Tragedia Rigopiano, Sospiri (FI) chiede dimissioni presidente Provincia di Pescara

23 Gennaio 2017   12:15  

La tragedia dell’Hotel Rigopiano è stata solo il momento apicale e più drammatico di un’emergenza neve gestita nel modo peggiore che Provincia, Regione e l’intero apparato Prefettizio, che ha governato i comparti della Protezione civile, potessero fare. Su tutta la provincia di Pescara i cittadini hanno pagato l’incompetenza, l’improvvisazione, la superficialità e l’inadeguatezza di chi avrebbe dovuto proteggerli e tutelarli. Superando la sterile polemica politica, credo che quanto accaduto oggi dovrebbe determinare un’assunzione di responsabilità da parte degli amministratori coinvolti e il coraggio di rassegnare le dimissioni, per poi attendere serenamente le determinazioni della Procura che speriamo faccia luce rapidamente e concretamente sulle responsabilità che ci sono e sono ben evidenti”.

Lo ha detto il Capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri intervenendo sui drammi generati dal maltempo e dal terremoto.

“In questi giorni è stato difficile mantenere la giusta lucidità di fronte a una tragedia troppo grande e che più o meno ci ha toccato tutti – ha osservato il Capogruppo Sospiri -.

Personalmente ho perso molti amici o fratelli di amici carissimi sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano, persone che conoscevo personalmente da anni, con cui ho condiviso momenti di spensieratezza e di fraternità e ancora oggi ho difficoltà a pensare che non ci siano più.

 

Al dolore si aggiunge però la rabbia quando penso alle circostanze che hanno determinato la loro morte. Quella strada, che conduce dall’albergo al paese di Farindola, che nessuno si è preoccupato di liberare dalla neve e che ha di fatto imprigionato gli ospiti dell’hotel in quella struttura, che è diventata per molti di loro una tomba, urla giustizia. Quelle turbine mandate tardivamente a liberare le strade, persino mercoledì notte per aprire la strada alla colonna dei soccorsi, e che erano rotte o addirittura prive di diesel urlano giustizia.

Quell’operatrice della Prefettura-Protezione civile che per prima ha raccolto la telefonata del professor Marcella e che non gli ha creduto, ritardando di due ore l’avvio dei soccorsi, urla giustizia. E a questo dovrà pensarci la magistratura.

Ma intanto credo che ci siano fatti che impongono un’assunzione di responsabilità immediata.

La mail inviata alle 15.44 del mercoledì 18 gennaio, prima della slavina assassina, al Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, al Prefetto di Pescara Provolo, al Comandante della Polizia Provinciale di Pescara e al sindaco di Farindola, in cui il direttore dell’Hotel chiedeva di liberare con tempestività la strada per consentire l’evacuazione della struttura, e lo stesso direttore diceva che gli ospiti erano terrorizzati dalle 4 scosse di terremoto che tutti avevamo sentito e che addirittura gli stessi ospiti avrebbero trascorso la notte in auto se fossero stati costretti a restare sotto la montagna, richiama delle responsabilità chiare.

Non è possibile, né accettabile che delle Istituzioni ricevano una comunicazione del genere e facciano orecchie da mercante, lasciando isolato un hotel e abbandonando al loro tragico destino 30 cittadini.

Né è accettabile che il Presidente della Provincia pensi di cavarsela dicendo che ‘non aveva soldi per aggiustare le turbine rotte’, e quindi non può farci nulla se quei cittadini sono morti.

In un paese civile non può funzionare così, non può essere che – ha aggiunto il Capogruppo Sospiri – dei cittadini innocenti muoiano per una strada innevata e non accada nulla, tutti restino al loro posto a continuare la loro vita politica e amministrativa come se non fosse accaduto nulla, pronti al prossimo selfie da postare su Facebook.

Noi chiediamo correttezza, coerenza, senso di responsabilità, schiena dritta e coraggio: prim’ancora che la magistratura vada avanti, come comunque farà, chiediamo le dimissioni di chi ha governato con tanto pressapochismo l’intera vicenda, dimissioni che devono essere depositate già oggi, senza un ulteriore giorno di attesa.

E non lo chiediamo per rivalsa politica, ma per dare giustizia a chi non può più chiederla, alle famiglie piombate nella disperazione più cupa, a quei bambini che non rivedranno più i propri genitori, a quei fidanzati o mariti che non rivedranno più i compagni di vita, ai fratelli che hanno perso sorelle, e a tutti i cittadini che oggi più che mai hanno perso fiducia nelle Istituzioni”.


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