Toscani: Atri non dovrà mai essere fagocitata da Pescara

Riceviamo e pubblichiamo

09 Settembre 2012   09:20  

E' particolarmente sconcertante che un gruppo consiliare di opposizione si cimenti per lo scorporo della città di Atri con le Terre del Cerrano verso altra provincia. 

   Traghettare - con un atto proditorio e predatorio, da un'area ben identificabile geograficamente e storicamente ad altro territorio in formazione - risulta poco chiaro: la motivazione va comunque contestata, nella speranza di far riflettere l'intera comunità prescindendo dai proponenti.

   Le storie di atri e di Teramo - come è noto - sono indissolubilmente legate da millenni, da non poter essere cancellate con un atto di scorporo, a sèguito di strumentali ed anticostituzionali provvedimenti governativi, che fra l'altro non risolverebbero le questioni economiche. Evidentemente solo interessi legati agli ordini professionali potrebbero essere le vere motivazioni a favore di Pescara e contro Teramo. Così come furono quelle legate ai contrasti sul capoluogo regionale (L'Aquila - Pescara) nel 1971. 

   I motivi reali per chiedere l'annessione a Pescara - al di là degl'interessi citati - non si evincono se non nella denuncia della "emarginazione" vissuta dalla città ducale. 

   E allora è il caso di ricordare che non fu nessun teramano ad emarginare Atri (dal dopoguerra nessun teramano, fatta eccezione per Tomassini e il recente D'Agostino, furono presidenti della Provincia). Ma invece altri - tra cui Mattucci e Salini - si resero responsabili di questa emarginazione. Se aggiungiamo che Mattucci e Salini furono anche presidenti della Giunta Regionale, con un altro atriano presidente del consiglio (Giuliani), allora dobbiamo dire che Atri non è stata emarginata da Teramo, ma gli atriani stessi investiti di alte responsabilità lo hanno fatto. 

   Ricordiamo le due strade parallele verso la costa fatte da Mattucci e mai una sistemazione della strada verso Teramo.

   Se poi vogliamo parlare dei legami storici, ne potremmo parlare a lungo, ma queste tematiche muoverebbero verso altro fine gli autori dello scorporo della provincia? Comunque è il caso di ricordare la storia comune delle due città e delle loro popolazioni. Il comune sentire e lo stesso linguaggio, di cui fu espressione l'opera dialettale di Illuminati, Finizi e Misantone (Mare  nostre, Arvì, ecc.). E ancora, tra gli altri, i seguenti elementi caratterizzanti la comune civiltà: 

 - L'assetto unitario della Chiesa Aprutina, con la civiltà architettonica artistica rappresentata dai campanili di Atri e Teramo dell'Antonio Da Lodi; 

- Gli stemmi in mosaico di Atri e Teramo sul'architrave della Cattedrale di Teramo di Diodato Romano (1332); 

- La lapide dellì Acquaviva "dux di Atri e Teramo", nella cattedrale di Atri; 

- Il Teatro atriano dell'arch. teramano Mezzucelli; 

- Gli affreschi e le stampe di Giacinto Stroppolatini sul vulcanello di Atri; 

- Le lotte liberali e risorgimentali di Odazi e Pietro Baiocchi che da Teramo partì per l'impresa dei Mille: 

- Le espressioni culturali di Ariodante Mambelli, Gabriele Cherubini (di cui c'è un busto nella Biblioteca provinciale di Teramo); 

- I reperti archeologici dell'area atriana-vestina-aprutina di Pietro Rosati nel Museo Capitolare, dove campeggia la collezione ceramica di Gaetano Bindi (le stesse ceramiche castellane ornano lo studio del Sindaco nel Palazzo ducale); 

- La facoltà dell'Università di Teramo ad Atri (Medicina dello sport): la direzione dell'atriano Verna dell'"Araldo Abruzzese". 

- E per ultimo le rivendicazioni dei duchi d'Acquaviva su Teramo che erano ben altra cosa dalle spinte centrifughe odierne su Pescara.

   Dalle terre del Cerrano quindi, o meglio dal territorio ducale, con questo scorporo verrebbero scippate alla provincia per essere fagocitate da una megalopoli  gli antichi feudi di Scorrano, Cellino, Monte Gualtieri e Cermignano, privando quindi lo storico territorio, scomponendolo e  snaturandolo; togliendo quindi una identità storica, gastronomica e territoriale.

   Ma ai cittadini tanto interessati a questo scorporo stravolgente - che pensano ossessivamente solo alla questione chilometrica - sarebbe il caso di ricordare, e forse con questo smantellare quelle proposte, mai si costituirebbero i confini vincolati dalle distanze più o meno lunghe!

   Torino come sappiamo è più vicina a Parigi che a Roma, ma mai penserebbe di diventare francese. Trento è più vicina a Vienna che a Roma, ma mai penserebbe di diventare austriaca. Francavilla è più vicina a Pescara che a Chieti, ma mai rinuncerebbe alla propria storia. Atri, tanto ricca di identità storica, invece, secondo alcuni cittadini, vi rinuncerebbe per essere fagocitata da Pescara.

Silvano Toscani


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