Terremoto devastante nel sud? La teoria statistica e quella neodeterministica

01 Luglio 2013   18:11  

Prevedere i terremoti non si può, è stato ripetuto da tutti gli esperti.

Perché prevedere significa individuare con certezza una serie di parametri, che al momento la scienza non è in grado di stabilire in maniera precisa.

Se c'è un aspetto condiviso sui terremoti è che qualsiasi sia lo studio che si compie sui movimenti della terra, ad oggi prevedere è impossibile.

Altra cosa è stabilire che in determinate aree, il terremoto ci sarà con certezza, senza dire né esattamente quando, né esattamente dove.

Questo lo hanno detto tutti dall'Ingv agli ultimi studi di Alessandro Martelli, presidente del Glis (Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica) e dell'International Seismic Safety Organization (Isso) e già direttore del Centro Ricerche Enea di Bologna.

Martelli ha sempre chiarito che “con certezza” in determinate aree del paese, un terremoto, ci sarà.

Dire quando, con altrettanta certezza, è impossibile.

Di recente Marco Mucciarelli, direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs), ha dichiarato che l'eventualità di un terremoto nel sud Italia è tutt'altro che remota. E ha argomentato la sua teoria con un ragionamento del tutto probabilistico, un metodo che però altri scienziati  hanno criticato fortemente.

Sul proposito Martelli ha spiegato che le analisi statistiche hanno limiti perché prescindono da qualsiasi valutazione di carattere fisico. L'analisi statistica tira fuori dei periodi medi, ma i metodi probabilistici, da soli, non hanno una significatività sufficiente, se non sono accompagnati da una valutazione di carattere deterministico. Sempre Martelli spiega i terremoti sono eventi talmente rari che fare una statistica su di loro significa fare una statistica su pochissimi punti, molti dei quali del tutto imprecisi, perché i dati sui terremoti storici derivano da una grossa analisi che è stata compiuta grazie all'impiego di molti laureandi o neolaureati in storia, perché lo studio si fa essenzialmente sulle cronache.

E tutti i dati di intensità derivano da queste valutazioni, che si basano sui danni raccontati nei documenti storici. Ma così andare a stimare la magnitudo dei terremoti antichi ha un'incertezza incredibile, perché non è misurata come si fa oggi.

Eppure Martelli e Mucciarelli, pur vie diverse, arrivano a dire la stessa cosa: che si possono attendere terremoti devstanti nel sud.

7.5 Calabria e Sicilia e di 7 nell'Appenino meridionale sono le magnitude possibili, con un'energia migliaia di volta superiore a quella prodotto nel terremoto dell'Aquila. 

Un vero e proprio cataclisma, un Big One. Lo dicono gli sutdi neodeterministici e non probabilistici, che stabiliscono in modo piuttosto definito il rischio nelle diverse aree.

Alcuni esprimenti condotti da Giuliano Francesco Panza sismologo dell'Università di Trieste, Antonella Peresan, ricercatrice dell’Università di Triete e Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna, studi che riescono a dare dei dati molto interessanti in termini previsionali.


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