Spaccio pilotato dal carcere: blitz a Pescara, tre misure cautelari

02 Ottobre 2025   19:20  

La Guardia di Finanza smantella un gruppo che gestiva cocaina e hashish dall’interno della casa circondariale, utilizzando un cellulare introdotto illegalmente.

Una fitta rete di traffico di droga, coordinata perfino da dietro le sbarre, è stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Pescara. L’operazione, battezzata “Tropical”, ha portato all’esecuzione di tre misure cautelari disposte dal gip del tribunale del capoluogo adriatico: un indagato è stato condotto in carcere, un altro è finito agli arresti domiciliari, mentre il terzo è obbligato alla presentazione periodica alla polizia giudiziaria.

Le indagini, avviate tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, hanno fatto emergere l’esistenza di un gruppo criminale radicato nel territorio pescarese, specializzato nell’approvvigionamento di cocaina e hashish e nel successivo spaccio al dettaglio. Nonostante diversi arresti già avvenuti in flagranza di reato e ulteriori provvedimenti cautelari emessi in corso d’opera, l’organizzazione riusciva a mantenere operativa la propria rete grazie al supporto diretto di due detenuti all’interno del carcere di Pescara.

Gli inquirenti hanno scoperto che le direttive partivano proprio dalle celle, attraverso l’uso di un telefono cellulare introdotto clandestinamente nella struttura penitenziaria. Da lì venivano impartite istruzioni logistiche e operative per proseguire le attività illecite all’esterno, dimostrando la pericolosa capacità del gruppo di riorganizzarsi nonostante la pressione investigativa.

L’operazione è stata condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, con intercettazioni telefoniche, pedinamenti e sequestri che hanno permesso di delineare i rapporti fra i vari componenti del sodalizio criminale. Secondo quanto emerso, i proventi dello spaccio venivano reinvestiti per l’acquisto di nuove partite di droga, garantendo così la continuità del flusso.

L’inchiesta rappresenta un nuovo capitolo nella lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti in Abruzzo, fenomeno che negli ultimi anni ha registrato un preoccupante aumento, con legami sempre più stretti tra la microcriminalità locale e reti di approvvigionamento internazionali.

I tre indagati restano ora sotto osservazione dell’autorità giudiziaria, mentre proseguono gli accertamenti per individuare ulteriori complici e canali di rifornimento. L’attenzione resta alta: il caso dimostra come la gestione dei traffici di droga possa trovare radici persino all’interno degli istituti penitenziari, dove la penetrazione di strumenti proibiti come i cellulari continua a rappresentare una sfida per la sicurezza.


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