emerge dolce e amara, insinuando nella mente di ogni studente o lavoratore l’ansia di un risveglio sempre troppo improvviso, e quasi mai salutato con entusiasmo.

Ma qual è il significato di questa festa, e perché sembra esser andato perduto?

La risposta è davanti ai nostri occhi, e come al solito basta dare un rapido sguardo alla tv per conoscerne i dettagli. Esaminate lo spot della Wind relativo alle ultime festività natalizie.

Giorgio Panariello e Vanessa incontrada, in arte Ciccio e Ciccia, percorrono sfavillanti e sorridenti il grande presepe vivente allestito in casa propria, una sorta di lussuoso castello, tutto drappi, tappeti  e scalinate holliwooddiane.

Arrivati di fronte ai re magi, Ciccio offre i doni da essi portati a Ciccia, lasciando che siano i tre ospiti ad elencare il contenuto di ciascun regalo. Ma mentre i primi due porgono scrigni contententi oro, il terzo propone ingenuo la mirra, che dopo aver suscitato l’ilarità della padrona di casa, viene prontamente gettata via assieme al “grullo” che l’ha portata.

 

 

 

Al di là dell’aspetto comico -certamente riuscito- dello spot natalizio della Wind, e della sempreverde vena ironica di Panariello, la pubblicità della grande società di telefonia che tutti conosciamo assolve al compito di rappresentare uno spaccato dell’Italia odierna.

Quella dei reality, dei programmi interamente incentrati sulla vita e le abitudini dei vip, delle false controversie giuridiche, degli show tutto fumo e niente arrosto, colmi di enfasi e poveri di contenuto.

Un Paese ossessionato dall’immagine, dallo zigomo siliconato e dalla cronaca nera, pauroso della verità e amante della bugia, anche quando spudorata, arrogante, indifendibile.

Nello sfarzoso presepe vivente allestito in casa Italia non v’è posto per incenso e mirra. Spiritualità e sacrificio sono state sostituite dal chiasso dorato dell’imagine mediatica. Divinità non è più scoprirsi Uno con gli Altri, ma conquista egemonica dell’altrui ambito, e di quello di tutti, cossichè gli altri stiano "sotto" piuttosto che di fianco a discutere e decidere assieme a noi.

Epifania significa Manifestazione, Rivelazione, Apparizione. E’ il riconoscimento pubblico che il mondo da al piccolo redentore, perché abbia il coraggio di proseguire per la sua strada e compiere il miracolo della trasformazione-resurrezione.

Ma per risorgere a nuova vita occorrono mirra e incenso. Sacrificio e spiritualità, intesi come ricerca del vero, del profondo, dell’essenza in qualità di Unità che fonda l’universo, sono le porte che conducono alla nostra parte divina. Senza di esse, nessuna Epifania dell’Anima, tantomeno di Dio, può accadere.

 

 

 

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 

 

 


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