Inchiesta Caffè Venezia, i Granatiero assolti da riciclaggio

26 Febbraio 2015   11:24  

I fratelli Sebastiano Michele e Pasquale Granatiero, sono stati assolti, oggi, dal gup del Tribunale di Pescara, Maria Carlo Sacco, dall'accusa di riciclaggio con formula piena.

I due, difesi dall'avvocato Giuliano Milia, sono stati invece condannati a due e anni e sei mesi per alcuni reati fiscali. Da altri episodi inerenti i medesimi reati sono stati invece assolti.

La vicenda e' quella riguardante l'inchiesta su un presunto riciclaggio, che nel settembre del 2011 porto' al sequestro - e poi al dissequestro da parte del Riesame con l'avallo della Cassazione - tra l'altro, dei due Caffe' Venezia di Pescara, di conti correnti e beni aziendali per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro.

Il gup, inoltre, ha condannato la mamma dei Granatiero, Antonia Grieco, che vive a Manfredonia, a un anno e sei mesi per alcuni reati fiscali. Rita Lucia Granatiero, originaria di Manfredonia, e' stata assolta dall'accusa di riciclaggio e condannata a un anno per reati fiscali (pena sospesa). Da un reato fiscale e' stata invece assolta. Giuseppe Prencipe, nato a Manfredonia e residente a Pescara, e' stato assolto dall'accusa di riciclaggio e condannato a due anni e due mesi per alcuni reati fiscali.

Da altri episodi di reati fiscali e' stato assolto. Infine, anche Anna Brigida e Severino Prato, residenti nella citta' in provincia di Foggia, sono stati assolti dall'accusa di riciclaggio. Il gup, inoltre, ha disposto la confisca per equivalente dei beni immobili, conti correnti bancari postali ed altre disponibilita' finanziarie riferibili a Sebastiano Michele e Pasquale Granatiero sino alla concorrenza dei profitti per 662 mila euro; ad Antonia Greco per 213 mila euro; a Giuseppe Principe per 448mila euro.

I sette imputati, tutti riconducibili ad una famiglia di origine foggiana, cioe' i Granatiero che a Pescara hanno creato una sorta di impero dal 2002 in poi e che a Manfredonia erano gia' noti, sono stati giudicati con il rito abbreviato.

Secondo il pm Gennaro Varone, il denaro investito a Pescara dai Granatiero proveniva dal clan pugliese dei Romito, ma il gup non ha accolto la tesi del pubblico ministero e ha assolto con formula piena i Granatiero dall'accusa principale e perno di tutta l'inchiesta.


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