Il film "Comando e Controllo": il 25 anteprima a L'Aquila

Il terremoto visto da dentro

23 Aprile 2010   18:02  

Il grande show del terremoto (regia della Protezione Civile)
di Gabriella Gallozzi
di L'Unità

Tra le macerie de L’Aquila. Le tendopoli, i «recinti» invalicabili anche per chi vorrebbe solo volantinare. I comitati dei cittadini che si interrogano sull’«esproprio» della loro città. Le testimonianze sul potere «straordinario» della Protezione civile. La santificazione di Guido Bertolaso. E su tutto, come la definisce qualcuno, «quella bolla di cristallo che non permette di far uscire la verità». Ossia, il gigantesco reality show messo in scena dai media ufficiali per raccontare all’Italia il «miracolo» della ricostruzione. C’è tutto questo in "Comando e controllo" , uno stato d’emergenza, il documentario di Alberto Puliafito che si propone con coraggio come una sorta di backstage della grande messa in scena mediatica voluta dal governo. Un «dietro le quinte», diciamo così, dettagliato e puntuale che, affidandosi all’inchiesta giornalistica, svela, per dirla con Naomi Klein, la cosidetta Shock economy: quel capitalismo dei disastri che sfrutta cinicamente le emergenze per arricchirsi senza regole. Basandosi in primo luogo sul ferreo controllo dell’informazione e dei cittadini.

Ecco, L’Aquila del post terremoto è il primo esempio di «shock economy» all’italiana, spiega il regista, «un modello di gestione del potere autoritario, ma dal volto gentile che si sta imponendo nel nostro paese. È il capitalismo dei disastri che si fonda sulla definizione dello stato di emergenza. Un potere che può agire in deroga alle leggi per un terremoto come per i Mondiali di nuoto e per i grandi eventi, dietro ai quali gira una montagna di soldi e interessi. E il normale vivere democratico può essere gestito in “deroga”».

Nato a Torino nel ‘78 Puliafito ha già esperienza di inchieste nel sociale, culminata con Yes We Camp, un documentario del 2009 girato a l’Aquila, dove ha vissuto per otto mesi nelle tendopoli. Seguendo in prima persona gli eventi, ha trovato naturale proseguire con questo nuovo lavoro autoprodotto e presentato in anteprima a New York lo scorso 6 aprile, anniversario del terremoto, lontano dall’Italia «per evitare strumentalizzazioni e polemiche», racconta. Mentre ha scelto il 25 aprile, data della Liberazione, per l’anteprima del film proprio a L’Aquila. La materia è incandescente. A partire dal titolo che non è una fantasia orwelliana , ma il nome che la Protezione civile ha dato al quartier generale a L’Aquila. Lo vediamo nei cartelli stradali: Di.Coma.C., abbreviazione di Direzione di Comando e Controllo. A chiarire meglio il concetto un testo della Protezione civile, il cosiddetto «metodo Augustus», spiega testualmente come affrontare le emergenze: «se la controparte istituzionale sarà sufficientemente autorevole e determinata, la maggior parte dei cittadini sarà disponibile ad abdicare alle proprie autonomie decisionali».

Detto fatto. A partire dal controllo dell’informazione. I servizi del Tg5 mostrano la riapertura dei negozi nel centro storico, dicendo che per l’occasione il consiglio comunale si è riunito in piazza. Ma la realtà è ben altra: le macerie sono tutte ancora lì. Riaprono solo due negozi, come testimoniano i cittadini e il Consiglio si è riunito in piazza per protesta. «L’Aquila è morta», spiega una donna, «nonostante le bugie dei media». «Ma è possibile che devo fare controinformazione via mail?», s’interroga un’altra cittadina. Sono tante le testimonianze degli aquilani raccolte. C’è la signora anziana che parla di tutto quel cibo, anche troppo, arrivato nelle tendepoli. «Un benessere immediato ed eccessivo», spiega qualcuno, «che ci ha quasi narcotizzato, facendoci sentire come ospiti».

Nessuno poteva cucinare nelle tendopoli. Tutto veniva servito. Ancora oggi, racconta il regista, «ci sono sfollati che vivono in una caserma dove nessuno può cucinare. È un assistenzialismo a 360 gradi» che impedisce alla cittadinanza di riprendere in mano il proprio territorio. È il modello del «comando e controllo». E questo denuncia il film. La gestione delle emergenze abitualmente affidata a sindaci ed enti locali viene rimessa nelle mani del vertice: la Protezione civile di Bertolaso dai super poteri con gestione diretta sugli appalti per la cosidetta ricostruzione. Persino l’ex ministro Giuseppe Zamberletti, ispiratore della Protezione civile così com’è nata nel ‘92, è critico. «Il grande gioco - continua il regista - è stato quello di far passare per ri-costruzione una costruzione ex novo, le cosidette new town, le c.a.s.e di Berlusconi». Costi altissimi per abitazioni destinate a distruggere il tessuto sociale, a spopolare il centro storico, ancora oggi solo per una parte della cittadinanza e, soprattutto per propaganda. Culminata nella storica puntata culto di Porta a porta».

«SAN GUIDO» È questo il dietro le quinte del «miracolo aquilano». Berlusconi nel ruolo della divinità e Bertolaso in quello del santo. Gianni Letta lo ribattezza «San Guido» in diretta tv. Qualche vescovo inneggia al miracolo. «Eppure loro dovrebbero intendersi di miracoli», ironizza Raffaele Colapietra, storico aquilano, intervistato. Nel processo di santificazione poco conta lo scandalo venuto fuori dalle intercettazioni sul G8 della Maddalena. Anche se almeno ha stoppato la creazione della Protezione civile S.p.a. Ma tra gli sfollati negli alberghi della costa c’è chi all’ultima «visita» di Bertolaso ha applaudito. È il potere del «comando e controllo».

E pensare che tutto è cominciato da «una negligenza», denuncia un avvocato. Dopo quattro mesi di sciame sismico la Commissione grandi rischi pochi giorni prima del 6 aprile 2009 stabilisce che il terremoto non può essere previsto. In quell’occasione De Berardinis, del dipartimento nazionale della protezione civile, invita gli aquilani a stare tranquilli e a bere un buon bicchiere di Montepulciano. «Neanche per l’ospedale era stato previsto un piano di evacuazione», racconta uno. « Comando e controllo - conclude il regista - è un film contro il neoliberismo che rivendica il diritto di critica». Cosa ormai desueta nel nostro paese.

IL TRAILER DI "COMANDO E CONTROLLO"


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