Tragedia nel sottopasso di Fontanelle, quattro le persone sotto inchiesta per omicidio colposo

Tre di essi indagati anche per falso

21 Ottobre 2014   09:33  

Nuovi passi in avanti nell'inchiesta sulla tragica morte di Anna Maria Mancini, rimasta fatalmente intrappolata il 2 dicembre 2013 nel sottopasso di Fontanelle di Pescara, allagatosi a causa della tremenda ondata di maltempo che si abbatté sul capoluogo adriatico in quei giorni.

Dopo circa un anno dalla tragedia, il pm Silvia Santoro ha infatti firmato la l'avviso di conclusione delle indagini, ed ha provveduto all'iscrizione nel registro degli indagati di quattro persone.

Si tratta del socio amministratore e legale rappresentante dell'impresa Eredi Pepe Salvatore aggiudicataria dell'appaltoi Lucia Pepe, del direttore dei lavori e sottoscrittore del certificato di regolare esecuzione Giuliano Rossi, del responsabile del cantiere Raffaele Bello e del colonnello della polizia municipale Mario Fioretti, responsabile del Comune delegato alla sicurezza stradale. Tutti e quattro condividono l'accusa di omicidio colposo, inoltre per Pepe, Rossi e Bello vi è anche quella di falso.

Più nello specifico, secondo la Procura Pepe non si sarebbe "uniformata al progetto redatto dalla società Iadanza Engineering Srl installando due elettropompe sommergibili con caratteristiche di potenza, portata e prevalenza nettamente inferiori a quelle progettualmente previste", Rossi avrebbe "redatto un certificato di regolare esecuzione dei lavori non rispondente a verità perché dichiarava la perfetta rispondenza al progetto redatto dalla società Iadanza Engineering", Bello avrebbe "sottoscritto il medesimo documento" e Fioretti, infine, è accusato di "non aver adottato tutte le misure possibili e necessarie per evitare la morte di Mancini pur in occasione di un evento straordinario tempestivamente e formalmente annunciato".

Per quanto riguarda invece l'accusa di falso che pende sul capo di Pepe, Rossi e Bello, secondo il pm Santoro essi avrebbero "redatto la relazione e il verbale di collaudo statico del sottopasso attestando falsamente che i lavori dell’opera erano stati regolarmente eseguiti", e per lo stesso motivo - sempre secondo il magistrato - avrebbero "attestato un falso esito positivo del sopralluoo nel sottopasso, non avendo riscontrato né difformità al progetto esecutivo né difformità tali da inficiare la sicurezza, l'efficienza e la funzionalità dell'opera".


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