SAN FRANCESCO PATRONO D’ITALIA

10 Ottobre 2014   13:24  

LA STORIA

Francesco nasce ad Assisi nel 1181  nel pieno del fermento dell’età comunale. Figlio di un ricco mercante trascorre la sua prima giovinezza nella spensieratezza e negli agi. Nel 1202 partecipa come soldato alla guerra tra Assisi e Perugia. Nel 1205: mentre è in viaggio verso la Puglia quale volontario nelle milizie pontificie con l’intenzione di partecipare alla crociata, cade gravemente ammalato e resta confinato a Spoleto dove ha una visione che lo spinge a tornare ad Assisi e si consacra alla preghiera, alla penitenza.

L’anno successivo , di fronte alla resistenza del padre che non capisce un cambiamento così radicale, fa un gesto plateale e si spoglia delle sue vesti davanti al Vescovo restituendole al padre. Inizia un cammino diverso : si consacra ad una vita di povertà assoluta e di penitenza. Raccoglie un gruppo di discepoli, con cui si reca a Roma da papa Innocenzo III per l’approvazione della regola . Nel 1212 fonda l’Ordine francescano che  si basa su tre semplici regole : fraternità, umiltà,povertà

La parola di Francesco e il suo esempio attirano  Chiara Scifi, figlia del nobile Favarone di Offreduccio e di Ortolana d'Assisi, che mostra una precoce vocazione al mistico. Nella notte della domenica delle Palme del 1211 o del 1212, infatti, intorno ai 18 anni, fugge da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi della cattedrale di Assisi, san Rufino, per unirsi a Francesco e i primi frati minori presso la chiesetta di santa Maria degli Angeli detta la  Porziuncola.

Da lì Francesco la avvia al monastero benedettino di san Paolo delle Badesse presso  Bastia Umbra e la riveste dell’abito religioso. Nel 1212 dopo aver raccolto altre discepole, Chiara dà vita all’ordine delle Clarisse.

Francesco si dedica poi all’apostolato peregrinando di città in città a predicare l’amore e la fratellanza. Il bisogno di testimonianza che Francesco avvertiva lo spinse in Oriente , il suo grande sogno era quello di recarsi in Terra Santa per convertire gli infedeli. Riesce a realizzarlo nell'estate del 1219 quando parte al seguito della quinta crociata. Il suo desiderio non era di andare a guerreggiare ed uccidere per liberare Gerusalemme dagli infedeli, ma cercare di trovare una soluzione che ponesse fine a quel sanguinoso conflitto iniziato più di cento anni prima e che sarebbe continuato per tutto il Duecento.

Accompagnato da Frate Illuminato, nell'autunno del 1219, Francesco riuscì a farsi ricevere dal Sultano d'Egitto Malek al-Kamil.

Non esiste una documentazione su cosa i due si possano esser detti, ma si ritiene che Francesco abbia pregato e cercato di convertire il Sultano come viene testimoniato dalla didascalia dei 22 bellissimi affreschi che decorano il lungo Corridoio delle Stimmate della Verna nei pressi di Chiusi in provincia di Arezzo.

Nel 1224 il 17 settembre riceve le stimmate sul monte della Verna dove si era ritirato in penitenza e in preghiera e , quasi completamente cieco e gravemente malato, scrive la sua opera più commovente: il Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature. Muore nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1226 sulla nuda terra  nella Porziuncola, uno dei luoghi da lui più amati e il suo corpo viene sepolto nella Basilica d'Assisi.

Francesco divenne Santo due anni dopo la sua morte, per volontà di Papa Gregorio IX e nel 1939, venne proclamato Patrono d’Italia da Papa Pio XII. Il tempio che ha preso il suo nome da allora ed è meta di pellegrinaggio da ogni parte del mondo.

A San Francesco è legato la fioritura artistica di Assisi che nel secolo tra il XII e il XIII sec. aveva eretto il suo Duomo romanico e la Chiesa di San Francesco e Santa Chiara :mirabili esempi di architettura gotica A decorare San Francesco convennero i più grandi artisti di Toscana : Giunta Pisano , il romano Torriti, Giotto e i suoi scolari e i senesi Simone Martini e Pietro Lorenzetti lasciandovi il massimo monumento della pittura italiana del ‘200 e ‘300.

LE LEGGENDE

Attorno a San Francesco sono nate numerose e celebri leggende relative a fatti realmente accaduti: Il presepe vivente: durante la notte di Natale del 1223, a Greccio, Francesco rievocò la nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento.

Fu il primo presepe vivente della storia. Da allora, la tradizione si diffuse nel resto d'Italia e negli altri Paesi cristiani. Oggi, i presepi viventi sono organizzati in tutto il mondo occidentale cristiano, non solo cattolico, ma anche da fedeli di altre Chiese.

 

La predica agli uccelli è uno degli episodi più famosi dei Fioretti di San Francesco. Secondo la tradizione, Francesco ,mentre era in viaggio lungo la strada  che congiungeva il castello di Cannara a quello di Bevagna, nei pressi di Assisi, vide una moltitudine di uccelli sugli alberi e cominciò a predicare loro, che accorsero a frotte per ascoltarlo.

La predica così viene raccontata nei Fioretti di San Francesco : "...et venne fra Cannaia et Bevagni. E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su' quali era quasi infinita moltitudine d'uccelli. E entrò nel campo e cominciò a predicare alli uccelli ch'erano in terra; e subitamente quelli ch'erano in su gli arbori se ne vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compié di predicare.

Finalmente compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diè lor o licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti, e poi secondo la croce c'aveva fatta loro santo Francesco si divisoro in quattro parti e ciascuna schiera n'andava cantando maravigliosi canti".

Il lupo di Gubbio

Un giorno Francesco si recò in vista nella città di Gubbio. Ma, come entrò nella città, vide che non c’era nessuno nè animali nè persone. Tutti i cittadini del paese erano chiusi nelle loro case per paura di un lupo grande e  pericoloso.

Fu chiesto a Francesco se poteva aiutarli ed egli accettò e riuscì a mettere pace tra l’animale  e la città. Il lupo avrebbe smesso di essere feroce se gli abitanti avessero acconsentito a nutrirlo tutti i giorni. 

Il Cantico delle creature è il primo documento letterario scritto in lingua volgare italiana, noto come Cantico di Frate Sole, è il testo poetico più antico della letteratura italiana e, secondo alcune fonti la sua stesura risalirebbe a due anni prima della sua morte nel 1226 ,ma è più probabile che, come riportano le biografie di Francesco, la composizione sia stata scritta in tre momenti diversi.

Il Cantico è una lode a Dio, un inno alla vita  , una preghiera  permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l'immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra l'uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali ( Jacopone da Todi).

Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l'onore e onne benedizione. A te solo, Altissimo, se confano e nullo omo è digno te mentovare. Laudato sie, mi Signore, con tutte le tue creature, spezialmente messer lo frate Sole, lo qual è iorno, e allumini noi per lui. Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle: mosaico Reggio Emilia : Convento dei Cappuccini cielo l'hai formate clarite e preziose e belle. Laudato si, mi Signore, per frate Vento, e per Aere e Nubilo e Sereno e onne tempo per lo quale a le tue creature dai sustentmento.

Laudato si, mi Signore, per sor Aqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e casta. Laudato si, mi Signore, per frate Foco, per lo quale enn'allumini la nocte: ed ello è bello e iocundo e robustoso e forte. Laudato si, mi Signore, per nostra matre Terra, la quale ne sostenta e governa, e produce diversi fructi con colorati flori ed erba.

Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo  amore e sostengo infirmitate e tribulazione. Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale da la quale nullo omo vivente pò scampare. Guai a quelli che morrano ne le peccata mortali! Beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati ca la morte seconda no li farà male.

Laudate e benedicite mi Signore,  SAN FRANCESCO PATRONO ok.doc e rengraziate e serviteli cun grande umilitate. (San Francesco 1225)

IL CULTO DI SAN FRANCESCO IN ABRUZZO

Anche in Abruzzo, come in tante regioni d’Italia, Francesco patrono d’Italia ,viene venerato e celebrato il 3 e il 4 ottobre. A Castelvecchio Subequo: un paese dell’area sirentina, il culto del santo è molto antico risale infatti agli inizi della diffusione del francescanesimo in Italia.

Ne è testimonianza il complesso costituito dalla chiesa e dal convento intitolati al santo di Assisi la cui nascita storia e leggenda attribuiscono a Francesco in persona. Importanti documenti storici, tra cui la biografia scritta da Tommaso da Celano, parlano infatti del passaggio del poverello di Assisi in Abruzzo e in Valle Subequana almeno in due occasioni, nel 1216 e nel 1222.

Pare anche che proprio Francesco, ospite dei conti di Celano nella residenza di Gagliano Aterno, indicò da lì l’area su cui edificare il futuro monastero. La chiesa nuova di San Francesco, raro esempio di architettura religiosa francescana trinavata, fu consacrata nel 1288 ma radicalmente trasformata nel 1647. Della ricca decorazione parietale con dipinti murali restano numerose testimonianze in particolare nei preziosi affreschi del sec. XIV che decorano la stupenda Cappella di S. Francesco.

Al centro della rievocazione storico-religiosa ,che ogni anno il 3 e il 4 ottobre viene dedicata al santo, sono un’ampolla in cui si custodirebbe il sangue del Frate e l’accensione della lampada votiva francescana, simbolo di pace e unità tra i popoli.

Altra testimonianza del culto nella nostra regione del poverello di Assisi si trova a Raiano. Il Chiostro dell’ex del Convento degli Zoccolanti annesso alla Chiesa di S. Onofrio, tipico esempio della cultura francescana dell’epoca realizzato da Giovanni De Petris di Pescocostanzo, ha le pareti ricoperte di affreschi che rappresentano la vita di San Francesco e il martirologio francescano in terra di missione, opere uniche nel panorama iconografico francescano abruzzese.

In essi sono raffigurati episodi della nascita e del battesimo del Santo, mentre nelle lunette affiancate da medaglioni con scritte esplicative sono rappresentate la Crocifissione e l’apparizione della Vergine ai frati francescani.

 

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli


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