"Toyo mon Amour": ora il calice rotto ispira gli artisti...

19 Gennaio 2011   14:07  

Una mostra e una provocazione. "Toyo mon Amour" sarà una mini mostra-provocazione curata dal graphic designer Luca Di Francescantonio e sviluppata da 20 artisti provenienti da tutto l'Abruzzo. Nel pomeriggio di sabato 22 gennaio sarà visitabile gratuitamente in un luogo di arredamento e design, Patriarca Store, in via Nicola Fabrizi 67/69 a Pescara, a partire dalle 19.

«Il rapporto tra Pescara e l'architetto Toyo Ito, progettatore della scultura in piazza Salotto "Huge Wine Glass", che dopo poco più di 60 giorni ha ceduto agli sbalzi di temperatura – spiega l'ideatore Luca Di Francescantonio – è un rapporto particolare, a volte difficile, a volte apprezzato. Un rapporto che ci ha portato a ispirarci e proporre quella che, partendo da un esempio di rapporto locale, intende abbracciare una tematica più vasta a livello culturale: che rapporto può esistere tra l'arte contemporanea e l'Abruzzo? Quanto può essere valorizzata o apprezzata? Quanto può essere definita nei giusti spazi? E, in vista dei futuri cambiamenti della piazza: quanto Pescara e l'Abruzzo hanno un respiro "contemporaneo"?».

A partire dalle 17, esponenti dell'arte, della critica e della politica si pronunceranno sulla delicata questione della ricettività abruzzese nel campo dell'arte contemporanea in una tavola rotonda moderata dal direttore del Museo di arti contemporanee di Nocciano Ivan D'Alberto. Al dibattito, dal titolo "L'Arte in Abruzzo: è e sarà Contemporanea?", interverranno Eugenio Cancelli (architetto, designer e docente di Storia dei Costumi e della Moda presso il Master universitario in Economia e Gestione della moda a Penne), Enzo De Leonibus (artista e direttore del Museo Laboratorio di Città Sant'Angelo), Antonio Zimarino (storico dell'arte), Veniero De Giorgi (artista) e Mauro Bianchini (gallerista). La serata si concluderà con una degustazione di vini Cantina Sangro.

A "Toyo mon Amour" parteciperanno: Erica Abelardo, Ettore Altieri, Nicola Antonelli, Marco Appicciafuoco, Arkilabo, Marco Cardone (artemad), Pedro H. Cavuti, Colleen Corradi Brannigan, deZignStudio, Davide Di Ilio,Vittoria D'Incecco, Claudio Gaspari, Ray K, Eva Laudace, Danilo Maccarone (artemad), Michele Montanaro, Adele Pratt, Pamela Testa, Serena Vizioli, Zo_Loft

Tutte le opere saranno visibili online, a partire da domenica 23 gennaio, sul portale creativo www.enviconcept.com.

A proposito del calice rotto: noi nel nostro piccolo avevamo proposto circa due anni fa una sua valorizzazione a fini storcico turistici.

E fu pelleginaggio al polimetilmetacrilato offeso...

Il calice rotto di Toyo Ito è mets di un continuo pellegrinaggio di turisti. Tutto secondo la norma: "la bellezza della provocazione, la bellezza del consumo" per dirla con Umberto Eco, ovvero: più fai parlare di te, nel bene e nel male (preferibile la seconda ipotesi) , più acquisti notorietà e aumentano le quotazioni delle opere e delle cose. A tal proposito basti citare "La nona ora" di Maurizio Cattelan, ovvero la scultura del Papa colpito da un meteorite, battuta all'asta per un milione di euro e ovviamente la "Merda d'artista" di Piero Manzoni. E così qualcuno a Pescara ironicamente suggerisce di non riparare l'Huge Wine glass, bensì di lasciarlo così com'è. Potrebbe diventare davvero una grande attrazione turistica, molto di più della nave di Cascella, con buona pace di Vittorio Sgarbi. I soldi del restauro, se proprio è necessario spenderli, si potrebbero utilizzare per riparare le crepe delle case popolari.

Con un altro piccolo esborso si potrebbe ingaggiare un critico d'arte autorevole che aggiornerà il significato dell'opera. La crepa che ha sgarrupato la costosissima istallazione sarà così elevata a metafora della temporalità dell'arte, ovvero dell'opera che si fa contesto e paga il fio del passaggio dalla potenza all'atto. Diverrà l' Huge Wine Glass un'apertura di senso che illumina la welthanshaung dell'epoca e la dialettica negativa tra la plastica, icona del postmoderno, e il Freddo Respiro della Majella madre (detto anche "giannetta"), tenace custode del genius loci profanato.

Come non cogliere poi una metafora del difficile rapporto tra Oriente ed Occidente, nell'era della globalizzazione, al pari delle scarpe cinesi che si scollano dopo un paio di passeggiate. Per non parlare del liquido rosso che a causa del cedimento strutturale è percolato perdendo la sua originaria forma: quale mirabile metafora del farsi e disfarsi in situazione dell'artifizio umano, ed eziandio, della modernità liquida e resinosa!

A seguire citazione d'obbligo del nostro John Fante, che cala a fagiolo: "Muoio di bevute, per non morire di indifferenza". Un critico d'arte che si è formato alla scuola di Roland Barthes, e istintivamente verboso, sarebbe poi in grado di riempire pagine e pagine sulla "fenomenologia del polimetilmetacrilato offeso". Un politico, più modestamente, potrebbe evocare l'immagine del bicchiere rotto, per invitare i giovani a moderare il consumo di alcool specie nei fine settimana.
L' Huge Wine glass "sic stantibus" potrebbe infine essere messo in rete in un percorso museale che nel suo itinerario preveda la visita ad altri capolavori incompiuti, dannati e inutilmente costosi della nostra regione, come ad esempio l'autoporto di Roseto, e la metropolitana di superficie dell'Aquila. Ed anche, perchè no, una mostra di protocolli d'intesa a cui non è seguito concretamente un fico secco. A seguire catalogo, vernissage e conferenza.

Filippo Tronca

Altra soluzione che avevamo prospettato, dopo il sisma è stata invece il suo trasferimento a L'Aquila.

Calice rotto di Toyo Ito presto a L'Aquila?

Calice di Toyo Ito, alias Huge Wine Glass: quale sarà il futuro della sfortunata opera sbreccata e per alcuni menagra ma dell'archistar giapponese, che fa enigmatica e imbragata mostra di sè a piazza Salotto?

Poiché il sindaco Mascia medita di indire un referendum tra i cittadini, ci permettiamo di proporre la seguente opzione: trasferire e collocare l'opera nel centro storico dell'Aquila.

L'Huge Wine Glass si inserirebbe infatti perfettamente nel contesto, così puntellata e incerottata, e nessuno almeno per una decina d'anni, noterebbe qualcosa di strano nelle profonde crepe che l' attraversano.

E non solo: la costosa resina che doveva materializzare un calice, gaudente e patinato inno alla Pescara da bere dell'ex sindaco D'Alfonso, si è trasformato in un buffo, mediocre ma più abruzzese fiasco di vino.

Qualche critico particolarmente arguto potrebbe dunque intuire nell'opera un iconico ed anamorfico  riferimento al famoso bicchiere di vino Montepulciano che il vice di Bertolaso De Bernardinis consigliò di bere agli aquilani, al fine di tranquillizzarli nei giorni ballerini che hanno preceduto il sisma.

Il maestro Toyo, si dice, è ancora depresso per l'amara sorte del sua effimera e  sfigatissima creatura, costata un milione di euro. E allora potrebbe anche lui frequentare più assiduamente L'Aquila, dove troverà tanta altra gente depressa per ragioni più o meno simili alle sue, con cui organizzare riunioni di autocoscienza e sedute psicoanalitiche al fine di superare il trauma, rimarginare le crepe interiori e ritornare finalmente a volare.

L'opera poi potrebbe anche essere astutamente inserita dal presidente Berlusconi nell'elenco della lista nozze delle opere d'arte aquilane da ristrutturare, e affibbiata a qualche capo di governo particolarmente abboccone.

Liberare la bella ed integra piazza Salotto da quel triste accrocchio e farsene carico, sarebbe infine un nobile gesto da parte degli aquilani nei confronti dei cugini pescaresi, un segno di tangibile e concreta  riconoscenza per la solidarietà e vicinanza ricevuta all'indomani del sisma.

Filippo Tronca


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