Un capolavoro nascosto: Santa Maria dei bisognosi a Pereto

08 Marzo 2014   09:15  

Uno degli angoli d’Abruzzo meno conosciuti è quello che si mostra all’altezza di Carsoli nella Piana del Cavaliere , attraversata dall’antica valle Tiburtina Valeria e circondata da monti coperti di boschi e dolci pendii costellati di piccoli borghi ricchi di tesori artistici.

 

Si tratta del Santuario della Madonna del Monte , noto anche come Santa Maria dei Bisognosi che sorge a metà strada tra Pereto e Rocca di Botte in una posizione suggestiva tutta immersa nel verde. Il convento-santuario è ancora oggi molto venerato ed è meta di molti pellegrini. La chiesa possiede un grande tesoro artistico, oltre che devozionale e spirituale. Essa infatti conserva importanti e prestigiosi affreschi di tre diversi artisti, quali Jacopo di Arsoli, Desiderio da Subiaco e Petrus.

STORIA

La sua storia si rivela una suggestiva mescolanza di verità storiche e fantasie popolari. Secondo la tradizione, fu eretto proprio dagli abitanti dei due borghi nel 608 d.C. per custodirvi l'immagine della Madonna. Ma le leggende popolari nascono da fatti storici e vengono poi condite con elementi tratti da altre leggende. Una di esse narra che un mercante , forse abruzzese , tale Fausto Sivigliano , fosse per affari nella città spagnola di Siviglia, minacciata in quel tempo dall’invasione araba. Essendo in difficoltà economiche egli si recò in una chiesa per pregare una statua della Madonna molto venerata , ella lo consigliò di chiedere un prestito ad un ricco ebreo locale e così fece.

Durante la navigazione del ritorno una tempesta fece cadere in mare suo figlio Procopio. Disperato il padre invocò la Madonna implorando la grazia. Ella gli apparve e lo rassicurò dicendogli di tornare subito a Siviglia per recuperare quella statua dinanzi alla quale aveva pregato: essa era infatti in grave pericolo per via dell’imminente invasione degli arabi. La sua missione era quella di portarla in salvo con sé trasportandola in Abruzzo, suo figlio sarebbe così tornato sano e salvo. Fausto saldò nel frattempo il suo debito all’ebreo .

In malafede , questi finse dapprima di non aver ricevuto i soldi , ma poi spaventato dall’apparizione della vergine , confessò la verità si convertì e decise di seguire Fausto nel suo pellegrinaggio con la statua. Giunti per mare comprarono una mula per portare la pesante cassa contenente l’immagine della Madonna , saliti non senza fatica sul monte che sovrasta Carsoli l’animale morì dopo aver compiuto l’ultimo passo raggiungendo il luogo indicato dalla Vergine.

Nei giorni successivi Procopio riapparve miracolosamente sano e salvo e poté riabbracciare il padre che ormai non sperava più di poterlo rivedere in vita. Fausto decise di fondare in quel luogo un piccolo oratorio , portato a termine con sforzo dagli abitanti di Pereto e Rocca di Botte, fu l’occasione offerta dalla Provvidenza per rappacificare i due paesi.

Interpretando l’improvvisa fine del suo animale come un segno divino, Fausto decise di stabilirsi a vivere nei pressi dell’oratorio alloggiando dentro alcune cellette con i suoi compagni di viaggio.

 

Nell'attuale chiesa, che rimonta al secolo XIV, sono ancora oggi conservati la statua della Madonna e un antichissimo Crocifisso che si vuole fosse portato qui da papa Bonifacio IV di origini marsicane.

In origine vi si custodivano anche la cassa usata per il trasporto della statua della Madonna , il bastone da viaggio di Fausto le sue ossa e quelle dei compagni che venivano venerate come reliquie. Sono presenti inoltre una cospicua quantità di pitture che rappresentano, la Discesa dello Spirito Santo e la Resurrezione; la Sepoltura di Gesù, Daniele profeta, San Gioacchino, la Madonna col Bambino e Santa Elisabetta; nella parete attigua alla sagrestia notevoli gli affreschi raffigurano l'Annunciazione, il Presepio, l'Adorazione dei Magi e la Visitazione.

AFFRESCHI DELLA CAPPELLA

Ma la particolarità di questo luogo di culto è la Cappella annessa al Convento della Chiesa nucleo costitutivo della chiesa primitiva, restaurata nel 1488. Le pareti e in particolare la volta sono interamente decorate di affreschi e pitture e , anche se da un lato le decorazioni sono danneggiate dal tempo, raffigurano personaggi , visi , architetture che tengono il visitatore meravigliato a testa in su . Sulla cornice in basso si legge la dedica in latino dell’autore delle pitture.

Il loro livello artistico non è eccelso e anche lo stato di conservazione è abbastanza compromesso, ma il loro insieme offre un suggestivo colpo d'occhio sull'arte sacra a cavallo di alcuni secoli.

Gli affreschi, che vengono attribuiti a quattro distinti artisti di epoche diverse, colpiscono per i vivi colori e i volti dalla particolare fisionomia ; l’enigmatico taglio degli occhi , la bocca stretta e carnosa rendono affascinanti questi visi di stile semplice e popolare. Sulla sinistra si vede ancora un Gesù flagellato, una bella immagine della Madonna in trono con Bambino e S. Caterina; gli Evangelisti si affacciano dalla volta.

La Sala grande rettangolare, nonostante i danni del tempo e le mancanze dovute all’apertura di porte gli affreschi offrono un emozionante colpo d’occhio. Una lama di luce proviene da una delle due piccole finestre e illumina in modo suggestivo le pitture delle pareti ; sulla sinistra un San Sebastiano sembra osservare stupito il visitatore.

I dipinti più antichi vennero realizzati da Jacopo di Arsoli, un pittore molto attivo nella prima metà del Quattrocento, come testimonia un'iscrizione a caratteri gotici ancora presente nella chiesa.

Il suo lavoro venne in seguito raschiato ed in parte coperto, intorno al 1488, da quello di Desiderio da Subiaco con le Storie di Maria, al quale si affiancò un pittore del quale è noto solo il nome, Petrus, che dipinse sulla parete est l'immagine di S. Anna e quella della Madonna con il Bambino. Parallelamente un altro misterioso artista, noto come Maestro di Farfa, dipinse S. Rocco e S. Sebastiano sui pilastri interni dell'arco d'ingresso, le Storie di Maria sulla volta ovoidale e quattro episodi della leggenda di Fausto Sivigliano sulle pareti, di cui oggi se ne conservano solo due: l'arrivo della mula cavalcata da Maria e Gesù e Fausto che, miracolosamente dopo numerose peripezie, ritrova Procopio.

Nella sala principale sopra l'ingresso, campeggia quella del grande Giudizio Universale con la raffigurazione dell'Inferno e la rappresentazione di un mostruoso Satana con tre teste e bocche fameliche aperte anche sulle ginocchia, che divora le anime peccatrici.

Gli affreschi sono degni di particolare considerazione sia per l'espressione artistica che per la singolare concezione delle pene inflitte ai dannati. Infatti si possono notare i dannati che vengono ingoiati da Satana che, dopo averli digeriti, li evacua in forme varianti secondo la colpa commessa; i superbi, forse perché più somiglianti degli altri al re dell'Inferno, riescono integri come sono entrati nella bocca di lui.

Gli innumerevoli prodigi operati dalla Madonna dei Bisognosi, dei quali fanno menzione gli storici, hanno comunque richiamato col passare del tempo, intorno al suo altare un'infinità di devoti.

Questa grande devozione non è mai venuta meno tra le popolazioni locali, ma anzi, è sempre più crescente. Essa ha dato luogo a manifestazioni di fede veramente indimenticabili, come ad esempio la cosiddetta «peregrinatio Mariae», giro trionfale in cui la gloriosa immagine della Madonna dei Bisognosi, trasportata nei paesi del Carsolano, riceve un unanime e fervido omaggio dalle popolazioni imploranti i suoi carismi.

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli

 


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Santa Maria dei Bisognosi
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