Riordino Province: con le dimissioni di Monti si va dalla razionalizzazione al rischio caos

10 Dicembre 2012   10:51  

E' passato di tutto sotto la paventata ipotesi di un riordino, di un taglio di poltrone che avrebbe scontentato i partiti, ma non i cittadini e tanto meno le casse dello Stato.

Il decreto era lì, pronto a sforbiciare le province, andando verso la progressiva eliminizazione.

Sul suo futuro però pesano due incognite, tutte due a firma Pdl: la decisione del premier Monti di dimettersi dopo l'arrovazione delle legge di stabilità, e il ricorso per incostituzionalità del decreto.

Firmate Pdl, perché la presunta incostituzionalità, l'ha sollevata proprio il Popolo della libertà, e perché Monti rimette le deleghe, perché non ha più un amaggioranza dato che il Pdl ha scelto di non appoggiarlo più.

E così l'ipotesi più probabile è il caos.

Oggi, infatti in Commissione affari costituzionali del Senato dovrebbero essere votati gli emendamenti che riguardano in particolare il tema della chiusura di prefetture e questure e il possibile salvataggio di altre province.

 

Dopo di che il baratro, perché non ci sono i tempi per fare il necessaraio.

Mercoledì dovrebbe essere giorno chiave per la pregiudiziale di incostituzionalità.

Non si sa se mercoledì tutto questo avverrà, ma se la pregiudiziale dovesse essere approvata, il provvedimento del Governo andrebbe riscritto.

E se così fosse, a riscriverlo sarà un altro Governo, e chissa quando.

Ci sono ormai pochissime speranze che il decreto possa essere convertito in legge. Il dibattito era arrivato alle battute finali in Senato.

Il governo intato ha lanciato  l'allarme: se salta il decreto sul riordino delle Province sarà il caos. E' uno studio tecnico, che viene anticipato dall'Ansa. Ma allo stesso tempo un avvertimento sul caso che ieri è stato l'innesco (insieme alle dichiarazioni in aula di Alfano) della decisione definitiva dell'annuncio di dimissioni di Monti e dell'alzata di scudi del Pd. 

Se il decreto legge non dovesse essere convertito in legge dunque secondo lo studio "si vivrà un periodo di incertezza per l'esercizio di funzioni fondamentali per i cittadini come manutenzione di scuole superiori e strade, gestione rifiuti, tutela idrogeologica e ambientale". Inoltre le città metropolitane resterebbero istituite solo sulla carta e la loro operatività sarebbe ostacolata da una serie di fattori: mancanza di definizione del sistema elettorale del consiglio metropolitano; incertezze sui rapporti tra sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano; incertezze sui rapporti patrimoniali e finanziari; perimetro diverso per Firenze e Milano.

In caso di mancata approvazione del dl, perimetri e dimensioni delle province resterebbero quelli attuali: in sostanza "rinascono" le 35 province.In più le Regioni dovrebbero sovraccaricarsi di funzioni con conseguente lievitazione dei costi per il personale e la probabile costituzione di costose agenzie e società strumentali per l'esercizio delle funzioni". Lo studio del Dipartimento Riforme del governo è stato inviato ai senatori in vista della discussione in aula del decreto martedì prossimo, l'11 dicembre.

 


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