Giro di Vite sulle Delocalizzazioni Post Sisma. Niente Sconti e Mano Dura del Comune

29 Giugno 2016   05:00  

Giro di vite del comune sulle delocalizzazioni. L’assessore Pierluigi Mancini e il dirigente Lucio Nardis hanno deciso di intervenire su questa formula, attuata per agevolare la ricollocazione momentanea post sisma: si tratta, in pratica, di tutte quelle attività collocatesi in locali non commerciali. Inizialmente venne concesso un tempo di tre anni, rinnovabili per altri tre. Ora il comune chiede di produrre un documentazione per usufruire di eventuali ulteriori deroghe. Per ottenere una proroga di altri tre anni, è sufficiente presentare un atto dimostrativo (contratto o titolo di proprietà) della disponibilità del locale dove l’attività aveva sede ante sisma e gli estremi della pratica per la riparazione dell’immobile, al fine di dimostrare che l’edificio non sia agibile.
Diversamente il comune concede sei mesi di tempo per tornare nei locali originari e tre per ripristinare la situazione precedente, rimuovendo eventuali manufatti a carattere temporaneo.
Un’attenzione particolare viene dedicata a coloro i quali hanno i locali agibili, ma inutilizzabili a causa dei lavori per il ripristino dei sotto servizi: a questi la proroga è concessa fino a fine lavori, al termine dei quali saranno tenuti anche loro a tornare in questi ultimi, ripristinando lo status ante.
Questo intervento non rientra nell’annosa questione delle “casette”, manufatti spesso lignei, o container in altri casi, che pullulano in città dentro giardini o su terreni agricoli, ma è comunque una dichiarazione di intenti: il comune vuol fare ordine, iniziando a rimuovere quel che è possibile. Da un’altra parte, però, ci sono i commercianti: sono tra le categorie maggiormente danneggiate del sisma, poiché non solo non hanno usufruito di alcun aiuto, ma sono stati costretti a sobbarcarsi di ulteriori spese per poter continuare a lavorare. Spese che, troppo spesso, non sono rientrate. Ora si impone loro di tornare in locali che si trovano in zone che non presentano una convenienza dal punto di vista commerciale: la maggior parte, infatti, aveva sede in centro storico, dove l’utenza è sì presente, ma solo per alcuni settori. Altri ne sono totalmente esclusi.

Massimiliano Laurenzi
Twitter: @max_laurenzi


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