Torna a crescere la cassa integrazione in Abruzzo. E' crisi dell'industria

Giovarruscio, Cgil: "Coinvolte sia grandi che piccole aziende"

08 Agosto 2012   12:42  

Nei primi sette mesi dell'anno, da gennaio a luglio, le ore di cassa integrazione autorizzate dall'Inps sono state 19.013.577. Un segnale molto negativo in quanto per la prima volta dopo 18 mesi la cassa integrazione in Abruzzo torna a crescere rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (nei primi sette mesi del 2011 era stata di 17.703.920 ore), con un incremento pari al 7,4%.

I lavoratori interessati sono 15.636 (posizioni di lavoro a zero ore) e sono cresciuti di circa 4.000 unità rispetto a gennaio 2012. Inoltre un lavoratore in cassa integrazione a zero ore ha perso di salario, mediamente,  650 euro netti al mese.

"Ciò - dice Sandro Giovarruscio della Cgil - ha determinato nella nostra regione una riduzione del monte salari pari a 70 milioni di euro. Per quanto riguarda le singole province, nel mese di luglio il maggiore incremento di cassa integrazione si è avuto a Chieti (che ha raggiunto 6.843.960 ore), a seguire Teramo (6.374.574), L'Aquila (3.588.813) e Pescara (2.206.230). A Chieti in particolare cresce la cassa integrazione ordinaria, mentre a Teramo aumenta quella straordinaria. La cassa integrazione, dunque, cresce in tutte le sue tipologie e i dati segnalano una forte crisi nel settore industriale, con il rischio di un progressivo declino del settore manifatturiero abruzzese, che ha rappresentato e rappresenta un punto di forza dell'economia regionale".

"La crisi infatti coinvolge l'intero comparto produttivo, sia le grandi che le piccole aziende. La crisi ovviamente si riflette anche in altri comparti, basti pensare a quel che accade nel commercio, dove si registra un incremento della cassa integrazione, che equivale al 13% del totale abruzzese".

"Le politiche regionali realizzate a sostegno del lavoro, pur importanti - aggiunge Giovarruscio - non sono purtroppo sufficienti per fronteggiare una crisi di così vaste dimensioni, tale che la stessa Unioncamere ha annunciato un secco -2% del Pil abruzzese e un'ulteriore perdita di 4.000 posti di lavoro. A ciò si aggiunge il fatto che sono oltre 70.000 le persone in cerca di lavoro, un dato drammatico cresciuto soprattutto negli ultimi due anni, quando il peggioramento della crisi economica delle famiglie ha rimesso sul mercato del lavoro migliaia di abruzzesi".

Per la Cgil dunque bisogna rilanciare e sostenere i settori manifatturieri avanzati, tramite una nuova politica industriale nazionale in raccordo con l'Unione Europea, mentre a livello regionale vanno attivati tutti i possibili investimenti con l'utilizzo di risorse nazioni ed europee.

"E' fondamentale e non più rinviabile, infine, far partire la ricostruzione pesante dell'Aquila e delle zone terremotate, che per l'intera economia abruzzese rappresenterebbe un'occasione concreta di politica economica anticiclica, capace di attivare investimenti e di creare posti di lavoro nella nostra regione in un momento in cui l'economia registra ovunque una carenza di risorse finanziarie e di investimenti".


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