TSA, debutta a L'Aquila “Grand Guignol all’italiana” di Vittorio Franceschi

11 Novembre 2015   15:51  

Debutta a L’Aquila, giovedì 12 novembre, ore 21.00, in replica venerdì 13 novembre, alle ore 17,30, per la Stagione Teatrale Aquilana, al Ridotto del Teatro Comunale, la nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo “Grand Guignol all’italiana” di Vittorio Franceschi, regia Alessandro D’Alatri con Lunetta Savino, Umberto Bortolani, Carmen Giardina, Sebastian Gimelli Morosini, Andrea Lupo, scene Matteo Soltanto, costumi Giuseppina Maurizi, musiche originali Riccardo Eberspacher. 

Lo spettacolo è una divertentissima satira di costume: politicamente scorretta, puntuale con la contemporaneità, divertente come una farsa. In pieno stile Grand Guignol. All’italiana.

““Il "Grand Guignol" - spiega Vittorio Franceschi - è nato in Francia alla fine dell'800, si caratterizza come teatro a tinte forti, anzi fortissime, farsesco e macabro, dove scorrono in abbondanza - insieme al sangue e in barba al "bon ton" - grossolanità, violenza, cinismo, storie da cronaca nera con squartamenti e lacrime, truci vendette, eros e bordello, in uno srotolarsi dinamico di intrecci da drammone popolare, senza lieto fine. Tutto ciò con effetti, a volte, di involontaria e grottesca comicità.

L'aggettivo "granguignolesco" che tutti conosciamo e adoperiamo, affonda le proprie radici in quella paccottiglia lì.

In un giorno di fine estate dell'anno 2000, mentre cavalcavo verso Damasco, mi si accese una lampadina, come nei fumetti e di colpo questo genere di teatro, a lungo snobbato e irriso, mi apparve nella sua essenza profetica, cioè ideale per raccontare il nostro Paese, le cui vicende e il cui tasso di cultura e di valori etici già allora, da tempo, stavano procedendo con orgogliosa sicurezza verso lo zero di oggi.

Scesi dal mio ronzino e mi misi all'opera. Quindici anni dopo, cioè oggi, probabilmente avrei scritto una tragedia. Ma allora ero meno ambizioso.

Naturalmente, poiché italiani si nasce (in un primo momento questo testo avevo pensato di intitolarlo proprio così), lavorandoci su mi spostai un pochino verso sponde più nostrane, come la farsa e la sceneggiata, risciacquando rispettosamente i panni nella mentalità piccolo borghese che da sempre ci caratterizza e fa di noi un modello nel mondo, artisti, stilisti e ferraristi a parte.

Qualche patriota verace protesterà dicendo che ho dimenticato la pizza. E' vero, me ne scuso e riparo subito. Artisti, stilisti, ferraristi e pizzaioli a parte.

La satira, come sappiamo, si pone l’obbiettivo morale di mettere a nudo le storture del mondo, ma, “en passant”, anche di divertire.

Gli eroi del mio Grand Guignol sono una innocente colf depressa, un salumiere di successo, una guida turistica ignorante con una moglie fedigrafa e isterica e un postino sensibilmente gay.

La storia non è importante: corna, liti, strafalcioni, soldi... come nelle migliori famiglie, con immancabile "coup de théâtre" finale. C'è anche un cane, che abbaia spesso però non entra mai in scena e quindi sarebbe elegante, pur nel clima consenziente della pièce, evitare battute facili”.

“Tra i miei passatempi preferiti -racconta divertito D’Alatri - c’è quello di rovistare nei cassetti di Vittorio Franceschi.

Riesce ogni volta a sorprendermi per la quantità e la qualità di progetti che saltano fuori come salmoni a primavera. La sorpresa più grande è che molti di loro sono inediti o lo sono soltanto per l’Italia. E’ così che qualche tempo fa mi saltò tra le mani “Grand Guignol all’italiana”.

Un gioiello che attendeva pazientemente da quindici anni di venire compreso e amato.

Chi conosce la drammaturgia di Franceschi sa bene quanto l’ironia sia un elemento costante del suo sguardo sulla vita. In questo caso direi che si è divertito a trasformarla in graffiante satira che fa aleggiare nei due atti come un refolo entrato da uno spiffero e che lentamente si trasforma in un tempestoso vortice. 

I cinque personaggi, con i loro comportamenti, linguaggi e il mondo che rappresentano ci accompagnano nel grande vuoto di questi tempi riempiendolo di surreale comicità. E’ uno spettacolo surreale ma veritiero. Caratteristica del teatro che più amo. 

Per questo motivo ho fortemente voluto che ogni elemento dello spettacolo, dalle scene ai costumi, alle luci, rispondesse a queste peculiarità. Quindi grande divertimento, ma al tempo stesso, proprio come in un Grand Guignol, una feroce condanna dell’egoismo e del perbenismo”. 

 


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