Uccise il figlio, processo Maravalle, il Pm chiede proscioglimento per non imputabilità

02 Febbraio 2016   16:19  

Otto mesi per il reato di falso e proscioglimento per il reato di omicidio a causa della non imputabilita'.

E' la richiesta del pm del Tribunale di Pescara, Andrea Papalia, avanzata oggi davanti al gup, Nicola Colantonio, a carico di Massimo Maravalle, il tecnico informatico di 48 anni, affetto da disturbo psicotico atipico, che la notte tra il 17 e il 18 luglio del 2014 , uccise nel sonno il figlio adottivo di cinque anni Maxim, di origine russa, nell' abitazione coniugale di via Petrarca, a Pescara.

Maravalle, che e' difeso dall'avvocato Giuliano Milia, sara' giudicato con il rito abbreviato.

Per Patrizia Silvestri, madre adottiva di Maxim, Giuliana Iachini, medico del Servizio di medicina legale e del lavoro della Asl di Pescara, e Fabio Panzieri, medico di base, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio.

I tre, che sono accusati di falso in concorso, saranno invece giudicati con il rito ordinario.

Nello specifico, il pm ha chiesto il proscioglimento di Maravalle in quanto, secondo la perizia dello psichiatra Renato Ariatti, all'epoca dei fatti, il tecnico informatico "versava, per infermita' in condizioni di totale esclusione della capacita' di intendere e volere". Maravalle, dunque, secondo la legge, non e' punibile.

L'avvocato Milia ha chiesto per il suo assistito l'assoluzione perche' il fatto non sussiste dal reato di falso, il proscioglimento per il reato di omicidio e la conferma della misura di sicurezza della liberta' vigilata.

Per quanto riguarda invece il reato di falso, secondo l'accusa, Maravalle e la moglie, relativamente alla dichiarazione di disponibilita', presentata al tribunale per i minorenni dell'Aquila, all'adozione internazionale, con contestuale richiesta di relativa idoneita', avrebbero omesso di riferire e fornire notizie sui disturbi e sulla patologia psichiatrica di Maravalle.

I due medici, sempre secondo l'accusa, avrebbero invece attestato che il padre di Maxim era esente da difetti fisici e psichici, omettendo di rilevare l'esistenza di patologie.

I difensori di Patrizia Silvestri e dei due medici hanno chiesto per i loro assistiti il non luogo a procedere.

La decisione e' prevista per il 9 febbraio. Maravalle e sua moglie non erano presenti in Aula. 

"Sono state le stesse indagini a stabilire che nel caso della mia assistita non c'e' dolo. Il pm ha usato termini come sciatteria e negligenza, tutti ascrivibili al concetto di colpa".

Lo ha detto l'avvocato Aldo Moretti, difensore di Giuliana Iachini, medico del Servizio di medicina legale e del lavoro della Asl di Pescara, accusata di falso in concorso nell'ambito del procedimento davanti al gup del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, riguardante il caso del piccolo Maxim, il bimbo di origine russa ucciso nel sonno dal padre adottivo, Massimo Maravalle, la notte tra il 17 e il 18 luglio del 2014, a Pescara.

"La mia assistita - ha aggiunto l'avvocato Morettti - non conosceva i coniugi Maravalle. Li ha incontrati solo per dieci minuti e non sono state riscontrate ipotesi corruttive.

Manca il movente che in questi casi e' fondamentale per risalire al dolo e quindi all'alterazione del vero". Il legale, inoltre, ha operato una distinzione tra la posizione della sua assistita e quella dell'altro medico imputato nella vicenda sempre per il reato di falso: "Nell'altro caso - ha detto - si conoscevano le parti in causa e lo stato psichico di Maravalle, mentre la dottoressa non conosceva le parti". 


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