#Migranti Dalla #Libia 'Sequestrati E Violentati', Arrestati 5 #trafficanti in 2 diverse operazioni

Ad uno è contestato il concorso nell'assassinio di un 21enne

11 Maggio 2017   12:32  

Due libici, presunti scafisti, arrivati a Catania il 6 maggio scorso con nave Phoenix, assieme a 394 migranti, sono stati fermati da Polizia di Stato e Guardia di finanza perché ritenuti appartenenti a un organizzazione di trafficanti di esseri umani. 

A uno dei due è contestato anche il concorso nell'assassinio di un 21enne migrante della Sierra Leone, ucciso con colpo di arma da fuoco perché si era rifiutato di dargli il cappellino. 

Il cadavere era stato recuperato da nave Phoenix. L'indagato non è l'esecutore del delitto.

Sono indagati dalla Procura distrettuale per per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Uno anche per concorso in omicidio.

Il fermo, disposto dalla Procura, fa seguito a indagini del pool di investigatori della Squadra Mobile di Catania e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza, con la collaborazione della Sezione operativa navale.

Tre nigeriani sono stati invece fermati dalla polizia di Stato di Agrigento per associazione per delinquere finalizzata alla tratta ed al traffico di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, omicidio.

Erano sbarcati a Lampedusa lo scorso 16 aprile.

Il provvedimento emesso dalla Dda della Procura di Palermo ed eseguito dalla squadra mobile di Agrigento contesta anche alcune aggravanti, tra cui la transnazionalità del reato, la disponibilità di armi, l'agire con crudeltà e sevizie per futili motivi.

Minacciati con i kalashnikov, erano costretti a stare all'interno di un edificio - chiamato 'Casa bianca' - in attesa di partire dalla Libia per raggiungere le coste italiane.

E' uno dei retroscena che emergono dall'operazione che all'alba ha portato ad Agrigento all'arresto dei tre nigeriani accusati di avere sequestrato, seviziato e stuprato migranti in attesa di venire in Italia.

"Li privavano di ogni loro avere e li sottoponevano ad ogni sorta di violenza e vessazione, al fine di ottenere, da parte dei loro familiari, il versamento della somma necessaria quale prezzo della liberazione", si legge nel decreto di fermo.

Secondo i magistrati che hanno coordinato l'inchiesta, gli arrestati avrebbero "svolto le mansioni di guardiani armati (con fucili mitragliatori e pistole)  della struttura sita in Sabratah ed utilizzata dal sodalizio per il concentramento di centinaia di migranti che venivano privati della libertà personale e sottoposti ad ogni sorta di vessazione - sino a quando non effettuavano prestazioni lavorative e/o i loro familiari e/o amici non disponevano, in favore dell'associazione, il pagamento delle somme richieste per la liberazione e/o la traversata del Mediterraneo a bordo di imbarcazioni fatiscenti ed inadeguate che venivano stipate oltre le condizioni massime".


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