Teatro comunale, a chi lo facciamo ricostruire?

07 Gennaio 2014   12:05  

Beppe Vespa ha dedicato l’editoriale del 3 gennaio alla ditta MBF a cui è stato affidato l’appalto per la ricostruzione del teatro comunale. L’impresa fa capo a Piero Mancini, ex presidente dell’Arezzo calcio e imprenditore edile "molto chiacchierato" (per usare le parole di Beppe Vespa).

Riporto parti dell’Editoriale: “La MBF Spa, in Ati con la Cobar Spa, si è aggiudicata i lavori di restauro del Teatro Comunale dell’Aquila con un ribasso d’asta molto consistente. Secondo “i maligni” del settore, quello del ribasso d’asta molto alto è una delle prerogative dell’imprenditore Pietro Mancini che, pur di tenersi a galla, è costretto ad offrire (…)l’ex patron dell’Arezzo Calcio (presidente della MBF Spa di Arezzo), ha presentato recentemente in tribunale, la richiesta di un “concordato preventivo” per ripianare i debiti accumulati con i creditori, al fine di elaborare un piano di rientro ed evitare, quindi, il fallimento, ma mettendo in serio rischio il completamento di alcune opere, quali il completamento del Teatro Petrarca e del Palazzo di Fraternità di Arezzo, oltre che i lavori per la realizzazione delle Logge del Grano, che procedono “al rallentatore” ormai da molto tempo. (…)Ma c’è di più. È solo per un miracolo che il patron Mancini, non sia andato fallito con tutte le sue aziende, il Ministero dell’Industria, infatti ha disposto un’amministrazione controllata per la durata di 5 anni. Al termine del periodo di “risanamento”, le aziende potranno tornare a Mancini o essere messe in liquidazione. Sono sei le aziende che confluiscono nell’amministrazione straordinaria: la Ciet Impianti, la Neweco Tte, la Sicurt, la Mancini Re, la Mancini Group e la Cometi. Il patron Mancini non potrà gestire più nulla, gli hanno tolto tutto, compreso l’ingente patrimonio immobiliare edilizio rimastogli. La MBF Spa si è salvata sol perché la Presidenza della stessa è passata nelle mani di Lamberto Favilli, ex consigliere delegato della MBF Edilizia Spa gruppo Mancini.”

Ma forse c’è un aspetto molto importante e inquietante che Beppe Vespa non sa. Il 19 giugno del 2008 Piero Mancini fu arrestato insieme ad altre 18 persone a seguito dell’inchiesta Premium. Le accuse: associazione a delinquere, frode informatica e riciclaggio. A quel tempo era il proprietario dell’azienda Flynet (concessionaria di servizi telefonici). L’inchiesta portata avanti dalla polizia aveva portato alla luce un sistema macchinoso di scatole cinesi. Molti utenti ricevettero bollette telefoniche esose per aver chiamato numeri a pagamento, i famosi 899, 166. L'anello di collegamento con Londra Carlo Contini (residente a Perugia) , della Plug Easy, la società londinese concessionaria costituita assieme ai fratelli Giuseppe Cimieri, calabrese di Cirò Marina, residente a Perugia e Fancesco, residente a Londra. I tre avrebbero avuto contatti diretti con l'ex capo clan mafioso di Niscemi Salvatore Menzo, per riciclare 80 milioni di franchi svizzeri (circa 55 milioni di euro).

Il bottino della concessione di queste numerazioni era appetitoso, si parla di un giro d'affari di 10 milioni di euro. Un minuto di connessione attiva di questo genere arriva a 12,5 euro, dunque, i pm descrivono una ripartizione di questo tipo: 1,50 centesimi alla FlyNet, ossia il 10%, il 24% alla società assegnataria dei numeri a tariffazione internazionale, costituita a Londra da Contini e i fratelli Cimieri, e il 64%, equivalente a circa 8 o 9 euro, ai sette arrestati come autori delle imputate intromissioni telematiche, realizzate anche tramite la manomissione di alcune cabine telefoniche. Dietro le compagnie telefoniche ci sono molti interessi, basta citare Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Tanto per ricordare come andò a finire la vicenda: Niki Aprile Gatti, esperto informatico avezzanese, fu l'unico a sostenere l'interrogatorio di garanzia, tutti gli altri si avvalsero della facoltà di non rispondere, Niki, dopo 20 ore dalle sue dichiarazioni, fu ritrovato morto nella sua cella, gli altri furono rimessi in libertà e a quanto pare, qualcuno di loro, continua a fare impresa.

Samanta Di Persio


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