Crolli del terremoto, si apre il processo per l'edificio di via XX Settembre 123

08 Novembre 2011   15:45  

Con l'audizione dei primi testi del pubblico ministero, ha preso il via stamane il processo riguardante il crollo del palazzo di via XX Settembre, al civico 123, dove morirono cinque persone e in cui l'unico indagato per omicidio colposo plurimo e disastro colposo e' il collaudatore statico, Leonardo Carulli, di 85 anni.

Accuse che in verita' sono state ravvisate anche per altre 2 persone che sono decedute. I primi testi sentiti, sono stati i parenti delle cinque persone morte a seguito del crollo della palazzina. Di queste, le piu' toccanti sono state due. La prima riguarda Roberta Golia che ha raccontato come i suoi genitori anziani usciti insieme ad altri condomini dallo stabile dopo la forte scossa delle 23, fossero stati invitati a risalire nell'appartamento da "persone in divisa su una camionetta perche' a loro giudizio ostacolavano la circolazione stradale di via XX Settembre".

Poi e' stata la volta di Ilaria Carosi che nel crollo dell'edificio ha perso la sorella. "Nella scossa del 30 marzo - ha raccontato la teste - mia sorella si era accorta che su una porta vi erano delle piccole lesioni. Per avere maggiore sicurezza, aveva anche avvertito l'Ater, proprietaria dell'immobile sentendosi dire dall'Ente che non era sua competenza intervenire per operare la riparazione".

Successivamente e' stato sentito l'ispettore del Corpo forestale dello Stato, Giuseppe Dante che per conto della Procura ha svolto il lavoro di individuazione e sequestro delle carte tecniche ed elaborati degli edifici crollati. Infine e' stata la volta dell'ispettore superiore della Polizia di Stato, Umberto Lorenzetti incaricato di effettuare insieme ai colleghi della Scientifica il sequestro e le fotografie degli elementi strutturali degli immobili crollati a seguito del sisma del 6 aprile del 2009.

L'udienza e' stata aggiornata il 2 Marzo 2012.

In qualita' di collaudatore statico delle strutture portanti dell'edificio, Carulli "non avrebbe adempiuto correttamente agli obblighi derivanti dall'incarico ricevuto. Non avrebbbe accertato il rispetto della distanza minima delle staffe e lo spessore dei copriferri; infatti le strutture avevano una quantita' di staffe inferiore al minimo imposto dalla normativa all'epoca vigente e con copriferro insufficiente; non ha rilevato la realizzazione delle strutture in maniera rispondente alle prescrizioni".

Sempre a Carulli, l'accusa contesta di aver rilasciato il certificato di collaudo statico in base ad un'unica prova sui materiali, in particolare sui calcestruzzi eseguita sul quarto piano della struttura. Ma le colpe non sarebbero solo sue. Il crollo del palazzo sarebbe stato comunque causato anche ad altri errori attribuiti ai due tecnici deceduti. Il direttore dei lavori negli anni 1957-1960, avrebbe consentito la realizzazione delle strutture portanti dell'edificio con una quantita' di staffe inferiore a quanto stabilito dalla normativa all'epoca vigente e con copriferro generalmente insufficiente.

Il direttore dei lavori avrebbe consentito "l'impiego di materiale costruttivo scadente, calcestruzzo di scarsa qualita', fortemente disomogeneo, con resistenza minima particolarmente bassa e in complesso di qualita' mediamente inferiore rispetto alle assunzioni progettuali e delle prescrizioni del Capitolato speciale di appalto; egli consentiva la realizzazione di strutture portanti dell'edificio in assenza delle prescritte prove sui materiali da parte di laboratori ufficiali: in particolare risulta agli atti una unica prova sui calcestruzzi eseguita sul quarto piano della struttura".

L'ingegnere titolare dell'impresa esecutrice e redattore dei calcoli strutturali (anche lui deceduto) e' accusato "di non avere redatto il progetto strutturale esecutivo e realizzava strutture portanti dell edificio non rispondenti alle prescrizioni. In particolare una delle travi del piano rialzato non risultava ancorata in alcun modo alla struttura verticale (parete-pilastro)".

A seguito del terremoto altri inquilini erano riusciti a scappare facendosi largo tra i sassi ma riportando traumi indelebili sotto il profilo psicologico.


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