The Hunger Games di Suzanne Collins

06 Dicembre 2014   12:35  

Ci sono pareri discordanti su uno dei più grandi fenomeni editoriali degli ultimi tempi, saga che si permette di fare il verso (alcuni dicono plagiare .ndr) a mostri sacri come Battle Royale, da cui hanno tratto svariati film e perfino una versione manga.

Come distopico devo dire che è perfetto: c’è un vertice tirannico e il popolo sofferente, bisognoso di uno scossone per comprendere la gravità della situazione.

Hunger Games di Suzanne Collins merita veramente tutta la visibilità possibile (in versione letteraria), soprattutto perché molte dinamiche della storia vengono tralasciate nei film omonimi.

Il libro è strutturato in maniera impeccabile e tocca i tre tempi nevralgici della storia: vita di tutti i giorni – selezione e lotta nell’arena – ritorno alla normalità.

Questo trittico fa si che l’attenzione del lettore sia sempre proiettata in avanti e che ci sia una volontà continua di superare quante più pagine possibile per arrivare all’epilogo. Unica pecca che ho trovato in questo primo capitolo della saga è la lunghezza del momento nell’arena.

È una cosa che avevo riscontrato anche nel film: nel primo volume di Hunger Games il momento “Katniss all’avventura” è davvero troppo dilatato nel tempo.

Conoscendo la protagonista sapevamo tutti quanti che si sarebbe nascosta nel bosco pur di evitare lo scontro fino all’inevitabile e non c’era davvero bisogno di sottolinearlo a questa maniera, si poteva tranquillamente tralasciare qualche pezzo.

Al di la di questo, ho apprezzato non poco la fantasia della Collins che struttura un mondo post-rivoluzione ai limiti dell’assurdo.

La nobiltà sguazza nella menzogna della perfezione, enfatizzandone gli aspetti più disparati: loro stessi sono il simbolo della falsità, agghindati come burattini, incapaci di focalizzare qualsiasi argomento che non risulti di futile comprendonio.

La forbice nobili/popolo è davvero spaventosa e perfino quelli del Distretto 1 (in teoria i più vicini a Capitol City e per questo meno sofferenti) risentono di questo divario. Il presidente di tutta Panem, Snow, è la personificazione del male.

Un tentativo sbagliato di renderlo perfetto ma senza riuscire a limare i suoi tratti spaventosi.

Il suo alito puzza di sangue (si scoprirà nel secondo libro) ma riesce a mascherare il suo ingegno brutale grazie ai sorrisi alle telecamere.

Che dire, ogni personaggio è ben studiato e degno di lode, primo tra tutti Peeta, sveglio e intelligente, quasi quanto altruista e dolce.

Un libro che ti culla tra le pagine e ti fa emozionare pagina dopo pagina.

SINOSSI:

Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte.

È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori.

Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte.

Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela.

Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta.

Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela.

Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss.

Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

Suzanne Collins

La sua carriera inizia nel 1991, quando inizia a scrivere sceneggiature per programmi televisivi per bambini. È diventata famosa grazie al romanzo Hunger Games, primo di una trilogia. L'idea degli Hunger Games (giochi della fame) si è fatta strada nella sua mente quando faceva zapping tra le immagini dei reality show e quelle della guerra vera. I suoi libri sono stati tradotti in 40 paesi e continuamente ristampati: negli Stati Uniti Hunger Games ha raggiunto i 60 milioni di copie.

Un vero caso editoriale, tanto che la rivista "Time" ha nominato Suzanne Collins tra le 100 più influenti personalità nel 2010.

 


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