"Il mio Papa Wojtyla", il racconto di quell'incontro del 1980 di Antonio Giampaoli

22 Dicembre 2011   08:00  

Antonio Giampaoli di Assergi lo ricorda bene quel 30 agosto del 1980. Ai tempi faceva l'operatore televisivo, e fu per lui una doppia emozione immortalare con la sua cinepresa Papa Giovanni Paolo II in visita nella sua terra, a salutare gli operai che lavoravano al traforo del Gran Sasso.

Antonio che oggi anima il blog Assergi racconta. nell'intervista rievoca, da credente, il significato di quella visita e la figura di papa Wojtila.. E spiega: ''Nei paesi di queste montagne, che il Papa amava così tanto, la religiosità ha una radice antica e profonda, perché per secoli ha rappresentato un fattore di coesione sociale. I ritmi della vita quotidiana, e dei lavori dei campi erano cadenzati con le festività religioso e i giorni dei santi''. E conclude con un pizzico di malinconia: oggi quel rapporto religioso e popolare con il mondo è al tramonto. Ed è anche per questo forse, che i paesi si spopolano e il tessuto sociale si disgrega.

Assergi 30 Agosto 1980

Giovanni Paolo II incontra gli operai nel cantiere CO.GE.FAR  

Il 1980 è l’anno in cui Giovanni Paolo II arriva per la prima volta in Abruzzo, all’Aquila in particolare, in visita ufficiale. Lo fa il 30 agosto del 1980. Il programma della visita prevedeva l’incontro con le maestranze del Traforo del Gran Sasso; l’incontro davanti al Santuario della Madonna di Roio (ora inagibile a causa del terremoto) con i giovani provenienti da tutto il mondo; la celebrazione del sesto centenario della nascita di San Bernardino da Siena, e l’omaggio a Celestino V, il Papa del Morrone che si dimise dopo sei mesi di pontificato.

 Ecco stralci del discorso che Giovanni Paolo II pronunciò al cantiere della Cogefar dove si stava completando la galleria del Gran Sasso:

 

'' Sono lieto di incontrarmi con voi in questo luogo ai piedi del Gran Sasso d’Italia, nel cuore di quell’appennino che costituisce - secondo la nota immagine - la spina dorsale dell’intera penisola italiana... Mi è ben noto chi siete voi, figli d’Abruzzo e del Molise! Dico la vostra tempra, la vostra probità, la saldezza che perdura in mezzo a voi dell’istituto familiare, e l’attaccamento all’avito costume che inconfondibilmente profila la vostra vita religiosa e civile.

Per questo, ho voluto il mio primo incontro con voi, proprio qui, presso il massiccio montuoso ed all’imbocco di questo traforo autostradale.... Carissimi, al solo nominare il Gran Sasso, si intendeva un tempo - ma ormai non più - una catena che “divideva“ la vostra nobile regione, secondo la classica ripartizione topografica ed amministrativa dell’Abruzzo citeriore e dell’Abruzzo ulteriore.

Grazie al lavoro umano, che appunto qui per non pochi anni si è svolto ed ha “trionfato” sulle più ardue difficoltà di origine geologica e tecnica, ormai la vecchia “divisione” può considerarsi superata; e non soltanto nel senso di poter avere presto collegamenti stradali via via più facili e spediti, ma in quello assai importante e, dal punto di vista etnico e etico, ben più significativo di un ulteriore processo nella conoscenza, negli scambi, nelle mutue relazioni di collaborazione tra le popolazioni di questa e delle adiacenti regioni.

Amici e fratelli che mi ascoltate! lo sono venuto in questo luogo per onorare e per celebrare il lavoro, e non già secondo il modulo di una generica e retorica esaltazione, ma nel suo effettivo valore, cioè nella sua capacità e nella sua “virtù” di trasformarsi in positivo contributo alla migliore comprensione ed al vero affratellamento degli uomini tra di loro''


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