Centri storici, il tempo si è fermato

di Sergio Nannicola

15 Aprile 2010   19:07  

All’Aquila non è iniziato ancora nessun restauro nella città storica ne tantomeno è stata ricostruita o recuperata la città fuori dalle mura. Ad oggi l’opera del Governo si è concentrata sull’emergenza dei soccorsi e sulla costruzione selvaggia di condomini che hanno dato “vita” a borgate sparse nelle campagne, che comunque ospitano e ospiteranno per anni circa quindicimila persone sugli oltre centomila abitanti del comprensorio.

Le Istituzioni deputate alla ricostruzione (prima il governo centrale, oggi i commissari locali), hanno escluso e continuano ad escludere qualsiasi forma di partecipazione attiva da parte dei cittadini, evitando accuratamente il coinvolgimento delle persone, anche in veste di professionisti che offrono a titolo gratuito la loro opera. L’aria che tira da queste parti non è certo delle migliori, visto che di fatto non esiste ancora un piano complessivo di ricostruzione razionale e condiviso.

Del resto non è neanche realisticamente possibile credere che l’intera popolazione sia oggi soddisfatta di come stiano andando le cose, anche se l’unico grido di dolore che si alza dal cratere è quello del “popolo delle carriole”.

I centri storici continuano ad essere fermi, bloccati, ingessati, imbalsamati per dirla con l’arch. Cervellati, e all’orizzonte di tutto ciò si percepisce solo un tempo fermo indefinibile da sopportare. La città e il suo tessuto sociale non esiste più. Tutto il resto si muove lentamente o velocemente a secondo dei casi, lasciando comunque intuire che ciò che si va realizzando sul territorio è frutto più di un istinto disorganizzato che di una visione pianificata.

I primi segnali di una ricostruzione che ancora non c’è non lasciano dubbi o se volete ne sollevano fin troppi, viste le procedure e le soluzioni che si vanno via via adottando di volta in volta nei settori più diversi.

Alcuni giorni orsono la mia amica artista Lea Contestabile chiedeva pubblicamente con una lettera aperta al nostro sindaco, quali fossero i criteri e le procedure adottate nella scelta e nella sistemazione delle opere d’arte destinate ad abbellire e a far rivivere qualche angolo della città, niente di trascendentale quindi. Ad oggi nessuna risposta è stata data. Probabilmente anche queste “elementari” modalità rientrano nel calderone del “segreto di stato” oramai utilizzato “strategicamente” dal sindaco e dai medesimi commissari, per tirarsi fuori dall’imbarazzo di dichiarazioni pubbliche avventate e per combattere e controllare meglio l’umore della popolazione, visto che anche della stessa ricostruzione è meglio non far sapere nulla in anticipo. Pena la rivolta popolare?...

Se queste sono le premesse della rinascita rimane assai difficile immaginare un futuro migliore del presente, per questo duole ancor di più dover rimandare ai posteri l’ardua sentenza.

*Sergio Nannicola, artista e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano

S. N. - disegno tratto dal diario personale.


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