Uno di noi. Storia di Francesco

La coppia come “madre” del mondo

27 Marzo 2010   18:32  

Francesco ha una settantina d’anni. Forse qualcosa in più. E’ un signore alto, discreto, silenzioso. Da qualche anno è in pensione e la sua vita è cambiata. Molti di voi immagineranno uno scenario triste, statico, una serie interminabile di giorni tutti uguali. Un po’ come in quei film dove la fine dell’attività lavorativa viene rappresentata attraverso le immagini dell’inverno, del camino acceso e della coperta a quadri sulle ginocchia stanche.

Questa volta però la storia è diversa, e vale la pena raccontarla. Perché chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza è umano, ma farlo davanti alla felicità … imperdonabile. Contrariamente a quanto l’incipit di questo articolo possa aver suggerito alla vostra fantasia, questo è un racconto sulla realizzazione di un sogno. Un sogno strano, difficile da capire, particolarissimo.

Francesco infatti non ha alcun bisogno di sognare. Ama sua moglie. Dopo 50 anni di vita in comune addormentarsi insieme a lei è ancora un miracolo. Qualche notte gli capita di svegliarsi e di vederla accanto a sè la sua legittima sposa, ogni volta sgrana gli occhi, si sconvolge, si sente turbato.

“Sta accadendo davvero?” pensa tra sé e sé, “è reale questo letto a due piazze che ci accoglie ogni notte?” si domanda genuino, “merito davvero la sublime fusione umana che questo essere mi ha concesso per tutta una vita?”…

Ogni volta si riaddormenta sorridendo, pervaso da un sottile senso di mistero. La coppia è un mistero. Non si spiega. È l’origine di tutto.

Non che per i due coniugi la vita sia stata facile. Al contrario. Ma si sono amati e  ancora si amano, talmente tanto da superare ogni ostacolo, e da concedersi lo spazio di una vita per farlo.

Ad esempio Francesco e sua moglie non hanno avuto figli. Un dolore grande. Un senso di vuoto dentro di lei, una mancanza di scopo dentro di lui. Ma la coppia è talmente traboccante d’amore che lentamente ha preso a far da mamma al mondo.  Gli animali, l’ambiente, i giovani persi per strada, i malati, tutti sembrano aver bisogno di Lei e ogni volta la cosa è reciproca.

Tant’è che un giorno Francesco va al supermercato e chi vi incontra? Il suo vecchio –amatissimo- ex professore ultraottantenne. I due si riconoscono e chiacchierano a lungo. Il primo emozionato, il secondo talmente ricurvo da dover ruotare quasi completamente la testa per poter parlare con l’ex alunno e discepolo.

Il vecchio è solo e senza figli. Una vita spesa ad insegnare e a fare la cosa giusta, in mezzo a tante altre che oggi gli sembrano tutte sbagliate. Ma mentre il prof. snocciola vita morte e miracoli di un’intera esistenza votata al sapere, nella mente di Francesco qualcosa prende a girare vorticosamente, tanto da renderlo confuso. Ha fatto un pensiero. Un pensiero parecchio strano. Quasi si vergogna per quanto è strano.

Gli è successa una cosa chiamata “ascesi”, che in breve significa rinunciare a qualcosa per ricevere un dono grandissimo. Come quando si sveglia di notte e gli sembra di veder la moglie per la prima volta, guarda il suo vecchio insegnante e gli sembra di aver camminato una vita solo per quell’istante: “lei è solo. Venga a vivere con noi”.

Il mondo si ferma. Tra i due uno sguardo gravido di interrogativi, il silenzio profumato di una promessa mantenuta, di una lezione appresa, di una soglia varcata.

Il giorno dopo sono tutti e tre riuniti nel salotto di casa. Parlano, discutono, si raccontano animatamente. Il caffè sta salendo, la stanza del professore è pronta. La moglie di Francesco ha già sistemato le sue cose dentro un vecchio armadio di noce che da anni implorava di essere occupato.

Vivono a Pescara. Sono veri. Sono come noi. Chiudere gli occhi di fronte al dolore è umano, voltare le spalle alla felicità, come dire di no a Dio.

 

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 


 


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