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C’è un tempo, quando la necessità lo impone, in cui ognuno di noi deve assumersi la responsabilità di dire quello che pensa attraverso la critica ed il dissenso.
La critica ed il dissenso, quando esercitate nella giusta modalità, sono manifestazioni tipiche dell’intelligenza e contribuiscono a migliorare la società, sono elementi indispensabili per la costruzione di un futuro migliore.
Generalmente sono parte di una cultura progressista, inclusiva e democratica.
Sono espressione tipica delle giovani generazioni ma nello stesso tempo appartengono ai diritti fondamentali di ogni cittadino.
E se la ricchezza di un paese sono le giovani generazioni, nessun governo al mondo ha il diritto di reprimere, le inquietudini, le ansie, le aspettative che si esprimano attraverso critica e dissenso dei giovani.
Oggi in Venezuela il movimento studentesco manifesta tutto il suo malcontento per la situazione sociale ed economica che sta attraversando il paese in modalità critica e attraverso il dissenso.
Le proteste iniziate il 12 febbraio in maniera spontanea e pacifica sono andate via via crescendo ed hanno coinvolto anche altri settori della società civile.
Non mancano le infiltrazioni dei violenti nelle manifestazioni, ma questo non giustifica la dura repressione che il governo attua in maniera indiscriminata e quasi sempre nei confronti degli studenti che stanno pagando il prezzo più alto in termini di vite perdute.
Giovani vite spezzate, soffocate, violentate e spesso regalate alla violenza, per sordità, indifferenza, intolleranza, cecità.
Una cecità che non permette un confronto serio tra le parti, che non rende possibile l’unico percorso che eviti la perdita di ulteriori vite umane, il dialogo.
Essere “rivoluzionari” implica la predisposizione all’accettazione della critica, essere capaci di raccogliere le inquietudini e di canalizzarle positivamente con la comprensione.
Ed Allora perché il governo affida ai “colectivos” o ai “motorizados” il compito dell’ordine pubblico? Perche si lasciano agire indisturbati sapendo che operano al di fuori di ogni legalità? Perche lo stato rinuncia a riportare e contenere in un ambito legale il dissenso con gli strumenti (polizia ed esercito) che ha a disposizione?
Intanto si continua a versare nelle strade il sangue di giovani vite, oggi nelle prime ore dell’alba a Maracaibo un proiettile, probabilmente sparato dalla polizia, ha stroncato la vita di Roberto Annese, studente di giurisprudenza.
Quanti altri ancora perché si fermi la violenza?
Gianfranco Di Giacomantonio Caracas-Venezuela
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