Università, Codacons, su test ingresso intervenga ministro

30 Aprile 2014   11:58  

Sui test d'ingresso alle facoltà universitarie il Codacons ha deciso di scrivere al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, denunciando il fatto che "i test sono oggi mantenuti esclusivamente per una mancanza di fondi, ossia per l'incapacita' delle nostre universita' di gestire un numero elevato di iscritti".

Per l'associazione, si legge in una nota, e' "solo una questione di soldi. Le poche risorse a disposizione delle universita', la condizione delle aule, consentono di gestire in modo efficiente solo un numero limitato di matricole.

Da qui i test! Ufficialmente nati e mantenuti - prosegue il Codacons - per calmierare le professioni, oggi sono confermati, infatti, senza alcuna valutazione del fabbisogno sociale di medici o dentisti". 

"Se il Governo Renzi intende davvero investire nella scuola, deve come primo atto eliminare i test di ammissione", ha ammonito il presidente del Codacons, Marco Donzelli, "che la scuola non sia aperta a tutti, solo perche' non si devono superare i posti disponibili, e' assurdo e inaccettabile, oltre che incostituzionale. Semmai, va fatto come in Francia, dove la selezione avviene nel primo anno di universita'.

Le matricole del corso di medicina devono finire il primo anno avendo sostenuto tutti gli esami". In questo modo, prosegue nel suo ragionamento, "la selezione avviene sulla base di reali meriti e non sulla base di una prova irregolare e priva di senso logico. Resta, infatti, inspiegabile perche', per valutare uno studente, contino di piu' 60 domande in 100 minuti rispetto a un percorso di studio di 5 anni che si conclude con l'esame di maturita'".

Il Codacons, intanto, prosegue con la sua battaglia legale e invita gli studenti che il 12 maggio scopriranno di non aver superato i test d'ingresso a aderire al ricorso al Tar del Lazio che l'associazione sta preparando, dopo la vittoria dello scorso anno, quando in centinaia furono riammessi alle prove di ammissione.

Alla base del ricorso di quest'anno, oltre alle violazioni del principio di libero accesso alle professioni, del diritto allo studio sancito dall'art. 3, 33 e 34 della Costituzione, del principio di imparzialita' di cui all'art. 97 della Costituzione, anche l'anticipo del test ad aprile "che ha finito per discriminare gli studenti che stanno preparando gli esami di maturita' rispetto a chi non e' stato ammesso lo scorso anno", conclude la nota.


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