Un'altra istituzione da Chieti a Pescara: la Confindustria lascia palazzo dei Veneziani

La fusione sarà completata a fine settembre 2014

18 Dicembre 2013   11:23  

La crisi e la conseguente spending review fanno l'ennesima vittima tra le istituzioni, sia pubbliche che private, costringendo l'ennesimo ente a chiudere la propria sede di Chieti per contenere  costi, a discapito della tradizione.

La prossima a lasciare il capoluogo teatino sarà Confindustria, prossima ad abbandonare la storica sede di Palazzo dei Veneziano, sito in largo Teatro Vecchio, e così denominato poiché, al termine della Prima Guerra Mondiale, il Comune di Venezia chiese ed ottenne di portarvi i suoi documenti per allontanarli dal confine con l'Austria.

Con la scelta, praticamente d'obbligo, di contenere il più possibile i costi, Confindustria Chieti ha avviato lo scorso 5 dicembre il processo di fusione con Pescara, che verrà completato il 30 settembre 2014.

Dal punto di vista economico, la decisione non fa una piega, ma "a pagare il prezzo più alto di ciò è, come sempre, la città di Chieti, destinata ad impoverirsi ancora di più", come ha voluto far notare il costruttore teatino Teresio Cocco, tra l'altro autore nello scorso decennio della restaurazione di Palazzo dei Veneziani.

In una lettera aperta di protesta, indirizzata ai politici teatini, Cocco ha espresso il proprio malcontento per "il processo di metropolizzazione dell'area che, ancora una volta, si consuma ai danni della nostra città anche quando è in gioco un settore, quello dell'industria, per il quale i dati statistici confermano la rilevante superiorità della Provincia teatina rispetto a quella di Pescara", indirizzando frecciate "ai nostri giovani rampanti industriali che, pur essendo a capo della confederazione teatina, appaiono assolutamente ignari del passato e dei sacrifici di quanti diedero vita alla storica associazione degli industriali della Provincia di Chieti".

Non si è fatta attendere la replica del presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera: "C'è l'esigenza di ottimizzare le forze in un periodo di grande crisi, e non vi è più la possibilità di mantenere la sede di Chieti per il solo prestigio cittadino. Del resto, gli impiegati verranno tutelati, e le sedi di Vasto e della Val di Sangro, dove c'è la maggior concentrazione di industrie della Provincia, verranno mantenute".


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