Venezuela: Un’agonia senza fine di un paese e dei suoi cittadini

La fame padrona del 4° paese produttore di petrolio nel mondo

18 Giugno 2016   17:00  

Come in un macabro gioco di prestigio il governo venezuelano adotta misure per far scomparire le enormi file di gente in cerca di cibo che si formano davanti ai supermercati.

Senza dubbio le migliaia di persone che ogni giorno sostano pazientemente per ore davanti a qualsiasi attività commerciale che venda alimenti non rappresenta una buona pubblicità per un governo che continua a ripetere che non esiste emergenza nel settore alimentare, come in quello della salute e tantomeno per quello che riguarda la sicurezza personale.

E’ da queste considerazioni,  più che da un’azione che possa risolvere il problema della drammatica assenza di cibo che nasce l’ultima trovata governativa per il settore alimentare vietando per decreto la vendita a prezzo controllato nei supermercati.

L’ordinanza prevede che dal 3 giugno i prodotti a prezzo calmierato, che sono poi gli unici che si possono comprare, se non si guadagna abbastanza per pagare tutto ciò che il mercato nero offre, saranno distribuiti ogni quindici giorni dai CLAP, comitati di base vicini al partito di governo che avranno l’incarico di portare le borse di alimenti, preparate appositamente, direttamente a casa delle famiglie.

Inizia così quella che potrebbe essere ben definita come l’era della  “dieta governativa” che lascerà molte vittime per denutrizione tra i non sostenitori dell’attuale governo, come già dichiarato pubblicamente dal deputato del PSUV Diosdato Cabello “nemmeno l’acqua sarà data ai nostri oppositori”.

Certamente però il nuovo provvedimento un qualche effetto lo sortirà e non sarà sicuramente positivo, dando maggiore vigore al già fiorente mercato nero.

Le associazioni che rappresentano i commercianti si sono fatte sentire denunciando senza mezzi termini questa ulteriore misura, che ha più relazione con un gioco di prestigio, come peraltro la costituzione del ministero dell’agricoltura per lo sviluppo degli orti urbani, l’istituzione del ministero della massima felicità, gli annunciati quattordici motori propulsori di una nuova economia, fusi ancora prima di essere avviati.

La situazione è sempre più vicina ad una esplosione sociale di dimensioni incalcolabili e le prime avvisaglie si sono viste in questi giorni in vari punti caldi del paese.

In uno di questi, la cittadina di Cumanà nello stato Sucre, saccheggi per fame, sciacallaggio, repressione violenta della polizia che ha causato almeno tre morti tra i manifestanti, blocco totale di ogni attività con la popolazione alla fame senza cibo e medicine è la dimostrazione di quello che potrebbe succedere a breve su scala nazionale.

 Uno sbocco pacifico si potrebbe trovare nella realizzazione del referendum revocatorio previsto dalla costituzione vigente e che da la possibilità di mandare a casa il Presidente a metà mandato, ma osteggiato sempre più pretestuosamente dal governo, che continua a reprimere qualunque voce dissenziente con la violenza dei colectivos (gruppi di civili armati) che scorrazzano indisturbati in tutte le manifestazioni di protesta.

Anche la comunità italiana presente nel paese soffre tutte le difficoltà del momento, nonostante l’appoggio che la nostra sede diplomatica, tra le tante limitazioni in cui deve muoversi, riesce a dare ai cittadini delle fasce sociali più deboli.

Con un popolo affamato, senza medicine, accerchiato dalla delinquenza organizzata e sempre più isolato internazionalmente, ieri anche Lufthansa dopo Alitalia e numerose altre compagnie aeree del mondo ha interrotto i suoi voli a Caracas,  l'unica possibilità che si riesce ad intravedere senza alcun dubbio è un futuro a dir poco incerto e con esso la destabilizzazione definitiva dell’ordine sociale, politico ed economico del paese.

 


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