Violenza a Scuola. Piccoli studenti si raccontano

Il convegno romano sul bullismo

19 Marzo 2010   18:39  

“La scuola? Sarebbe bella se non avessi paura dei compagni”. E’ la risposta di alcuni piccoli studenti italiani alle prese con la quotidiana lotta al bullo, quello che ti perseguita tra un’ora e l’altra di lezione (approfittando dell’assenza dei docenti), negli spogliatoi della palestra, angusti spazi dove il denudarsi può giocare brutti scherzi, nell’intervallo per la colazione, ristretto quarto d’ora in cui una merenda non ceduta può costare minacce, schiaffi e spintoni.

Le forme di aggressività espresse e subite nella scuola italiana costituiscono il tema centrale dello studio condotto dall’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Salesiana. Presentata ieri a Roma, la ricerca è stata descritta nello spazio di un convegno ad hoc intitolato “Bullismo e dintorni”, nel corso del quale sono state prese in esame tutte le forme di violenza rilevate da studenti e addetti ai lavori nelle aule scolastiche dello Stivale.

Presenti all’incontro alcuni esperti nazionali del settore, come Anna Oliviero Ferraris, psicoterapeuta e docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza, Marco Maggi, consulente educativo e formatore, nonché responsabile del progetto nazionale “Smonta il bullo”, Luca Pisano, psicologo, psicoterapeuta e ricercatore, Daniele Fedeli, docente di psicopatologia clinica presso l’Università di Udine, e naturalmente il direttore dell’Istituto di Psicologia sopraindicato, padre Zbigniew Formella, organizzatore del convegno e autore di svariati testi universitari su bullismo e disagio giovanile.

L’INDAGINE

Condotta dal professor Carlo Ricci, psicoterapeuta e ricercatore dell’Università Salesiana di Roma, l’indagine si è basata sull’ascolto di 1.661 studenti di entrambi i generi ad oggi frequentanti le scuole del Paese, dei quali 717 iscritti ad istituti pubblici e 944 presso scuole private. Le fasce d’età prese in esame dai ricercatori vanno da 8 a 10 anni per le elementari, e da 11 a 14 per le medie.

Dallo studio è emerso che il 45,9% dei bambini intervistati va a scuola “abbastanza volentieri”(soprattutto i maschietti), il 36% trova il recarvisi “stimolante” in quanto luogo d’incontro con i gli amici, mentre solo il 22,9% collega il recarsi quotidiano nei luoghi d’istruzione con la possibilità di “imparare tante cose”.

Sebbene faticare non piaccia ad alcuno(tantomeno ai bambini), e numerosi siano i docenti alle prese con continui aggiornamenti e sforzi sovrumani per interessare le esigenze di platee sempre più facili alla noia, si tratta di risultati che potrebbero indicare schemi e strategie didattiche ancora poco coinvolgenti e creative.

Ma è la domanda “cosa ti piace meno della scuola” a generare le perplessità maggiori. La risposta di quasi la metà dei bambini e preadolescenti ascoltati(il 42,3%) è stata infatti “il comportamento di alcuni compagni”, lasciando intendere ai ricercatori la presenza di elementi di vero e proprio disturbo all’interno delle rispettive classi  e scuole di appartenenza.  Approfondendo il dato alla luce delle differenze di genere, emerge che il 52% di quanti hanno fornito tale risposta è di sesso femminile, mentre il 33,3% di sesso maschile.

In merito ai comportamenti ritenuti offensivi o molesti dai soggetti intervistati troviamo un 22,6% cui non piacciono i pettegolezzi(23,3% femmine, 22,9% maschi), un 20,5% che non sopporta manifestazioni violente come gli spintoni(22,4% femmine, 18,9% maschi), e un 15,6% che si ritiene fortemente infastidito dal turpiloquio. Ma a fare le spese di un vero e proprio accanimento comportamentale sembrano essere i bambini e i ragazzini stranieri. Della percentuale insita nel campione ben il 52,5% si descrive come oggetto di molestie da parte dei compagni di scuola.

NATURA DELLE PREPOTENZE

Equamente distribuito tra femminucce e maschietti circa l’83,2% del campione è stato testimone o è venuto a conoscenza di atti di violenza verbale, il 74,7% di esclusione, il 67,2 di violenza fisica(69,6% maschi, e a sorpresa un 64,9% in rosa), e il 60% di danni o furti. Dati che evidenziano una forte e consapevole percezione del bullismo anche da parte dei più piccoli.

Esaminando più a fondo i dati  riguardanti la domanda sulla percezione delle prepotenze verbali, si scopre che le forme più ricorrenti di tale forma di bullismo sono le prese in giro(45,4% degli intervistati), il turpiloquio(25,7%), e gli insulti(20,1%).

Il 40,8% del campione afferma di aver visto i propri compagni prendere a calci altri bambini, mentre il 35,8% sostiene di aver visto volare schiaffi nei confronti di quelli più indifesi e timidi. Nel 39,5% dei casi di violenza fisica è un insegnante a intervenire, mentre solo il 19,9% degli intervistati racconta di aver visto un compagno intervenire in difesa della vittima. Si tratta di realtà che sostanzialmente hanno luogo tanto nella scuola pubblica quanto in quella privata cattolica.  

SEI MAI STATO VITTIMA DI BULLISMO?

Il 41,6% ha risposto “spesso”, mentre il 9,9% del campione ha dichiarato di essere stato “spesso” attore di molestie e atti di bullismo, a fronte di un 50,9% che ha ammesso di aver compiuto tali atti solo raramente. Leggendo il dato per genere si nota che il bullo è maschio al 67,5 % e femmina al 32,5%.

Nell’ambito del bullismo maschile troviamo molestie più dirette ed esplicite, come ad esempio il provocare dolore a un compagno, a differenza delle femminucce maggiormente inclini alle forme più indirette di violenza, come l’esclusione e lo scherno.

Tra i bambini stranieri il 49,2%(29 su 50) è stato vittima di episodi di bullismo, mentre solo 8 su 59(13,6%) si sono definiti bulli. Nel caso di questi piccoli studenti notiamo come le prepotenze subite siano costituite soprattutto da insulti(35,6% dei casi), esclusione(25%) e derisione(23,8%).

Quando il bambino non viene educato a sufficienza al rispetto della diversità, il divario culturale può innescare comportamenti molesti. La percentuale di bambini stranieri più o meno frequentemente oggetto di dispetti si aggira intorno al 42,4%, dato abbastanza distante dal 27,2% riscontrato nel resto degli intervistati.

Per quanto riguarda il numero delle vittime di bullismo non si evidenziano particolari differenze tra elementari statali e istituti privati cattolici: su 397 bambini iscritti alla scuola pubblica sono 186 i soggetti dichiaratisi oggetto di violenze da parte di compagni bulli, a fronte della proporzione 161 su 438 riscontrata nella scuola cattolica. Se il numero delle vittime di molestie da parte dei compagni rimane costante nell’ambito delle due diverse realtà scolastiche, è il dato relativo ai bulli a differire dal pubblico al privato. Nelle scuole statali ci sono più bulli(50 su 397, ossia il 12,6% dei casi, a fronte di un 7,5% riscontrato negli istituti cattolici). Prova di quanto sia necessario un impegno scuola-famiglia sul fronte della morale e dell’etica da trasmettere ai più piccoli.

I servizi precedenti:

Insegnare oggi. Il decalogo di Tonio

Bullismo e scuola. Intervista alla maestra Bianca

Famiglie e studenti. L'importanza del dialogo

Non solo bulli. Storia di Maria Chiara e Mattia


 

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 


 


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